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Vera Minazzi di Jaca Book, ”La nostra libreria è uno spazio intermedio tra una biblioteca e una piazza”

È una reazione alla crisi della libreria, il desiderio di incontrare e di dialogare con il pubblico dei lettori: lo scorso 27 febbraio, Jaca Book ha inaugurato la propria libreria ''Città Possibile''...
In occasione dell’apertura della libreria “Città Possibile”, la direttrice editoriale ci presenta le principali linee guida di questa nuova avventura
 

 MILANO – È una reazione alla crisi della libreria, il desiderio di incontrare e di dialogare con il pubblico dei lettori, creando una comunità. Lo scorso 27 febbraio, Jaca Book ha inaugurato la propria libreria “Città Possibile” in via Frua 11 a Milano, sede della casa editrice. Attraverso un’intervista, la direttrice editoriale di Jaca Book, Vera Minazzi, ci presenta la libreria e la principali iniziative che la arricchiranno.

Com’è nata la libreria “Città Possibile” e quali caratteristiche presenta?
Si tratta di una libreria editoriale, strettamente collegata alla nostra casa editrice che è prossima a festeggiare il 50esimo compleanno di attività, essendo stata fondata nel 1965. La “Città Possibile” è una libreria che riprende l’idea delle librerie editoriali, molte diffuse all’estero, a Parigi e in Francia ad esempio, dove si entrava nella casa editrice passando per la libreria. Ci piacerebbe che la nostra libreria si configuri come uno spazio intermedio tra una biblioteca e una piazza: una biblioteca perché, con oltre 5000 titoli in catalogo, vorremmo incentivare e promuovere la “navigazione” tra gli scaffali, affichè sia possibile trovare anche ciò che non è strettamente una novità degli ultimi mesi; questo rappresenta una controtendenza rispetto alle logiche seguite dalle grandi catene di distribuzione che tendono invece a prediligere le ultime pubblicazioni. L’affinità con la piazza invece muove dalla nostra ambizione nel rendere la libreria anche una comunità possibile, uno spazio dove ritrovarsi, consultare i libri e scambiarsi opinioni, ricevere consigli dal libraio e accogliere i progetti e le possibilità che scaturiscano da questi incontri. È una sorta di atelier, una fucina di idee, dove autori, relatori e lettori interagiscono con la casa editrice.

Quali sono le principali iniziative e attività che “Città Possibile” ospiterà?
La libreria Jaca Book ospiterà non solo le classiche e tradizionali presentazioni di libri, ma diventerà anche il luogo per avviare tavole rotonde su vari temi di interesse, discutere idee che in seconda battuta potranno poi diventare progetti editoriali e vedersi pubblicati. Il nostro calendario è fitto di appuntamenti e eventi, molto diversi per temi affrontati, ma ugualmente interessanti: il prossimo incontro si terrà giovedì 14 marzo, alle 18.30, in occasione della presentazione del volume “Antisemitismo. Un’ideologia del Novecento” di Francesco Germinario, con la partecipazione dell’autore e di Pier Paolo Poggio. Altri incontri a mio avviso molto significativi sono anche quelli successivi: il 26 marzo un incontro di poesia con presentazione di “La caccia Spirituale” di Massimo Morasso, successivamente una serata dedicata opera e musica con Quirino Principe, traduttore e autore di una monografia a partire da Tannhäuser di Richard Wagner.  Il 18 aprile sarà la volta di un grande maestro dell’architettura contemporanea, poi ospiteremo l’economista Pierangelo Dacrema con “Lettera a uno studente universitario”, e  infine Giampiero Neri (pseudonimo di Giampietro Pontiggia) e Alessandro Rivali con “Un maestro in ombra. Intervista nel tempo”: a dieci anni dalla morte di Giuseppe Pontiggia, il volume traccia un’affascinante biografia condotta da poeta a poeta. Altri incontri si aggiungeranno a quelli già previsti in calendario. Pur muovendo dall’attualità, i temi affrontati attengono a istanze permanenti dell’essere uomo, come la giustizia, la libertà, la necessità di sapere.

Può parlarci del suo percorso professionale? Quale riflessione potrebbe fare sul rapporto tra donne e mondo del lavoro?
Il mio percorso è piuttosto complesso e atipico: ho una formazione relativa alla musicologia e alla psicologia ma, nello stesso tempo, ho sviluppato una preparazione informatica, da autodidatta. Le competenze informatiche mi hanno permesso di intraprendere un percorso lavorativo nell’industria editoriale dotandomi di alcuni strumenti tecnici, quali la progettazione, che solitamente sono considerati “maschili”. Stupisce infatti quanto l’informatica, essendo comunque una forma di artigianato come lo sono l’arte culinaria e molte altri professioni manuali e creative in cui le donne eccellono, sia un territorio prevalentemente occupato da uomini. Nell’editoria lavorano molte donne, ma il comando continua a essere prevalentemente maschile. La nostra casa editrice adotta politiche lavorative che favoriscono la maternità, perché crediamo che una realizzazione professionale, e di conseguenza il buon funzionamento e il successo di un’azienda, siano strettamente legati anche alla realizzazione e alla soddisfazione personale e privata di ognuno.

9 marzo 2013

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