Il titolare della Libreria Utopia di Milano racconta la storia e illustra il tipo di offerta del suo negozio
MILANO – Nata nel 1977 per diffondere il pensiero anarchico, la Libreria Utopia di Milano ha nel corso del tempo modificato la sua offerta: oggi tratta sia novità sia, prevalentemente, titoli di catalogo. A raccontarlo è Lucio Morawetz, il titolare, che ci parla dell’attività della libreria.
Quando nasce la Libreria Utopia e con quale intento?
La Libreria Utopia nasce come costola del movimento anarchico milanese, in cui militavano i suoi fondatori, nel febbraio del 1977: l’intento era appunto di diffondere il pensiero anarchico. Con il mutare dei tempi poi, è naturale, ci sono stati dei cambiamenti di atteggiamento e di linea politica, e c’è stato anche un rinnovamento dell’offerta, dei titoli e dei contenuti che abbiamo in libreria.
Come si caratterizza la vostra offerta rispetto a quella delle altre librerie?
La nostra proposta è a tutto campo e abbiamo un assortimento molto ampio – più di 20 mila titoli: in base a quello che interessa a noi in un certo periodo e a quelle che sono le richieste del pubblico, indirizziamo sia sulle novità del momento sia su libri di catalogo. Tendiamo comunque più ad approfondire determinati settori che a fossilizzarci sulle novità, sicché lavoriamo molto sui cataloghi.
La Libreria Utopia è stata segnalata come una delle più redditizie da L’Espresso: quali sono secondo lei le ragioni di questo successo?
Bisogna fare una precisazione: noi fatturiamo tanto in proporzione ai metri quadri che abbiamo. Il fatturato di un negozio infatti si calcola in rapporto ai metri quadri, alla superficie di vendita: 800 mila euro all’anno, se si hanno ottanta metri quadri come noi a disposizione, costituiscono un fatturato maggiore, per dire, di quello di una Feltrinelli in piazza Duomo a Milano. Noi siamo un caso molto fortunato sia per la posizione commerciale sia per il nome che si siamo fatti negli anni: con la nostra offerta, il nostro lavoro quotidiano e la nostra competenza siamo riusciti a far sì che il pubblico si fidi di noi. Chi viene da noi, io credo, non esce deluso da suggerimenti sbagliati o superficiali.
La vostra libreria ha partecipato attivamente a eventi come BookCity e Writers: com’è nato il coinvolgimento in queste iniziative?
Per quanto riguarda BookCity siamo riusciti ad avere un banchetto di libri grazie agli editori dei mulini a vento – gruppo composto da Donzelli, Instar Libri, Iperborea, La Nuova Frontiera, minimum fax, nottetempo e Voland: un gruppo di editori tutti amici tra loro e anche amici nostri. Poco prima che iniziasse il festival ci hanno comunicato che avevano ottenuto dagli organizzatori una sala dove tenere i loro eventi, e ci hanno invitato a diffondere tra le altre librerie la notizia che c’era la possibilità di vendere all’interno del Castello Sforzesco in questa sala. Devo dire che non c’è stata una grande risposta: io comunque ho colto l’occasione, insieme alla Libreria Gogol & Company e alla Libreria Centofiori.
Per quanto riguarda Writers invece siamo stati invitati espressamente dall’organizzazione per essere la libreria temporanea della rassegna, cosa che ci ha fatto molto piacere: è stato un riconoscimento importante del nostro lavoro.
28 dicembre 2012