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Gianrico Carofiglio, “La scrittura di un romanzo è un’attività di ricerca”

Lo scrittore pugliese ha presentato con una lectio magistralis il suo libro “Con parole precise"

MILANO – C’era grande attesa da parte del pubblico per l’arrivo di Gianrico Carofiglio al Expo Gate, spazio Sforza nel tardo pomeriggio di ieri in occasione di BookCity. Lo si era capito già dalla fila stile Expo 2015 che imperversava a venti minuti dall’inizio dell’evento. Sala gremita, con alcuni fans costretti a seguire l’appuntamento pomeridiano all’esterno del gate per questioni di sicurezza. Lo scrittore pugliese ha presentato con una lectio magistralis il suo libro “Con parole precise”, un volume di ispirazione fortemente politica, un vero e proprio saggio di passione civile. Testo capace di denunciare il narcisismo del giurista o del burocrate, che secondo Carofiglio va represso assolutamente. Un disagio di come la lingua venga trattata negli ambiti del potere, nello specifico: diritto, burocrazia, giornalismo e politica.

L’IMPORTANZA DELLA METAFORA – Un tema affrontato con particolare attenzione dallo scrittore è stato quello della metafora, uno degli strumenti più potenti di persuasione politica: “La metafora è fondamentale – dice Carofiglio – perché è il principale strumento di persuasione. Riguarda il modo in cui funziona che è un meccanismo che ha a che fare con la mente inconscia, più che con la mente conscia. Un buon politico deve essere consapevole di queste cose”. Nel dire questo, l’ex magistrato pugliese non si è fatto sfuggire l’occasione di accostare il premier Renzi e Silvio Berlusconi a questo speciale strumento di convincimento: “Berlusconi prima e Renzi poi hanno saputo usare bene la metafora. La politica attuale la vedo con disagio, a volte con la rabbia per alcune occasioni perse, per il fatto che temi importanti e questioni decisive, siano a volte nelle mani di un personale politico per lo più inadeguato”.

SCRIVERE UN ROMANZO, UN’ATTIVITA’ DI RICERCA – “La scrittura di un romanzo implica che si vada alla ricerca dell’oggetto e della verità che uno non può conoscere prima, perché la qualità letteraria di un romanzo dipende dallo sforzo che uno ha fatto scrivendolo, per scoprire quella verità. L’oscurità non necessaria della lingua dei giuristi si può eliminare nel momento in cui si diventa consapevoli di questo difetto, che è finalizzato ad un esercizio più o meno consapevole di un potere non accettabile”. Oscurità giuridica, ma anche burocratica come ricorda Gian Antonio Stella nel suo ultimo libro: “Si questo è uno degli altri aspetti della questione – conclude Carofiglio – nel mio libro se ne parla. La lingua oscura dei giuristi è un problema e la lingua oscura della burocrazia è un’altra faccia dello stesso problema, di un potere che non si vuole fare controllare”.

Alessandro Michielli

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