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Cosa leggere in estate, ecco i 10 libri da portare con sé in montagna

Quale sarà la meta delle vostre vacanze? Qualunque sia la destinazione, siamo sicure che nella valigia di un vero booklover non possano mancare dei libri. E dopo aver pubblicato...

MILANO – Quale sarà la meta delle vostre vacanze? Qualunque sia la destinazione, siamo sicure che nella valigia di un vero amante della lettura non possano mancare dei buoni libri. E dopo aver pubblicato i 10 libri per la vostra vacanza in crociera, ecco per voi la top 10 dei libri da non dimenticare a casa per una vacanza in montagna.

1. CORDE RIBELLI. RITRATTI DI DONNE ALPINISTE di López Marugàn Arantza – Una nobildonna francese sul Monte Bianco nella prima metà dell’Ottocento; una famosa archeologa inglese sul Finsteraarhorn e una suffragetta americana sull’Huascaràn all’inizio del Novecento; le prime scalatrici che pretesero di arrampicare da capocordata alla pari con i loro compagni; un’alpinista sovietica fedele innanzitutto alla solidarietà; la polacca che divenne la più grande himalaysta di tutti i tempi… Nove racconti, ciascuno dedicato a un episodio saliente della vita di altrettante donne diversissime tra di loro, che nell’arco di quasi due secoli, spinte dalla passione per la montagna, hanno sfidato le convenzioni sociali o la diffidenza dei loro colleghi alpinisti, per realizzare un sogno di indipendenza.

2. EVEREST 1953 di Mick Conefrey – 2 giugno 1953: mentre la Gran Bretagna festeggia l’incoronazione di Elisabetta II, i media diffondono le prime notizie su un altro avvenimento epocale: la conquista dell’Everest, la montagna più alta della Terra. Il neozelandese Edmund Hillary e lo Sherpa Tenzing Norgay sono i primi uomini a salire sul tetto del mondo. A sessant’anni da questa straordinaria impresa, Mick Conefrey ricostruisce, attraverso documenti inediti e interviste di prima mano con i protagonisti, le vicende che portarono al successo inglese. E rivela tutti i retroscena, le crisi e le polemiche – sia in parete che in patria che nessuno ha mai raccontato: dalla ricerca rocambolesca dei finanziamenti alla ribellione degli Sherpa, dalle condizioni meteo avverse all’ostilità della stampa nazionale. Grazie alla sua appassionata ricerca tra le lettere, i diari e i ricordi dei protagonisti di allora, Conefrey ha scritto un libro su una delle pagine più epiche dell’alpinismo di tutti i tempi.

3. TI SCRIVERO’ DAI CONFINI DEL CIELO di Tanis Rideout – 8 giugno 1924. Sull’Himalaya, due uomini tentano la scalata della vetta più alta del mondo, l’ultima ancora da conquistare. Quando è partito, George Mallory ha promesso alla moglie Ruth che non avrebbe mai smesso di scriverle. Le ha promesso che, arrivato in cima all’Everest, vi avrebbe posato una sua foto. E che, dopo, sarebbe tornato da lei, per non partire mai più. Per mesi Ruth si è aggrappata a quelle parole, le ha custodite come un segreto, una parte di George soltanto sua. Quell’8 giugno, Ruth non sa ancora che il destino si è già compiuto, e che al termine di quelle ventiquattro ore ne riceverà infine notizia. Il nome di George Mallory sta per passare alla Storia, ma sarà lei a portare nel cuore ciò che appartiene solo a loro due. E’ una grande storia d’amore tra un uomo e una montagna, la storia di una folle sfida dal prezzo troppo alto. Ma è anche il resoconto straordinariamente autentico e commovente di un altro amore: quello tra George e Ruth, spezzato da qualcosa di troppo grande per entrambi.

4. TUTTI GLI UOMINI DEL K2 di Mirella Tenderini – C’è il K2 del Duca degli Abruzzi, quello di Houston, quello di Desio, di Bonatti, di Diemberger, di Viesturs. Ogni salita è una storia a sé, un’avventura diversa da tutte le altre. In questo libro, invece, Mirella Tenderini racconta la montagna; è lei la protagonista e l’artefice del destino di centinaia di uomini che da secoli l’hanno ammirata, idolatrata, salita, esplorata, oppure ancora conquistata, espugnata. In quest’ultima accezione il K2 è la montagna degli italiani e la spedizione guidata da Desio nel 1954 è uno spartiacque nella storia del K2 e delle spedizioni alpinistiche. Il modo in cui fu condotta e le polemiche che ha scatenato sono tutt’ora materia incandescente che ha ancora tanti lati oscuri e che l’autrice riesce a mettere a fuoco ripercorrendo tutte le tappe che portarono al raggiungimento della vetta. Una storia di uomini, di rivalità, di generosità e di contrasti, di nazionalismi e individualismi.

5. NELLE TERRE ESTREME di Jon Krakauer – Nell’aprile del 1992 Chris McCandless si incamminò da solo negli immensi spazi selvaggi dell’Alaska. Due anni prima, terminati gli studi, aveva abbandonato tutti i suoi averi e donato i suoi risparmi in beneficenza: voleva lasciare la civiltà per immergersi nella natura. Non adeguatamente equipaggiato, senza alcuna preparazione alle condizioni estreme che avrebbe incontrato, venne ritrovato morto da un cacciatore, quattro mesi dopo la sua partenza per le terre a nord del Monte McKinley. Accanto al cadavere fu rinvenuto un diario che Chris aveva inaugurato al suo arrivo in Alaska e che ha permesso di ricostruire le sue ultime settimane. Jon Krakauer, con l’aiuto della famiglia di Chris, si è dedicato alla ricostruzione del lungo viaggio del ragazzo: due anni attraverso l’America all’inseguimento di un sogno. ‘Nelle terre estreme’, non è solo la ricostruzione degli eventi che portarono Chris McCandless alla morte, è anche una metafora sul rapporto tra la nostra civiltà e la natura che la circonda, è un formidabile tentativo di penetrare le segrete vibrazioni che percorrono tutte le giovinezze, è un viaggio del corpo e dell’anima scritto da un maestro del racconto d’avventura che qui si mette in gioco lasciandosi coinvolgere – assieme al lettore – dalle figure eroiche di cui narra.

