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Fiere d’arte contemporanea, il divario tra l’Italia e gli altri Paesi europei

LA CRITICA QUOTIDIANA – Nel campo dell'arte contemporanea, che pure dovrebbe vedere il nostro Paese, con il suo patrimonio, svettare sulle altre nazioni come grande potenza, il sistema Italia non funziona...

Antonio Galdo su Il Messaggero evidenzia come le politiche italiane che regolano il mercato dell’arte contemporanea siano svantaggiose rispetto al resto d’Europa e scoraggino gli acquirenti

LA CRITICA QUOTIDIANA –  Nel campo dell’arte contemporanea, che pure dovrebbe vedere il nostro Paese, con il suo patrimonio, svettare sulle altre nazioni come grande potenza, il sistema Italia non funziona. Mentre le Fiere dell’arte contemporanea crescono nel resto d’Europa, qui perdono progressivamente di importanza. È il triste dato rilevato da Antonio Galdo su Il Messaggero.

LE FIERE EUROPEE – Fino a poco tempo fa, due erano gli eventi chiave nel mercato dell’arte contemporanea: la Fiera di Basilea e la Frieze Art a Londra. Ma in questi ultimi anni il panorama sta cambiando e sempre più si affacciano sulla scena altri appuntamenti chiave, in primo luogo la Fiac di Parigi. Mentre Basilea presidia solidamente la sua posizione, grazie alla sua capacità di attirare acquirenti dal mercato americano, Parigi e Londra competono differenziando i loro ruoli. La “Frieze Art, con 152 gallerie presenti è sempre più un appuntamento per il club dei collezionisti”, la Fiac invece – la cui ultima edizione ha visto la partecipazione di 184 gallerie – non guarda solo a questo mercato, ma anche alle acquisizioni dei musei. “I fondi regionali di arte contemporanea, che si aggiungono a quelli nazionali e alimentano le acquisizioni da parte dei musei del territorio”, infatti, “hanno un budget di circa 20 milioni di euro, soldi che favoriscono il lavoro degli artisti”. Nel frattempo, arriva un’altra spallata da Madrid. L’Arco (la Fiera di arte contemporanea che si è appena conclusa) “ha visto la partecipazione di 200 gallerie da tutto il mondo e oltre 100mila visitatori”.

LE FIERE ITALIANE – Ben diversa la situazione italiana. I due appuntamenti principali, Arte Fiera a Bologna e Artissima a Torino, hanno perso progressivamente prestigio. Nell’edizione 2014, lo scorso gennaio, della Fiera bolognese in teoria il numero degli espositori è cresciuto del 28%, ma solo perché gli organizzatori hanno aperto anche alle gallerie che trattano opere ottocentesche o perfino arte antica. A Torino invece “tutto si è ridimensionato, dagli espositori in arrivo dall’estero, sempre meno, fino al budget, tagliato all’osso”.

POLITICHE A FAVORE DELL’ARTE ALL’ESTERO – Ma quali politiche, negli altri Paesi europei, rendono possibile questa falcata in avanti? Il governo spagnolo ha accolto gli acquirenti con un tagli dell’Iva dal 21% al 10%. In Francia “l’Iva […] è al 5,88% e non si applica agli acquirenti che arrivano da paesi esterni all’Unione, a partire dai compulsivi collezionisti americani”.

LE CARENZE DEL SISTEMA ITALIA – E in Italia? L’Italia mostra un doppio volto: grande vitalità sul territorio, ma gravi carenze del sistema. “I galleristi, che pure sono tanti e talvolta vulcanici nelle loro attività, fanno quello che possono, strangolati da un’Iva folle” – al 20%, tra le più alte d’Europa – “che taglia le gambe alle vendite”. I musei, d’altra parte, “sprofondano, non tanto per mancanza di risorse quanto per l’incompetenza di politici e amministratori […] che non hanno capito un accidente di che cosa significa, e di quanto può valere l’arte contemporanea in termini di economia, cultura, reti internazionali e slancio verso la modernità”. Insomma, una delle tante possibilità mancate per il nostro Paese.

13 marzo 2014

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