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Angeles Doñate, “Il mio libro è una dichiarazione d’amore alla parola scritta”

In occasione dell'uscita de "Il club delle lettere segrete", abbiamo parlato con l'autrice

MILANO – Alcuni giorni fa è partita la nostra nuova campagna social “Caro, ti scrivo” e pochi giorni prima, l’8 ottobre, è uscito in tutte le librerie il nuovo libro della scrittrice spagnola Ángeles Doñate, “Il club delle lettere segrete“. Si parla di lettere e questo libro ha attirato subito la nostra attenzione. Abbiamo parlato con l’autrice dell’origine del romanzo, della suo rapporto con le lettere e degli obiettivi di questa sua opera. Di seguito l’intervista completa:

 

Che rapporto ha con le lettere e come è nata l’idea di questo romanzo?                               

Scrivo lettere da quando sono bambina. La mia madrina, che vive in una città a 300 Km da Barcellona, è sorda. Per questo ho cominciato a scriverle lettere e continuiamo a scriverci ancora oggi che ha quasi 90 anni. Le lettere, le cartoline, gli auguri di Natale…sono stati i miei primi testi da scrittrice! In seguito sono diventata una giornalista e oggi scrivo libri..ma tutto è cominciato in quelle pagine. Sempre meno gente lo fa. Così un giorno, mentre stavo facendo la fila all’ufficio postale, mi sono chiesta che cosa succederebbe ai postini se tutti smettessimo di inviare e ricevere lettere. Un ufficio esistente da più di 5000 anni stava per estinguersi! Questa premessa mi è servita come punto di partenza per parlare di una seconda idea che si nasconde in queste pagine: il valore delle piccole cose e la forza della solidarietà. Ognuno di noi può fare un piccolo gesto che può cambiare la vida di qualcuno, persino di un paese durante l’inverno.

 

Come suggerisce il titolo, Il club delle lettere segrete ha al proprio centro le care, vecchie lettere, che, al giorno d’oggi, tra mail, whatsapp e chat, sembrano essere un mezzo di comunicazione sempre più anacronistico. Ma nonsolo: nel romanzo ci sono poesie, aforismi, tanti rimandi alla letteratura e perfino un bookclub. Una dichiarazione d’amore per la parola scritta, che pian piano permette ai personaggi di conoscersi e uscire allo scoperto?

      Mi hai scoperto! Sì, lo ammetto: questo libro è una dichiarazione d’amore alla parola scritta. Libri, lettere, storie, dichiarazioni d’amore e di dolore… poeti vecchi e stanchi e poeti che debuttano, casalinghe che appena sanno scrivere, studenti. La parola non appartiene a nessuno e appartiene a tutti! Perchè come dice la catena di Sant’Antonio, non importa di cosa parli nè se lo fai con errori di ortografia o se scrivi solamente tre righe. L’essenziale è voler condividere un pezzettino di vita, di cuore, di tempo con gli altri.. attraverso la carta e l’inchiostro. Chi scrive come chi legge smette di sentirsi solo. Una lettera è una conversazione tra due persone che non possono vedersi con gli occhi del corpo.

 

Un altro tema centrale del romanzo, a nostro parere, è il senso di comunità, l’idea che, se ognuno di noi fa un piccolo gesto, si possono cambiare le cose. Il paese di Porvenir si mobilita per cercare di salvare la sua postina, che rischia di restare senza lavoro. Tradotto in italiano, Porvenir significa “futuro”. Non è casuale, vero?

Come dicevo prima, l’anima che muove questa storia è il valore delle piccole cose che tutti possiamo fare. Siamo tutti piccoli eroi nel nostro ambiente e durante le nostre giornate. E no, non è una casualità. Porvenir significa futuro. Quello che sta per arrivare. Ciò che insieme possiamo costruire perchè non è programmato. Gli abitanti di Porvenir prendono un foglio e una penna e scrivono la loro storia: si rifutano di perdere la loro postina e di chiudere l’ufficio postale. Cambiano il futuro che gli vogliono imporre. Tuttavia è anche una piccola citta della Patagonia cilena, una regione che ho avuto la fortuna di visitare qualche anno fa, che mi ha catturato per la bellezza del suo paesaggio selvaggio.

 

Scrivere lettere è un’arte, tant’è che a Parigi esiste il Musée des Lettres et Manuscripts. Che tipo di lettera merita di stare in un museo, secondo lei?

Tutte le lettere scritte con il cuore. Perchè ognuna di loro ha fatto storia. La mia storia, più la tua, più quella di qualcun’altro, costruiscono la storia dell’umanità. Una delle storie più belle che mi è successa con questo libro. Al termine della prima presentazione che ho fatto, un uomo che non conoscevo è venuto a salutarmi. Mi ha spiegato che era pronipote, nipote, figlio di un postino. Quarta generazione! Mi ha raccontato che quando sua madre morirà gli lascerà solamente una cosa in eredità: la lettera che suo padre le scrisse la notte prima di essere fucilato durante la Guerra Civile. E’ una lettera d’addio che il carnefice cancellò completamente. Non si legge quasi niente. Tuttavia quella lettera è il suo bene più prezioso. Merita o no questa lettera di stare in un museo?

 

Che consigli dà a chi, come Rosa, vuole scrivere una lettera a qualcuno con cui ha perso i contatti da tempo?

Di scrivere quella lettera. Che la scriva. Che la scriva. Non ho altro consiglio. Non si può sapere che cosa scatenerà quella lettera, ma di sicuro è meglio del silenzio, del vuoto, dell’immobilità. Ci pentiamo solo di quello che non facciamo, vero? Magari, come a Rosa, accade tutto quello che non si era nemmeno immaginata.

 

Che messaggio scriverebbe se dovesse metterlo in una bottiglia e lanciarlo in mare per uno sconosciuto?

“Chiunque tu sia, ovunque tu sia, ti amo”. Per caso c’è qualche altro messaggio più importante di questo?

 

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