6. FUGA SUL KENYA di Felice Benuzzi – Nel 1943 tre prigionieri di guerra italiani, Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti evasero dal campo di prigionia britannico a Nanyuki, in Kenya, al solo scopo di scalare il Monte Kenya. Si erano preparati per mesi, di nascosto, procurandosi con mille espedienti i materiali per costruire ramponi, piccozze, corde. Non avevano carte topografiche e quasi alla cieca attraversarono la foresta equatoriale per giungere ai piedi della montagna. Il triestino Benuzzi era un alpinista esperto, così come il genovese Balletto, e riuscirono con successo “nell’assalto alla vetta’ raggiungendo la cima della Punta Lenana (4985 metri). Dopo aver piantato il tricolore, i due si riunirono a Vincenzo e, insieme, fecero ritorno a Nanyuki dove si consegnarono alle autorità. D’altronde non sarebbe stato possibile per loro fuggire: il paese neutrale più vicino era il Mozambico che distava più di mille chilometri. Agli inglesi, comunque, toccò organizzare una spedizione per togliere la bandiera italiana da Punta Lenana, dove aveva orgogliosamente sventolato per alcuni giorni.

7. LE VALLI DEGLI ASSASSINI di Freya Stark – Insieme a Lawrence d’Arabia, Freya Stark è considerata come uno dei massimi esponenti della stirpe dei viaggiatori inglesi: negli anni Venti e Trenta del secolo scorso Freya Stark percorse con ogni mezzo di locomozione possibile le regioni più remote della Persia e dell’Arabia. Ma La Stark, come sintetizza Alberto Moravia nella prefazione del volume ‘Le valli degli assassini’, non fu solo una raffinata esploratrice: in lei convivevano curiosità, sensibilità e una profonda cultura. Nel racconto di questo suo libro, agli inizi degli anni Trenta del Novecento, con qualche guida del luogo a volte poco affidabile, parte a cavallo dall’Iraq e attraversa impavida le montagne del Luristan iraniano diretta alle ‘Valli degli Assassini’, i rifugi medievali della setta del Grande Vecchio della Montagna, la cui storia si confonde con la leggenda, che vuole derivare l’appellativo di ‘assassini’ all’uso sfrenato e coatto dell’ hashish, da parte dei suoi adepti, conosciuti come ‘hashishin’.

8. VENTI RACCONTI ALLEGRI E UNO TRISTE di Mauro Corona – Momenti di vita di montagna e di paese che diventano aneddoti, episodi esilaranti, addirittura miti e leggende da tramandare alle generazioni future. Storie come quella di Rostapita, Clausura e Santamantiglia, riuniti per ammazzare il maiale ma troppo ubriachi per riuscire a farlo, o come quella di don Chino, prete in gioventù affascinante ora anziano e acciaccato tanto da non riuscire a inerpicarsi per benedire la casa più arroccata del paese, quella di Polte che, per ripagarlo del mancato servizio, quasi lo ammazza lanciandogli addosso una forma di formaggio. Espedienti, soluzioni per guadagnarsi in qualche modo la vita, storie bizzarre e anche un po’ magiche che non mancano di far riflettere, ma soprattutto: “roba da ridere, in un mondo che non sa più ridere”.

9. LA VOCE DEGLI UOMINI FREDDI di Mauro Corona – C’è un popolo che vive di stenti in una terra ostile. Una terra in cui nevica sempre, anche d’estate, le valanghe incombono dalle giogaie dei monti e le api sono bianche. E gli uomini hanno la carnagione pallida, il carattere chiuso. Però è gente capace di riconoscenza, di solidarietà silenziosa, uomini e donne con un istinto operoso che li fa resistere senza lamentarsi, anzi, addirittura lavorare con creativa alacrità, con una fierezza gioiosa, talvolta, pronti a godere dei rari momenti di requie, della bellezza severa del paesaggio, della voce allegra del loro ‘campo liquido’, il torrente che, scorrendo sul fondo della valle, dà impulso a segherie e mulini. Il torrente è una delle voci di questi uomini freddi solo all’apparenza, ed è l’acqua – neve allo stato liquido, si potrebbe dire, che, se da un lato mette in moto tutte le attività, dall’altro innesca il dramma che sta sospeso su quelle vite grame eppure, in qualche modo, felici.

10. LA CASA DEI SETTE PONTI di Mauro Corona – Sull’Appennino tosco-emiliano, non lontano dall’Abetone, c’è una valle stretta e tortuosa, e in fondo una casa, una piccola casa con il tetto coperto di plastica colorata e due comignoli che buttano fumo sempre, estate e inverno. Un industriale della seta torna ai boschi dove un tempo andava a far funghi e la vede, quella casa. Malgrado il fuoco acceso sembra disabitata. È incuriosito. Entra. E lì comincia la sua avventura, che lo strappa alla mesta quotidianità del danaro e del potere per precipitarlo dentro un vertiginoso delirio, che è prova e passaggio, alla scoperta di sé. Mauro Corona scrive una piccola grande storia che suona come un apologo ed è allegoria della condizione umana quando perde di vista la semplicità dei valori cardine.

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