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“Re Lear”, al Parenti va in scena la tragedia umana

La complessa tragedia cupa di Shakespeare che intreccia storie familiari, incomprensioni, pazzia, ambizioni, guidate da un fato spietato anche nella sua casualità

MILANO – La ricca stagione del Teatro Parenti è iniziata con Re Lear. La tragedia cupa di Shakespeare che intreccia storie familiari, incomprensioni, pazzia, ambizioni, guidate da un fato spietato anche nella sua casualità.  La fortunata tournée prima di Milano ha toccato anche Catania, Napoli e il Globe Theatre di Gigi Proietti a Roma.

RE LEAR – C’era una volta un re stanco che divide il suo regno fra le due figlie tenendo fuori l’amata Cordelia, l’unica incapace di dimostrare la sua devozione. Da quest’incomprensione ingigantita dal potere e dall’incomunicabilità si snoda la tragedia shakesperiana. Nel rispetto della tradizione elisabettiana due uomini vestono i panni delle due figlie di Lear: Goneril, Roberto Pappalardo, Regan, Luigi Tabita. A colpire è anche l’adattamento scenico con giochi di luci e ombre, tende e sipari che esaltano la doppiezza e la seduzione del dramma shakesperiano.

IL BENE E IL MALE – Lear è parte  tanto del male, quanto del bene, tanto da essere considerata anche la tragedia del doppio: quello del potere e della perdita, del sacro e del profano, dell’amore e della simulazione, della sapienza e della follia (rappresentata dal Matto che, in verità, è l’unico savio), dell’amore paterno e del disconoscimento dei figli.

IL CAST – La fama di Mariano Rigillo lo precede (è da poco Direttore della Scuola di Recitazione dello Stabile di Napoli) e porta sul palco del teatro milanese una versione accorata del personaggio di Lear. Insieme a lui un cast di tutto rispetto: Anna Teresa Rossini, Sebastiano Tringali, David Coco, Filippo Brazzaventre, Silvia Siravo, Giorgio Musumeci, Luigi Tabita, Cesare Biondolillo, Enzo Gambino e Roberto Pappalardo.

 

Credit ph: teatro Parenti

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