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Gianmaria Testa, “Scrivere per i più piccoli è presuntuoso, ma aiuta a tener vivo il bambino che c’è in ogni adulto”

''Forse pensare di scrivere per i bambini è pura presunzione. Alla fine si scrive come sempre per se stessi o al massimo, quando si riesce, a quella parte ancora viva di noi che continua imperterrita a credere nei sogni''. Ad affermarlo Gianmaria Testa, autore di ''Ninna nanna dei sogni''...

L’autore del disco/libro “Ninna nanna dei sogni” parla della sua opera,  resa ancora più tenera dalle illustrazioni di Altan, sottolineando come i bambini abbiano un loro linguaggio, ricco e spesso più efficace rispetto a quello degli adulti

MILANO – “Forse pensare di scrivere per i bambini è pura presunzione. Alla fine si scrive come sempre per se stessi o al massimo, quando si riesce, a quella parte ancora viva di noi che continua imperterrita a credere nei sogni”. Ad affermarlo Gianmaria Testa, autore di “Ninna nanna dei sogni”, un tenero libro della buonanotte che contiene un cd con un’inedita ninna nanna cantata dalla sua calda voce e accompagnata dalle bellissime immagini di Altan, il più noto e apprezzato disegnatore italiano di storie per bambini. Gianmaria Testa ci parla di questa sua opera, edita da Gallucci, voluta per riscoprire la magia del sonno e la meraviglia dei sogni per i più piccoli.

Come nasce l’idea di questo libro/disco per bambini?
Un mio amico, il giudice Giancarlo Caselli, dopo un mio concerto a Torino nel novembre 2011 mi chiese se potevo scrivere una ninna nanna per la sua nipotina appena nata. Accettai. Un mese dopo, ricevetti una telefonata dalla Procura della Repubblica di Torino; era il dottor Caselli che mi voleva parlare, per chiedermi se avessi scritto la ninna nanna per sua nipote Emma, “minacciandomi” di farmi arrestare in caso contrario. Durante una mia tournée a gennaio ho scritto la ninna nanna. Avevamo in casa dei libri-dischi di Gallucci, e ci è venuto in mente di pubblicarla, con la fortuna di avere l’appoggio di un’artista come Antan nei disegni.

Lei appartiene alla tradizione del cantautorato italiano. Quali sono le peculiarità delle sue composizioni? Come cambia lo stile a seconda del pubblico, e in particolare quando ci si rivolge a dei bambini?
Le canzoni sono diverse dalle poesie. La poesia è una forma di arte di per sé completa, mentre la canzone ha bisogno di una melodia,  un’armonia, un ritmo, un’interpretazione. Mentre scrivevo questa ninna nanna, mi sono detto che probabilmente per un adulto decidere di scrivere per bambini è presuntuoso, perché i bambini hanno un loro linguaggio molto ricco, fatto di neologismi spesso più efficaci delle parole codificate.  L’ho scritta lo stesso. Credo che dentro di noi un pezzo di sogno infantile rimanga, o quanto meno cerchiamo di non farlo morire del tutto.

Quanto è importante trasmettere ai bambini l’incanto dei sogni? Cosa hanno da insegnare la musica e la poesia ai bambini?
I sogni, specialmente in momenti “complicati” come questi, sono una componente importante. Un sogno significa aver voglia di un cambiamento. Ai bambini si può trasmettere molto, perché la musica e la poesia sono linguaggi senza età. L’importante che essi abbiano un elemento di verità, che non contengano menzogne e non siano soltanto dei prodotti. I bambini possono ricevere molto dalle forme di comunicazione alternative alla parola parlata, a condizione che esse siano utilizzate in modo etico.

Ritiene che i più piccoli siano un pubblico ricettivo all’ascolto della musica e a queste forme artistiche?
L’istinto dei bambini è quello di utilizzare queste forme più libere e meno codificabili rispetto alla parola. I bambini disegnano volentieri, creano storie, hanno un mondo molto più variegato, abbastanza libero dalle sovrastrutture di cui noi adulti ritengo siamo discretamente vittime. Ritengo che i bambini siano nel loro mondo quando si trovano in mezzo ai colori, alla musica, alle parole “non ufficiali”.

 

4 gennaio 2013

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