Sei qui: Home » Intrattenimento » ACAB, la serie tv che esplora il confine tra ordine e caos dall’omonimo libro di Carlo Bonini

ACAB, la serie tv che esplora il confine tra ordine e caos dall’omonimo libro di Carlo Bonini

ACAB è la serie originale Netflix ispirata all'omonimo libri di Carlo Bonini che tratta il tema della violenza istituzionale e del difficile rapporto tra polizia e cittadini

ACAB, la nuova serie in sei episodi prodotta da Cattleya e ispirata all’omonimo libro di Carlo Bonini, edito in Italia da Feltrinelli. La serie riprende l’impronta del film ACAB – All Cops Are Bastards del 2012, diretto da Stefano Sollima, che qui ricopre il ruolo di produttore esecutivo. Con un cast d’eccezione e una narrazione che scava nel mondo del Reparto Mobile della Polizia, ACAB si propone di raccontare il difficile equilibrio tra legge e violenza, tra dovere e morale personale.

ACAB non è una serie che lascia indifferenti. Il tema della violenza istituzionale e del difficile rapporto tra polizia e cittadini è più attuale che mai. La serie non prende posizione, ma mette lo spettatore davanti a una realtà complessa, costringendolo a interrogarsi su cosa significhi davvero essere dalla parte della legge.

Con un cast d’eccezione, una sceneggiatura intensa e una regia che sa bilanciare azione e introspezione, ACAB si prepara a essere uno dei titoli più discussi del 2025. Un racconto che non cerca facili assoluzioni, ma che getta luce su una zona d’ombra della nostra società, con tutte le sue contraddizioni e i suoi dilemmi morali

ACAB: una battaglia su due fronti

Tutto ha inizio con un violento scontro in Val di Susa, in cui una squadra del Reparto Mobile di Roma perde il suo comandante, rimasto gravemente ferito. Mazinga (Marco Giallini), Marta (Valentina Bellè) e Salvatore (Pierluigi Gigante) sono veterani della squadra, abituati a mantenere l’ordine con metodi spesso al limite della legalità. La loro coesione, simile a quella di una famiglia, viene però messa in discussione dall’arrivo del nuovo comandante, Michele Nobili (Adriano Giannini). Uomo di principi e convinto sostenitore di una polizia moderna e democratica, Michele si scontra presto con una realtà che non lascia spazio a ideali troppo rigidi.

A complicare il quadro è il crescente malcontento popolare: un nuovo “autunno caldo” infiamma le piazze, portando la squadra a confrontarsi con tensioni sempre più accese. Ma ACAB non è solo un crime drama sugli scontri tra polizia e manifestanti: è un’indagine sulle vite personali dei protagonisti e sul peso che il loro mestiere ha nelle relazioni private. La serie esplora la difficoltà di separare la violenza quotidiana del lavoro dalla vita familiare, mettendo in luce le ripercussioni psicologiche di chi si trova costantemente sulla linea del fronte.

I personaggi e il cast

Mazinga (Marco Giallini): Veterano del Reparto Mobile, convinto che la legge si faccia rispettare solo con la forza. Uomo ruvido, ma con una sensibilità nascosta, deve fare i conti con il senso di colpa e il dubbio che forse c’è una vita oltre la polizia.

Michele Nobili (Adriano Giannini): Il nuovo comandante, esponente di una polizia riformista che si scontra con l’eredità della vecchia scuola. Idealista e razionale, dovrà capire fino a che punto può restare fedele ai suoi principi.

Marta Sarri (Valentina Bellè): Una delle poche donne nel Reparto Mobile, forte e determinata sul lavoro, ma con una vita privata piena di fragilità.

Salvatore Lovato (Pierluigi Gigante): Ex militare in Kurdistan, dedito alla disciplina e all’allenamento, ma con enormi difficoltà nel gestire le relazioni sociali.

Pietro Fura (Fabrizio Nardi): Il vero leader della squadra, sostenitore di un approccio duro e inflessibile. Dopo l’incidente, è costretto a lasciare la polizia e affrontare un futuro incerto.

Dal libro alla serie: cosa cambia?

La serie ACAB è un adattamento del libro di Carlo Bonini, pubblicato nel 2009, che raccontava il lato più controverso delle forze dell’ordine italiane. Il libro si ispirava a testimonianze reali di celerini e a eventi di cronaca, fornendo uno spaccato crudo e senza filtri su un corpo di polizia spesso discusso.

Rispetto al romanzo, la serie amplia il racconto, approfondendo i personaggi e dando maggiore spazio alle dinamiche personali. Se il libro si concentrava soprattutto sulla brutalità e sul codice d’onore che lega gli agenti, la serie inserisce una componente più intima, esplorando il confine labile tra il ruolo pubblico e la sfera privata. Inoltre, il contesto narrativo viene aggiornato, introducendo temi come la polarizzazione sociale, la perdita di fiducia nelle istituzioni e la fragilità della democrazia.

La visione di Michele Alhaique: una regia che va oltre la divisa

Il regista Michele Alhaique ha voluto evitare una rappresentazione stereotipata della polizia, concentrandosi sull’umanità dei personaggi. ACAB non è un racconto manicheo, ma una storia che pone domande difficili senza offrire risposte semplici.

Attraverso uno stile visivo crudo e realistico, con una fotografia che esalta il contrasto tra luci e ombre, la serie trasmette l’instabilità emotiva dei protagonisti. Le scene d’azione, girate con camera a mano e montaggio serrato, immergono lo spettatore nel caos degli scontri di piazza. Ma sono le scene più intime a dare profondità alla storia: momenti di silenzio, sguardi carichi di tensione e gesti apparentemente insignificanti che rivelano le crepe nei protagonisti.

© Riproduzione Riservata