8 libri imperdibili per appassionati di cinema e serie tv

3 Maggio 2025

Scopri 8 libri imperdibili per appassionati di cinema e serie tv che arricchiranno la tua esperienza visiva e la tua collezione letteraria.

8 libri imperdibili per appassionati di cinema e serie tv

Cinema e televisione non sono solo intrattenimento. Sono specchi e motori del nostro immaginario, archivi emozionali collettivi che modellano desideri, paure, identità. Dai grandi schermi delle sale ai piccoli schermi tascabili dei nostri smartphone, le storie visive ci accompagnano e, spesso, ci educano. In un’epoca in cui ogni giorno nasce una nuova serie e ogni algoritmo tenta di dirci cosa guardare, fermarsi a riflettere su cosa stiamo davvero vedendo e perché è più che mai necessario.

8 libri sul cinema e la tv: capirlo, amarlo e ricordarlo tra saggi e romanzi

Non si tratta solo di classificare i generi, di recensire le uscite o stilare classifiche. Si tratta di ricostruire una genealogia delle immagini che ci hanno reso quelli che siamo.

La scena americana di Roberto De Gaetano 

La scena americana è un saggio visionario che unisce filosofia, letteratura e cinema per raccontare non solo un Paese, ma un’idea. Più che un libro sull’America, è un libro su ciò che l’America fa al nostro immaginario: lo scuote, lo fonda, lo costringe a ripensarsi.

Diviso in tre sezioni (filosofia, letteratura, cinema) questo volume è un attraversamento colto e appassionato di quello che potremmo definire “il mito americano”, con le sue luci abbaglianti e le sue zone d’ombra. L’autore parte da un’affermazione potente: l’America è il nome di un’origine nuova, non ereditata ma fondata. Da lì, prende forma un viaggio critico che attraversa l’epica del Nuovo Mondo attraverso le voci di Whitman, Melville, Hawthorne, Kafka, Cavell, Moravia, fino ad arrivare a Welles, Ford e il grande cinema americano.

Non c’è idealizzazione né semplice critica: La scena americana si muove con intelligenza nell’ambivalenza, mettendo in luce come l’esperienza americana sia allo stesso tempo utopia e messa in crisi della realtà, fondazione e fallimento, epica e spettacolo. La geografia americana diventa mito, la letteratura un luogo di tensioni morali e sociali, il cinema un dispositivo di visione e rivelazione.

De Gaetano scrive con precisione accademica ma con un ritmo che tiene incollati alla pagina. Ogni capitolo è un invito alla riflessione, ogni passaggio accende un pensiero nuovo. Si legge come un saggio ma si assorbe come un racconto, in cui ciò che emerge non è tanto la descrizione dell’America quanto il suo effetto su di noi: spettatori, lettori, pensatori.

Questo libro è per chi vuole comprendere il senso profondo dell’“essere americani” e per chi ha capito che per farlo, bisogna leggere l’America come si legge un mito fondativo, fatto di storie che vogliono cambiare il mondo. È anche un libro per chi ama la saggistica che osa, che intreccia campi diversi, che non ha paura di sporcarsi le mani con la cultura pop per arrivare a dire qualcosa di vertiginosamente vero. Un saggio che si fa scena: da leggere, discutere, regalare.

 

La nostra storia. Tutto il mondo di Happy Days di Giuseppe Ganelli e Emilio Targia

Un tuffo al cuore. Un’enciclopedia affettiva. Un’operazione di archeologia pop che è anche dichiarazione d’amore. La nostra storia non è semplicemente un libro su Happy Days: è la capsula del tempo definitiva per chi è cresciuto sognando con Fonzie, Richie, Joanie e Mr. Cunningham. Ganelli e Targia costruiscono un volume monumentale, denso di immagini, aneddoti, curiosità e retroscena che trasformano ogni pagina in un ritorno al passato tanto vivido quanto emozionante.

Con la prefazione di Henry Winkler (Fonzie in persona) e la postfazione di Max Pezzali, che fa di questo libro anche un ponte tra generazioni italiane,  l’opera racconta come una sit-com ambientata negli anni Cinquanta abbia saputo definire l’immaginario collettivo degli anni Settanta e Ottanta. E non solo in America: in Italia Happy Days ha avuto un impatto trasversale, modellando gusti, linguaggi e nostalgie.

