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Libertà di espressione, le storie di 5 scrittori condannati per le proprie idee

Ecco 5 importanti scrittori della letteratura che sono stati arrestati a causa della loro attività artistica e intellettuale

MILANO – In questi giorni è su tutti i quotidiani nazionali la vicenda che riguarda Erri de Luca. Il celebre scrittore italiano è sotto processo con l’accusa di istigazione a delinquere per aver detto in un’intervista del 2013 “La Tav va sabotata”. Erri de Luca aveva ribadito anche a noi che gli scrittori italiani hanno paura di esprimersi, lui ha dimostrato il contrario. Non è certamente l’unico scrittore della storia ad essere stato condannato al carcere a causa di ciò che pensava, della sua espressione artistica o del suo modo di essere. Vediamo insieme alcuni esempi.

OSCAR WILDE – Il 25 maggio 1895, Oscar Wilde, famoso scrittore e commediografo di successo, viene condannato a due anni di lavori forzati perché giudicato colpevole di omosessualità. In quel periodo l’omosessualità era considerata un reato in Inghilterra anche tra persone maggiorenni e consenzienti e lo scrittore aveva intrattenuto una relazione con il figlio del marchese di Queensberry. Quest’ultimo, venuto a conoscenza della rapporto tra il figlio, Lord Alfred Douglas, e Oscar Wilde, intraprese una campagna persecutoria contro il noto scrittore. Il giudice Wills gli inflisse il massimo della pena mostrando anche rammarico per non aver potuto applicare la legge non più in vigore che puniva quel genere di reato con la condanna a morte.

SALMAN RUSHDIE – Il 14 febbraio del 1989 l’ayatollah Ruhollah Khomeini, il leader politico e religioso dell’Iran, annunciò alla radio la condanna a morte dello scrittore di origine indiana Salman Rushdie. La colpa di Rushdie, che in quel momento si trovava a Londra, era aver scritto I versi satanici (The Satanic Verses), un romanzo in cui, secondo Khomeini, Rushdie insultava la religione islamica e il suo profeta. Quella di Khomeini era una fatwa, cioè la sentenza emessa da un’autorità religiosa e teoricamente vincolante per tutti i musulmani. Venticinque anni dopo quella sentenza è ancora in vigore: fino ad oggi ha causato la morte del traduttore giapponese del libro, il ferimento del traduttore italiano e dell’editore norvegese, la distruzione di diverse librerie in tutto il mondo e continua a costringere Rushdie a vivere nascosto, sotto la protezione del governo britannico.

TOMMASO CAMPANELLA – Tommaso Campanella ( 1568-1639 ), frate domenicano di Calabria. Questi trascorre gran parte della sua vita in carcere. E’difficile poter capire il comportamento della pubblica autorità nei confronti di fra Tommaso. Quel che preoccupa la Chiesa non è il Campanella pacificatore universale ma il Campanella riformatore religioso. Quando questi sostiene che la riunificazione del genere umano, la guarigione della malattia luterana, è possibile sotto l’egida del re di Spagna, è l’Inquisizione spagnola che sorveglia il domenicano calabrese. Questi parte deciso: solo il cattolicesimo può dare la pace al mondo, non certamente il cattolicesimo del papa che è stato causa della ribellione luterana, ma un cattolicesimo riformato su cui bisogna sapersi intendere. Da questo momento in poi il frate domenicano, secondo quelli che sono ormai i concetti validi fissati dalla Chiesa, è già sul piano dell’ateismo, tecnico, non professato. Egli non è più il semplice religioso, obbediente e osservante, ma colui il quale improvvisamente indossa le vesti del filosofo della religione. Lo scritto in cui c’è tutto Campanella è La città del Sole. Qui il pensatore calabrese, pur credendo nel cattolicesimo, pur credendo in Cristo, è considerato fuori della Chiesa di Roma.

ALEKSANDR SOLZENICYN – E’ lo scrittore russo più importante del XX secolo. Per combattere un regime totalitario che sembrava invincibile non imbracciò un fucile, ma si servì della parola. Con essa, riuscì rompere il muro del silenzio e dell’omertà che avvolgeva una delle realtà più crudeli del sistema sovietico: il Gulag. Nel luglio del 1945 Solženicyn venne arrestato per aver criticato Stalin in una lettera spedita ad un amico. Condotto alla Lubjanka, venne giudicato da un tribunale speciale dell’NKVD, e condannato a otto anni di lavoro correzionale. Il verdetto venne pronunciato in sua assenza, prassi usuale durante gli anni del terrore staliniano. Venne mandato nel campo di lavoro di Karlag, nella provincia di Karaganda, dove rimase fino al 1953.

LUIGI SETTEMBRINI – Luigi Settembrini nacque a Napoli, in via Magnocavallo, figlio primogenito di Raffaele, avvocato, e di Francesca Vitale, figlia di un avvocato. Luigi fu educato dal padre alle idee liberali. Passò parte della fanciullezza a Caserta e studiò al collegio di Maddaloni, che aveva fama di essere uno dei migliori nel Regno delle Due Sicilie. A Catanzaro il Nostro entrò infatti in contatto con gli ambienti mazziniani: con l’amico Musolino fondò la setta Figliuoli della Giovine Italia ma nel 1837 fu arrestato e accusato di cospirazione. Imprigionato, trascorse tre anni nel carcere napoletano di Santa Maria Apparente, dov’era rinchiuso anche Musolino. Uscito di prigione riprese ad insegnare privatamente fino a quando la ripresa dei moti risorgimentali lo coinvolgeranno nuovamente. Tra il 1847 e il 1848 intervenne attivamente con i suoi scritti nel dibattito politico scrivendo il suo più famoso pamphlet, ispirato ai fatti di Romagna di Massimo d’Azeglio Protesta del popolo delle due Sicilie; pur essendo pubblicato in forma anonima, lo costrinse, a causa dei sospetti suscitati, a rifugiarsi a Malta. Partecipò in seguito, in prima persona, al governo costituzionale come ministro della pubblica istruzione, diventando membro della Grande Società dell’Unità d’Italia.

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