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Isabel Abedi, ”Nei miei romanzi i personaggi guidano lo sviluppo delle storie”

Un fantasy adolescenziale pieno di pathos e sentimento. L'autrice propone un romanzo diverso dai soliti schemi fantastici e introduce il lettore dentro una storia nuova, per niente scontata; riesce a sorprendere con colpi di scena inaspettati, facendo crescere, di capitolo in capitolo, l'aspettativa di trovare le giuste risposte alle numerose domande che inevitabilmente sorgono entrando nel vivo della storia e nell'inconscio dei personaggi...
“Sono nel tuo sogno”, ultimo libro di Isabel Abedi, è un viaggio nella vita e nell’inconscio dell’anima umana

MILANO – Un fantasy adolescenziale pieno di pathos e sentimento. E’ questo "Sono nel tuo sogno", l’ultimo libro di Isabel Abedi in cui l’autrice propone un romanzo diverso dai soliti schemi fantastici e introduce il lettore dentro una storia nuova, per niente scontata; riesce a sorprendere con colpi di scena inaspettati, facendo crescere, di capitolo in capitolo, l’aspettativa di trovare le giuste risposte alle numerose domande che inevitabilmente sorgono  entrando nel vivo della storia e nell’inconscio dei personaggi. Un romanzo che farà sognare i più giovani, ma che riuscirà a farsi apprezzare anche da un pubblico più adulto e maturo.

Hai lavorato per ben tredici anni nel settore pubblicitario; come sei arrivata a diventare scrittrice?
Anche nei tredici anni in cui ho lavorato nel settore pubblicitario, ero bravissima a raccontare storie. Inventavo racconti per gli incarti delle barrette di cioccolato, facevo tour con il famoso circo Roncalli promuovendo e scrivendo storie sul marchio Montblanc, che aveva a che fare con la scrittura e scrittori famosi. Ho cominciato a scrivere storie per bambini quando mia figlia più piccola non riusciva a dormire la notte. Da lì tutto ebbe inizio.

Parliamo di “Sono nel tuo sogno” -titolo originale “Lucian”-. Com’è nata l’idea che ti ha ispirato a scrivere questo romanzo?
A dire la verità è stata l’idea a trovare me. Risvegliandomi ad Amburgo, vidi questo ragazzo senza passato, senza futuro, senza intravedere chi fosse. Vidi una psicologa alla quale si rivolse per chiedere aiuto e contemporaneamente si innamorò di sua figlia, senza sapere del legame che le univa. Questa è stata la prima scintilla. Al mio editore piacque l’idea e mi chiese: “E chi era il ragazzo? Da dove veniva realmente?” Per trovare la risposta mi ci è voluto molto tempo e molte notti sognavo me stessa nella storia di Lucian e Rebecca.

“Sono nel tuo sogno” è fondamentalmente un romanzo di genere fantasy, anche se lo si capisce soltanto dopo diversi capitoli, sembrando inizialmente una storia romance dai toni adolescenziali, anche se pur sempre molto particolare… Senza svelare nulla sul finale, la mia domanda è questa: sei stata tu a portare la storia dove volevi, oppure sono stati i personaggi stessi che ti hanno guidato nella stesura del romanzo, sviluppandosi via via in modo spontaneo?
Sviluppo sempre i miei romanzi attraverso i personaggi. Il personaggio viene prima e mi dice la storia. Senza saperlo, Rebecca perde una parte essenziale della sua anima e ne soffre. È molto importante per me, che i lettori di “Sono nel tuo sogno” si dividano in due gruppi: quelli che capiscono la storia e quelli che non la capiscono. Questi ultimi pensano che Rebecca sia un’adolescente egoista in cerca di problemi. Gli altri, invece, capiscono la sua sofferenza e vedono davvero tutto ciò che Rebecca fa per rendere consapevole Lucian dei propri sentimenti per lei. Di sicuro Tyger e Faye sono altri due personaggi forti del romanzo, sono il cuore della storia, anche la madre di Rebecca, così come la famiglia di Suse e Sebastian, gli amici più stretti di Rebecca. Creare i personaggi di una storia ti fa sentire un po’ come interpretare il ruolo di Dio. La gente potrà odiarti per il modo in cui fai accadere gli avvenimenti, o magari capirà il perché di una determinata scelta.

Quali tra i due protagonisti -Rebecca e Lucian- hai sentito più tuo e perché?
Sono stato vicina a entrambi, ma in modo diverso. Ero dentro Rebecca quando stavo scrivendo il romanzo e insieme a lei mi sono innamorata di Lucian che ho conosciuto lentamente, attraverso gli occhi di Rebecca.

In questo tuo libro, la figura del cosiddetto “angelo custode” viene da te rielaborata e presentata sotto una luce decisamente diversa rispetto ai soliti canoni a cui siamo abituati: ce ne vuoi parlare?
La nascita è l’inizio, la morte è la fine, ma entrambi sono collegati a un cerchio. Quando è nata mia figlia più piccola, ho sentito che c’era “qualcosa” nella stanza. Questo qualcosa non sembrava un angelo custode, era come la presenza di un’ombra. Qualunque cosa fosse, mi sono innamorata dell’idea che qualche essere invisibile sia nato con noi, e senza il potere di proteggere e interferire con la nostra vita, ma facendosi carico di noi quando lasceremo la terra per andare nell’aldilà…

La domanda quindi nasce spontanea: tu credi all’angelo custode?
Credo che tutto ciò che noi sogniamo sia possibile e realizzabile, almeno nella nostra fantasia, che è un universo senza confini e dove non esiste la parola “impossibile”.

Isabel hai nel cassetto nuovi progetti editoriali pronti a prendere vita?

Si, certo. Ho già messo giù il primo capitolo, ma per il momento preferisco non dire altro. Vedrete…

 

Nicla Cardellicchio 

19 gennaio 2013

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