Il volume esplora ogni angolo dell’universo della serie: dalla nascita nei corridoi della ABC all’esplosione del fenomeno Fonzie, dalle scelte registiche alle biografie degli attori, dagli oggetti di scena iconici alla ricezione culturale in Italia, con testimonianze, memorabilia e vere chicche da collezione. Il risultato è un testo ricco, colorato e sorprendentemente politico, che mostra come l’“America buona” delle famiglie felici fosse anche un prodotto costruito per far fronte al disincanto di un’epoca.

Ganelli e Targia non si limitano a documentare: sanno narrare. La voce è calda, coinvolgente, complice. Non cercano l’oggettività sterile dell’analisi televisiva, ma l’emozione condivisa di chi si è sentito parte di quella grande famiglia. Il libro ci ricorda che Happy Days non è stata solo una serie tv, ma un’educazione sentimentale collettiva.

In una parola: imperdibile. Per chi ha vissuto quegli anni, per chi vuole scoprire da dove nasce l’affetto per i telefilm cult, per chi cerca ancora, nella tv e nella vita, qualcosa di “cool” e senza tempo.

Vuoi tornare a quando bastava un juke-box, un milkshake e una giacca di pelle per cambiare il mondo? La nostra storia è il tuo portale.

 

Guida tascabile per maniaci dei film

Se Hollywood Babilonia è l’inferno glam del cinema, questa guida è il suo manuale segreto. Con 700 pagine fitte di nomi, citazioni, elenchi, premi, frasi memorabili, baci sullo schermo e animali famosi nei film, questo libro si legge come una seduta spiritica collettiva davanti a una videoteca impazzita. È il compendio nerd perfetto per chi vuole immergersi nel lato più folle, dettagliato e adorabilmente maniacale della settima arte.

Perfetto per chi ha amato The 88 Fools, i cinefili pop di Rebibbia, per chi ha la memoria piena di battute da Tarantino e il cuore che batte come la pellicola di un vecchio 35mm.

 

Hollywood Babilonia Vol 1-2 

C’è una Hollywood che non trovi sulle brochure patinate dei festival o nelle monografie da cineteca. Una Hollywood più vera proprio perché meno edificante. Una Babilonia moderna, traboccante di scandali, lussurie, ambiguità, disastri e fantasmi. È questa la Hollywood raccontata da Kenneth Anger nei suoi due volumi leggendari: Hollywood Babilonia e Hollywood Babilonia 2. Due libri che non sono saggi, né romanzi, né veri reportage: sono antimiti narrati con la voce di un cinefilo visionario e crudele, un Laforgue dell’industria del sogno.

In queste pagine, le dive cadono dal piedistallo e gli attori si trasformano in reliquie maledette. I gossip diventano struttura narrativa, i pettegolezzi motore della storia. E se Susan Sontag li definì “leggendari come ciò di cui parlano”, è perché Anger comprese per primo una verità scomoda: Hollywood è l’unica vera mitologia del nostro tempo, e la sua forza deriva proprio dalla sua oscenità, dalla sua spettacolare decadenza.

Ogni overdose, ogni scandalo sessuale, ogni suicidio in diretta non è solo cronaca nera, ma alimentazione del mito. La Metro Goldwyn Mayer diceva: “più stelle che in cielo”, ma dimenticava di aggiungere: “più cadaveri nei suoi cassetti”. E Anger apre proprio quei cassetti, con la delicatezza di un entomologo e la ferocia di un punk d’altri tempi.

 

Il libro dei film

Se Hollywood Babilonia racconta i peccati mortali del cinema e Guida tascabile per maniaci dei film ne celebra l’adorazione compulsiva, Il libro dei film è lo strumento perfetto per decifrarne la grammatica.

Chi ama il cinema non vuole solo emozionarsi: vuole capire perché un finale ci lascia storditi, perché certe inquadrature ci restano nella testa, perché un film diventa culto. E questo libro lo spiega con chiarezza, passione e una veste visiva coinvolgente.

Tra noir decostruiti (Chinatown), narrazioni frammentate (Pulp Fiction), prospettive multiple (Rashomon) e capolavori da riscoprire, ogni pagina è un invito a guardare di nuovo ciò che pensavamo di conoscere.

Perfetto per cinefili in erba e veterani del divano, Il libro dei film è una piccola cineteca portatile e una bussola critica, una guida per orientarsi tra i grandi titoli del passato e le ossessioni del presente. E, forse, anche un modo per capire che il cinema ci racconta molto più di quanto pensiamo. Anche quando non ce ne accorgiamo.

