Il famoso giornalista sportivo parla del rapporto calciatori-lettura e commenta la recente esperienza della Nazionale Italiana agli Europei
MILANO – Calciatori e lettura, un binomio che non sembra funzionare per diversi motivi. Lo afferma Ivan Zazzaroni, il celebre giornalista e personaggio radio-televisivo italiano. Opinionista Rai e conduttore di Radio Deejay, Zazzaroni spiega come dedicare più tempo alle cose importanti, come la lettura, completerebbe i calciatori a livello umano e aiuterebbe la gente a vivere meglio le difficoltà quotidiane. L’intervista è anche l’occasione per chiedere un commento al giornalista sulla recente esperienza della Nazionale Italiana di calcio agli Europei.
Negli ultimi tempi il calcio italiano sta attraversando un momento difficile, fatto di scandali con calciatori corrotti e tifosi esagitati. Crede ci sia bisogno di una maggiore cultura sportiva? Se si, quanto può influire una maggiore abitudine alla lettura?
Molti calciatori non hanno né il tempo né la voglia di arrivare alla lettura. La letteratura sicuramente aiuta a crescere, ma il calcio è abbastanza distante dalla lettura. Una questione di abitudine, tempo e formazione. La lettura aiuterebbe tanto, non solo quella dei giornali. Alcuni calciatori leggono, soprattutto dei best seller e non dei classici, ma sono delle mosche bianche. I ritiri potrebbero rappresentare un’occasione per leggere di più, ma l’abitudine di giocare in stanza con la Playstation ha ulteriormente distratto gli atleti dal piacere della lettura.
In tempi di crisi, la lettura favorirebbe un clima più disteso in Italia?
Io sono abituato a guardare in faccia la realtà. C’è molta rabbia e frustrazione tra la gente. La crisi e la disoccupazione si ripercuotono nella vita di tutti i giorni, quindi anche allo stadio. Siamo messi male, non è semplice. Dovremmo dedicare più tempo a tante cose importanti, compresa la lettura.
Nella recente finale degli Europei, molti ritengono che i calciatori italiani abbiano peccato di personalità. Pensa che questa si sviluppi anche attraverso un bagaglio culturale che dia più fiducia nei propri mezzi?
Più che una questione di personalità, credo sia stato un problema di condizione fisica. Molto è dipeso da scelte non condivisibili da parte di Prandelli, il quale non ha avuto il coraggio di cambiare mezza squadra che era stanca, sulle gambe. La lettura ti può completare, ma comporta una sensibilità che normalmente non si associa alla personalità.
Prandelli ha ultimamente parlato del bisogno in Italia di cambiare mentalità. Un cambiamento che può passare anche da una maggiore predisposizione per la lettura?
Lo dicono tutti, ma noi non cambiamo mai. Come un uomo di 50 anni non cambia, nemmeno un Paese di 150 anni cambia. Noi continuiamo a dirci che dobbiamo essere più educati, corretti, ma non facciamo nulla. Il cambiamento passa dalla famiglia, dalle scuole (e quindi dalla lettura). La lettura è fondamentale, importantissima, ti distingue, ti da degli elementi in più di valutazione, che insieme ad altri elementi contribuisce alla crescita della persona.
Negli ultimi tempi, abbiam visto l’uscita di diverse biografie scritte da calciatori insieme ad autorevoli giornalisti e scrittori. E’ una coincidenza o è la dimostrazione che i calciatori si stiano “intellettualizzando”?
I calciatori sono sufficientemente narcisi per ritagliarsi uno spazio e volersi raccontarsi in una biografia. Sono dei ragazzi di 23-24 anni che decidono di raccontare la propria vita, anche se molti di loro non so cosa abbiano da raccontare di sè a quella età.
9 luglio 2012