Non ricordo dove fossi il 19 luglio del 1992 alle ore 16.58. Avevo 7 anni. Era di domenica ed è molto probabile che fossi dalla nonna, che abitava in una cittadina vicina alla mia. Quel pomeriggio avrò sicuramente mangiato un Buondì o quelle brioche magnifiche che oggi non fanno più: si chiamavano i Soldini. Si trattava di normali brioche Mulino Bianco ma con qualcosa di speciale: sulla cima c’era una moneta di cioccolato.
Forse erano davvero così buoni, o forse è la nostalgia che accresce i sapori, li mitizza, li idealizza come fanno gli innamorati non corrisposti.
E, allora, devo ammettere che ho un po’ di nostalgia per quel tempo trascorso.
Forse, come canterebbe Ivano Fossati, era un tempo sognato che bisognava sognare. Forse fu quello l’anno in qui un moto collettivo dette l’idea che davvero si potesse cambiare il mondo. Sconfiggeremo le mafie: lo dicevano tutti. Era un discorso che, anche nei bar, era diventato quasi più importante dei gol di Maradona e Van Basten.
Avevo 7 anni. Vivevo in Molise. E mi piacevano i Soldini.
Non sapevo cosa succedeva nel mondo. Non sapevo che in Sicilia c’era qualcuno che si era messo in testa di fare il proprio lavoro e di combattere il male, come l’Uomo Tigre.
Oggi, che sono passati 20 anni, i Soldini non ci sono più e Maradona e Van Basten non giocano più. Mia nonna non c’è più. Io ho già i capelli bianchi e una assai precoce nostalgia del passato.
Oggi, che sono passati 20 anni, alle ore 16.58 del 19 luglio 2012, rileggerò le parole di Paolo Borsellino, che alla domanda «Come e perché è diventato giudice?» rispose:
Sono diventato giudice perché nutrivo grandissima passione per il diritto civile ed entrai in magistratura (…) Scelsi di rimanere in Sicilia e a questa scelta dovevo dare un senso. I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma se amavo questa terra di essi dovevo esclusivamente occuparmi. Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressoché esclusivamente della criminalità mafiosa.
Poi farò una pausa, e ripartirò più lento:
E sono ottimista perché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e non, hanno oggi attenzione ben diversa (…) Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.
Andrea Gentile
19 luglio 2012