 

SeGreta Garbo. La prima diva queer di Stefano Mastrosimone

Un’icona silenziosa, un enigma visivo, un’identità sfuggente che oggi possiamo finalmente nominare: queer.

In un panorama editoriale dove le biografie spesso si limitano alla cronaca ordinata di una vita, SeGreta Garbo sceglie un altro approccio: quello della rivelazione affettiva, dello sguardo queer che legge tra le pieghe, che ascolta i silenzi, che cerca verità nei dettagli volutamente opachi. Stefano Mastrosimone ci consegna non solo il ritratto della donna più sfuggente della storia del cinema, ma anche un esercizio di decostruzione critica del mito hollywoodiano classico.

Garbo non fu mai “solo” una diva. Fu un universo. Un volto impossibile da dimenticare, ma anche una presenza che spariva, che sfuggiva allo sguardo maschile per affermare un’identità irriducibile alle categorie tradizionali. In queste pagine, emerge il suo lato più vulnerabile, privato, erotico e politico: la sua sessualità fluida, le relazioni con donne che per decenni sono state relegate a sussurri di corridoio, la costruzione di un’immagine androgina che ha anticipato ogni estetica non binaria.

Mastrosimone non scivola mai nel gossip gratuito: ogni capitolo è frutto di studio, di analisi d’archivio, ma anche di empatia. Il libro è attraversato da una tensione etica: restituire a Garbo il diritto di essere letta come figura queer senza spettacolarizzarla. Non si tratta di outing postumo, ma di restituzione storica.

A emergere è un ritratto complesso e modernissimo. Garbo non era solo una diva degli anni Trenta. Era, e resta, un simbolo queer ante litteram. Una donna che ha fatto del mistero una forma di resistenza, dell’ambiguità una dichiarazione, del ritiro un atto politico.

In un’epoca in cui tutto deve essere dichiarato, mostrato, monetizzato, la sua distanza diventa oggi una provocazione potentissima.

Da leggere se ti affascinano: le icone femminili queer nella storia del cinema, le biografie che uniscono rigore e sensibilità, il desiderio di scardinare la mitologia hollywoodiana dall’interno. Garbo voleva restare sola. SeGreta Garbo ci spiega il perché. E, soprattutto, perché oggi abbiamo il dovere di parlarne.

 

Di luce e polvere di Esther Kinsky

C’è una parola, “Mozi”, che in un paesino dimenticato dell’Ungheria risuona come un richiamo ancestrale: significa cinema, ma nelle mani di Esther Kinsky diventa molto di più. Di luce e polvere è un romanzo sottile e luminoso, che intreccia memoria e invenzione, realtà e malinconia, come solo i film sanno fare. O come la buona letteratura, quando decide di parlare proprio del potere visionario del cinema.

Una donna senza nome, una narratrice inquieta e contemplativa, arriva nella grande piana ungherese. È straniera, è in viaggio, ma non solo nello spazio: è in cerca di un senso, di un’eco, forse di una forma di bellezza che resista al tempo. E lì, in mezzo alla polvere, trova un cinema abbandonato. Lo acquista. E con l’aiuto di personaggi indimenticabili come Józsi, il proiezionista riconvertito in meccanico, e Ljuba, la moglie incantata da un film interrotto da un fulmine, restituisce vita a un luogo che era sogno collettivo.

Kinsky non racconta solo la riapertura di una sala: racconta la resurrezione di un’epoca. Lo fa con una lingua evocativa, sospesa, piena di riverberi poetici e dettagli concreti. Ogni pellicola ritrovata, ogni poltrona sistemata, ogni fotogramma proiettato è una dichiarazione d’amore per quello che il cinema è stato: un tempio fragile, costruito con la luce e la polvere. E ora che le esperienze si frammentano e si consumano da soli, quella sala torna a essere un gesto ostinato e rivoluzionario.

Con citazioni sottili ai maestri del grande schermo, Di luce e polvere è insieme una fiaba moderna, un diario di viaggio e un saggio sul desiderio collettivo di sognare insieme. È un libro che ti avvolge piano, come la luce tremolante di un proiettore antico. Ti lascia con un senso di struggimento e gratitudine. Per la bellezza che resiste. Per il cinema. E per la scrittura che sa evocarlo così.

Se amate il cinema come luogo dell’anima, se credete che la nostalgia possa essere fertile, se cercate un libro che sa essere tenero e intellettuale, lento e incantato: questo romanzo vi aspetta con le tende rosse pronte ad aprirsi.

Un atto d’amore. Un atto di resistenza. Un capolavoro silenzioso.

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