“Portnoy” di Philip Roth, la riedizione presentata in esclusiva da Emmanuel Carrère il 16 maggio

29 Aprile 2025

Un evento imperdibile, quello che vedrà Emmanuel Carrère raccontare Philip Roth al Salone del Libro di Torino in occasione della riedizione di “Portnoy”.

“Portnoy” di Philip Roth, la riedizione presentata in esclusiva da Emmanuel Carrère

C’è un brivido particolare che attraversa le opere destinate a scuotere, a turbare, a lasciare un’impronta incancellabile nel tessuto della cultura.

Philip Roth, con il suo talento crudele e insieme irresistibile, ha tracciato sentieri dove la letteratura osa infrangere regole e pudori. Oggi, la sua voce si riaccende più viva che mai: Adelphi inaugura la nuova, integrale pubblicazione delle opere dell’autore americano, ripartendo proprio da “Portnoy”, il libro che, nel 1969, esplose come un uragano nella narrativa contemporanea.

E proprio in occasione di questa importante riedizione, al Salone del Libro di Torino, Emmanuel Carrère racconterà l’autore statunitense e la sua produzione letteraria.

“Portnoy” di Philip Roth

La sinossi del libro

Alex Portnoy ha trentrè anni ed è commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York. Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di Alex che, dall’analista ripercorre la sua vita per capire perché è travolto dai desideri che ripugnano alla “mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai miei desideri”.

Il capolavoro di Roth riedito da Adelphi

“Portnoy” non è solo un romanzo: è una detonazione di comicità, provocazione e desiderio, un monologo psicanalitico in cui il giovane Alexander Portnoy svela, senza filtri né vergogna, le sue ossessioni, le sue paure, le sue infatuazioni carnali.

Con uno stile travolgente, Roth ha capovolto l’idea stessa di romanzo borghese, mescolando psicoanalisi e stand-up comedy, identità ed eros, fino a creare una delle opere più scandalose e irresistibili del Novecento.

La nuova edizione di Adelphi non è solo un omaggio alla potenza letteraria di Roth: è un invito a riscoprire l’urgenza di quella voce, il suo riso selvaggio che spezza tabù e spalanca abissi interiori. In “Portnoy”, ogni pagina vibra di una sincerità spudorata e di una tensione narrativa che ancora oggi appare intatta, feroce, necessaria.

Per l’occasione un incontro d’eccezione

A celebrare questo ritorno, il Salone Internazionale del Libro di Torino si prepara a un incontro d’eccezione: venerdì 16 maggio, all’Auditorium del Centro Congressi Lingotto, Emmanuel Carrère – uno degli scrittori europei più sensibili alla complessità umana – racconterà Philip Roth, accompagnato da Roberto Colajanni, Matteo Codignola e Livia Manera Sambuy.

Sarà la prima presentazione italiana della nuova edizione di “Portnoy”, un’occasione unica per riscoprire la forza sovversiva di Roth attraverso quattro voci appassionate e competenti.

Tra psicanalisi e letteratura, memoria e provocazione, l’evento promette di restituire tutta l’urgenza vitale di un autore che ha saputo trasformare il disagio in arte e la confessione più scandalosa in una forma di verità letteraria.

Philip Roth

Nato a Newark nel 1933, Philip Roth ha attraversato oltre mezzo secolo di letteratura raccontando come pochi altri l’identità ebraica, la crisi dell’individuo moderno, il corpo e le sue inquietudini. Scrittore ironico, a tratti spietato, ha saputo smascherare le ipocrisie sociali e personali con una lucidità rara, conquistando premi, riconoscimenti e un posto d’onore nella storia della narrativa contemporanea.

Nei suoi romanzi convivono rabbia e malinconia, provocazione e struggente nostalgia: una tensione vitale che, ancora oggi, non smette di parlare al lettore.

Emmanuel Carrère

Tra i più amati narratori europei contemporanei, Emmanuel Carrère si muove con naturalezza tra autobiografia e invenzione, realtà e immaginazione.

Nei suoi libri, come “L’avversario” o “Vite che non sono la mia”, esplora il dolore, il fallimento, il mistero dell’identità con uno sguardo partecipe e implacabile, capace di illuminare anche le pieghe più oscure dell’animo umano. Non è un caso che sia proprio lui a raccontare Roth: Carrère conosce bene la vertigine della confessione, il coraggio di mettere a nudo le proprie fragilità senza cedere alla retorica, cercando sempre un’onestà cruda, spoglia, profondamente umana.

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