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Dati Eurobarometro allarmanti, per l’Italia cultura e territorio sono le uniche opportunità per il vero rilancio del Paese

I numeri parlano chiaro. L’Italia è al 23simo posto della classifica europea riferita al consumo culturale, con un indice di 8 punti – dieci in meno rispetto alla media. Dietro di noi solo Ungheria e Romania, a 7 punti, Cipro e Portogallo, a 6, e Grecia, a 5 – con un distacco irrisorio se pensiamo invece a quanto siamo lontani dalla vetta, occupata dalla Svezia con i suoi 43 punti...

I numeri parlano chiaro. L’Italia è al 23simo posto della classifica europea riferita al consumo culturale, con un indice di 8 punti – dieci in meno rispetto alla media. Dietro di noi solo Ungheria e Romania, a 7 punti, Cipro e Portogallo, a 6, e Grecia, a 5 – con un distacco irrisorio se pensiamo invece a quanto siamo lontani dalla vetta, occupata dalla Svezia con i suoi 43 punti. È quanto emerge dell’Italia dal sondaggio Eurobarometro, condotto a maggio tra i Paesi dell’Unione europea sul tema “Accessi/partecipazione alla cultura”.

I risultati, diffusi ieri dalla Commissione UE, disegnano un quadro preoccupante sia per l’Europa, sia per la nostra nazione. Il 44% degli italiani non ha letto nemmeno un libro nell’ultimo anno, il 70% non ha visitato nemmeno un museo né una galleria. Solo il 6% degli italiani suona uno strumento musicale e appena il 4% pratica il canto con continuità. Il 3%, contro il 18% nell’Ue, ha frequentato una scuola di ballo, il 2%, contro il 12% dell’Unione, lavora nel cinema o nella fotografia, il 2%, contro il 5% in Europa, dichiara di aver scritto un romanzo, una poesia, un saggio. Addirittura 40 italiani su 100 dichiarano di non aver visto la tv nell’ultimo anno, il doppio rispetto al 2007. Tirando le somme, l’80% di noi non fa danza né musica, non scrive, non fotografa, non disegna e non fa lavori creativi al pc.

Alla luce di questi numeri, condivido in pieno l’intervento di Gianni Riotta sul fatto che la cultura, in momenti come questi, ci può salvare. Uno Stato che ha un alto livello culturale e che fa dell’istruzione e della lettura dei libri il suo punto di forza è infatti meno disposto ad accettare la corruzione, è più attento nello scegliere le persone che hanno l’importante compito di gestire la cosa pubblica e le strategie economiche nazionali. Un Paese che legge e acculturato fa del principio di responsabilità personale e collettivo uno dei suoi principi fondamentali. In realtà, come queste  non serve l’eccesso della coercizione legislativa per avere un rispetto della legalità e del pubblico. 

 
Ecco perché riteniamo che in un momento di crisi come questo la cultura dovrebbe diventare il primo settore su cui investire, rendendolo fonte di profitto. L’Italia da questo punto di vista vanta un patrimonio immenso che potrebbe, se opportunamente valorizzato, ricostruito, ristrutturato, restaurato, offrire migliaia di posti di lavoro.

La scuola e la formazione dovrebbero diventare il punto primario dell’Agenda di Governo, perché solo agendo in tale direzione si possono creare competenze e nuove figure in grado di poter spingere il sistema Paese a trovare forme e metodi per uscire fuori dalla crisi. Ci dispiace sottolineare che oggi siamo in un sistema globale dove la concorrenza internazionale sul versante produttivo è rovesciata a favore dei Paesi in via di sviluppo, anche perché, è bene affermare, il costo del lavoro e le tutele dei lavoratori non sono paragonabili ai Paesi del Vecchio Mondo.

Sentiamo costantemente parlare di digitalizzazione del Paese quale via d’uscita per la crisi. Noi siamo convinti che L’Italia deve avere le stesse opportunità comunicazionali dei Paesi più avanzati, ma crediamo non basti questo a creare opportunità diffuse di lavoro e grandi vantaggi economici. Ciò che la nostra Italia ha di veramente unico e non paragonabile a nessun altro Stato al Mondo è il proprio patrimonio artistico e culturale.    

Saro Trovato

5 novembre 2013

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