Costanza, arriva la serie tv tratta dai romanzi di Alessia Gazzola

28 Marzo 2025

Scopri perché la serie tv "Costanza", con protagonista il personaggio ideato da Alessia Gazzola, è un inno alla leggerezza intelligente e all'originalità.

Costanza, arriva la serie tv tratta dai romanzi di Alessia Gazzola

Costanza Macallè, personaggio creato dalla penna di Alessia Gazzola, è la protagonista del romanzo “Questione di Costanza“, primo titolo della trilogia ambientata tra le colline dell’Umbria. Costanza diventa ora volto e voce di una serie TV che promette di coniugare ironia, mistero e quel tocco di umanità che ha reso celebri i personaggi dell’autrice messinese.

La prima delle 4 puntate previste andrà in onda domenica 30 marzo alle 21.30 su Rai 1. La serie, attesissima dai fan, riesce a conservare lo spirito brillante del libro e a dare nuova vita alla figura di una donna imperfetta, brillante, irresistibilmente reale.

Costanza è una serie tv che unisce giallo e introspezione, ironia e malinconia, e lo fa senza forzature. È perfetta per chi ha amato Alice Allevi, ma anche per chi cerca una fiction femminile che sappia andare oltre gli stereotipi. Perché Costanza è una donna che lotta con la sua vita, ma non smette mai di provare a ricostruirsi. Perché il mistero, qui, è anche un modo per parlare di identità, di passato, di memoria. E perché, in un panorama televisivo spesso dominato da figure urlanti o iper-performanti, Costanza Macallè ci ricorda che si può essere speciali anche senza esserlo affatto.

Costanza, la nuova protagonista della serie tv

Costanza non è un medico legale come Alice Allevi, ma un’anatomopatologa altrettanto curiosa, ironica e sopra le righe. Trentacinque anni, una figlia piccola, una carriera sospesa e un trasferimento improvviso a Valdiluce, cittadina immaginaria tra i borghi umbri, dove trova impiego in un istituto di medicina legale che si occupa di studiare resti umani di epoca antica.

La sua missione è scientifica, ma presto si trasforma in una vera e propria indagine storica. Quando viene scoperto lo scheletro di una giovane donna vissuta nel Settecento e brutalmente uccisa, Costanza, pur non essendo una detective,  inizia a indagare con passione e testardaggine, dando vita a una narrazione a metà tra giallo, fiction medica e romanzo di formazione.

La forza della serie Costanza sta proprio nel saper bilanciare leggerezza e profondità. Come nel romanzo, i toni non sono mai cupi: anche davanti alla morte o alla scoperta di un crimine del passato, Costanza non perde mai il suo sguardo ironico, a volte disincantato, spesso tenero. È una donna che si arrangia, che inciampa, che prova e riprova. Ed è proprio per questo che conquista.

A differenza di molte eroine televisive, Costanza è consapevole dei propri limiti: single, madre, ex brillante professionista in cerca di un nuovo equilibrio, si muove tra ossari, laboratori, cortili ombrosi e paesini chiusi e diffidenti, portando con sé una valigia carica di sarcasmo e malinconia.

Uno degli elementi più riusciti della serie, e del romanzo, è la voce narrante: il punto di vista unico di Costanza, che osserva tutto con distacco ma mai senza empatia. È questo sguardo che rende ogni episodio più di una semplice trama investigativa. Il mistero, infatti, diventa lo spunto per riflettere sul passato e sul presente, sulla solitudine, sulla maternità, sulla paura di ricominciare. L’autrice Alessia Gazzola ha sempre saputo creare protagoniste complesse, e anche in Costanza riesce a centrare il bersaglio con una figura femminile moderna, sfaccettata, né perfetta né stereotipata.

Il racconto al femminile qui si arricchisce di una componente fondamentale: la maternità. Costanza è madre di una bambina che sente di dover proteggere e crescere, ma anche una donna che ha dovuto mettere in pausa sé stessa. Il suo lavoro nel laboratorio forense è anche un modo per riconnettersi alla propria identità professionale e per scoprire, nel dialogo tra vivi e morti, qualcosa in più su sé stessa.

Atmosfere umbre e misteri sepolti

La scelta dell’ambientazione è vincente: Valdiluce, seppur fittizia, raccoglie il meglio dell’immaginario umbro. I paesaggi collinari, i conventi abbandonati, le piazze silenziose, il senso del tempo che si dilata. È qui che la serie costruisce la sua estetica visiva fatta di luce naturale, dettagli materici, colori polverosi. Ogni luogo sembra custodire un segreto, e il contrasto tra la vita contemporanea di Costanza e i frammenti del passato restituisce un’atmosfera sospesa, poetica e insieme narrativa.

La ricostruzione del mistero storico al centro della trama, infatti, non è mai fine a sé stessa: la giovane donna ritrovata, l’identità da scoprire, il movente da intuire diventano metafore della necessità, comune a tutti,  di trovare un senso alle storie dimenticate. Costanza, scettica e razionale, finisce per lasciarsi coinvolgere sempre più emotivamente da ciò che scopre, in un crescendo che rende ogni puntata un tassello fondamentale.

Una protagonista fuori dagli schemi

Costanza Macallè è l’anti-eroina per eccellenza. Non ha ambizioni da salvatrice, non possiede talenti eccezionali, non veste abiti da superdonna. Ma ha intelligenza, ironia, senso critico e una capacità sorprendente di sopravvivere, emotivamente e professionalmente,  a tutte le batoste della vita. La sua disillusione non è mai cinismo, ma un modo per restare ancorata alla realtà, per non farsi travolgere.

La serie riesce a restituire tutte queste sfumature con grande delicatezza. La recitazione asciutta, i dialoghi ben scritti, la regia che alterna momenti più dinamici a pause narrative rendono Costanza una delle proposte più originali della stagione italiana.

© Riproduzione Riservata