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“Perché l’Ucraina”, il libro di Chomsky sulle ragioni della crisi e della guerra

365 giorni fa, Putin ordinava alle sue truppe di invadere l'Ucraina, A distanza di un anno, la guerra non accenna a terminare. In occasione di questo triste anniversario, vogliamo raccontarvi "Perché l'Ucraina", il saggio in cui Noam Chomsky rintraccia le cause profonde della crisi che ha portato alle armi Russia e Ucraina.

Sembra impossibile, surreale. E invece è già passato un anno da quando la nostra quotidianità è stata scossa dalla notizia dell’invasione russa dell’Ucraina. Una guerra tante volte annunciata che sembrava soltanto minaccia verbale, e invece si è concretizzata nel più tremendo degli incubi. Innumerevoli chiamate alle armi, donne e bambini costretti a fuggire e a cercare rifugi di fortuna altrove, case, famiglie distrutte, intere città rase al suolo.

Desideri, sogni, speranze, tutto spazzato via insieme alla polvere e ai resti dei bombardamenti che da un anno irrompono nelle vite degli ucraini. È passato un anno. E tutti noi ci chiediamo quando e come finirà questa guerra, l’ennesima, inutile, violenta guerra. E ci chiediamo il perché di atti così terribili. Noam Chomsky, filosofo cognitivista, linguista e teorico della comunicazione, prova a spiegarcelo nel suo saggio intitolato “Perché l’Ucraina“, un libro che condensa in poco più di 140 pagine le ragioni profonde di un conflitto che rappresenta solo la punta dell’iceberg.

“Perché l’Ucraina” di Noam Chomsky

In questo libro, pubblicato da Ponte alle Grazie in anteprima mondiale, Noam Chomsky delinea le cause dell’invasione russa, partendo da una premessa fondamentale: «L’invasione dell’Ucraina è un grave crimine di guerra. È sempre opportuno ricercare spiegazioni, ma non ci sono giustificazioni o attenuanti». Citando documenti riservati, rendendo comprensibili nelle loro dinamiche i rapporti fra Russia, Stati Uniti, NATO, Unione Europea e Cina, Chomsky offre al lettore quello che raramente giornali e tv riescono ad offrire: la possibilità di comprendere le ragioni profonde e le poste in gioco nella gravissima crisi.

La teoria delle turbe psichiche di Putin

Quando guardiamo i programmi di attualità in tv, siamo spesso spettatori di teorie che rintracciano le cause della guerra in Ucraina nelle presunte turbe mentali del presidente russo Vladimir Putin. Questa, insieme a molte altre congetture proposte nei nostri talk show, vorrebbero risolvere in modo molto semplicistico un dilemma che affonda le radici in dinamiche complesse e, spesso, dal carattere internazionale.

È lo stesso Noam Chomsky a spiegarcelo meglio nel suo “Perché l’Ucraina”:

“Molti elaborano con estrema sicurezza argute analisi sulla psiche di Putin. La versione più in voga è che sia colto da fantasie paranoiche, che agisca da solo, circondato da servili cortigiani del genere ben noto qui da noi, ossia gli ultimi residui del Partito repubblicano che si recano in pellegrinaggio a Mar-a-Lago a ricevere la benedizione del Capo. Questo genere di invettive può avere una sua fondatezza, ma forse possiamo prendere in considerazione anche altre possibilità.

Forse ciò che Putin e i suoi collaboratori ripetono forte e chiaro da anni è proprio ciò che egli intende dire. Potrebbe essere, ad esempio, che «poiché la principale richiesta di Putin è sempre stata la rassicurazione che la Nato non ammettesse altri membri, e in particolare l’Ucraina o la Georgia, non ci sarebbe stato motivo di scatenare la crisi attuale se l’Alleanza atlantica non si fosse allargata dopo la fine della Guerra fredda, o quantomeno se questa espansione fosse avvenuta in armonia con la costruzione di una struttura di sicurezza in Europa che includesse la Russia».

A scriverlo, poco prima dell’invasione, è l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia Jack Matlock, uno dei pochi veri esperti di Russia nel corpo diplomatico statunitense. Matlock aggiunge che la crisi «si può risolvere facilmente usando il buon senso […]. Secondo qualsiasi criterio di buon senso, è nell’interesse degli Stati Uniti promuovere la pace, non il conflitto. Cercare di far uscire l’Ucraina dalla sfera d’influenza russa – obiettivo dichiarato di quanti si sono entusiasmati per le ‘rivoluzioni colorate’ – è stata una sciocchezza, e anche pericolosa. Abbiamo dimenticato così presto la lezione ricevuta dalla crisi dei missili di Cuba?”.

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