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Il Principe di Machiavelli compie 500 anni, le celebrazioni di un libro che fa parlare ancora di sé

Il 10 dicembre 1513 Niccolò Machiavelli scriveva a Francesco Vettori di avere «composto uno opuscolo De principatibus», l’opera passata alla storia con il titolo ''Il Principe''...

Firenze, città natale del grande trattatista politico, ricorda Machiavelli e la sua opera con una serie d’incontri e una grande mostra

MILANO – Il 10 dicembre 1513 Niccolò Machiavelli scriveva a Francesco Vettori di avere «composto uno opuscolo De principatibus», l’opera passata alla storia con il titolo “Il Principe”. A cinquecento anni di distanza, Firenze, città natale di Machiavelli ricorda l’avvenimento con una serie di manifestazioni organizzate dal Comitato fiorentino per le celebrazioni, presieduto da Valdo Spini.

LE CELEBRAZIONI – Le celebrazioni hanno luogo al Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio e alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze dove sarà inaugurata la Mostra “La via al Principe. Niccolò Machiavelli da Firenze a San Casciano”, organizzata dalla Biblioteca Nazionale Centrale, dal Polo Museale Fiorentino e dall’Archivio di Stato di Firenze, visibile fino al 22 febbraio 2014. Nel pomeriggio invece, nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, si terrà il convegno “Il significato delle celebrazioni de Il Principe di Niccolò Machiavelli” con interventi di Michele Ciliberto (Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento), Francesco Bruni (Accademia della Crusca), Sandro Rogari (Università di Firenze – Dipartimento di Scienze politiche), Riccardo Bruscagli (Università di Firenze – Dipartimento di Italianistica).

LA MOSTRA – La mostra illustra il percorso biografico di Machiavelli fino all’esilio a San Casciano e alla pubblicazione del Principe, attraverso la molteplicità dei documenti originali posseduti dagli Istituti fiorentini e del prezioso patrimonio iconografico dei musei del Polo che si mescoleranno in un percorso unico. Saranno esposti ben 34 preziosi documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, selezionati a seguito di ricerche scientifiche in larga misura originali, che illustrano aspetti della vita privata di Niccolò Machiavelli (ad esempio le dichiarazioni fiscali della famiglia, i due testamenti di Niccolò), ma soprattutto il suo servizio svolto come Segretario nella Cancelleria della Repubblica fiorentina dal 1498 al 1512. Quelli furono anni cruciali per la formazione del Machiavelli uomo di governo, per la elaborazione delle sue opere storiografiche e delle sue riflessioni politiche, in particolare per la stesura del Principe.

 

L’OPERA – “Il Principe” è uno dei libri più influenti pubblicati nella letteratura occidentale, saggio politico di grande attualità che a distanza di cinque secoli fa ancora parlare di sé. L’opera di Machiavelli è un trattato su come raggiungere il potere assoluto e conservarlo, e il suo tema principale (anche se in realtà mai dichiarato) è che il fine –non importa quanto sia immorale – giustifica i mezzi. Il filosofo britannico Bertrand Russell , per esempio , ha respinto il lavoro canonico di Machiavelli come “un manuale per i gangster”, mentre il teorico politico Isaiah Berlin ha detto: Machiavelli “ha portato gli uomini a prendere coscienza della necessità di fare scelte atroci tra alternative incompatibili, nella vita pubblica e privata”. Machiavelli infatti scrive che  “è auspicabile essere amato e temuto, ma se non è possibile avere le due cose insieme, è molto più sicuro essere temuti che amati”.

LA CONDANNA DELLA CHIESA – Nel 1559, “Il Principe” è stato condannato dalla Chiesa cattolica e, insieme con tutte le opere dell’autore , messo all’indice dei Libri Proibiti. Il divieto non è mai stato revocato. Il motivo ufficiale per il divieto era che Machiavelli aveva violato un divieto papale di libri scritti in volgare anziché in latino, ma in realtà le autorità ecclesiastiche lo vedevano come un testo irriverente nei confronti dell’autorità.

 

IL FACINO DURATURO – Il libro è un’archeologia del potere, condotta con tale precisione che essa può offrire argomenti e suggerimenti pratici per entrambi i potenziali soggetti: tiranni o difensori della libertà, da qui il suo fascino duraturo attraverso i secoli. Ma può anche essere visto come una tesi disincantata sulla natura umana di un uomo deluso che aveva visto tutto, ma era ormai un estraneo politico.

 

10 dicembre 2013

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