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La segreta bellezza del corpo svelata dall’obiettivo di Man Ray

Il 2013 volge al termine e anche musei e fondazioni si stanno preparando ad accogliere il nuovo: ci sono dunque ancora pochi giorni per visitare molte esposizioni in chiusura. Tra queste ''Man Ray. Models'', che raccoglie le fotografie originali scattate dall'artista tra il 1920 e il 1940 alle modelle che frequentava...

Resterà allestita fino all’11 gennaio alla Fondazione Marconi di Milano la mostra “Man Ray. Models”, con le fotografie originali scattate dall’artista alle modelle che frequentava e da lui raccolte in un Album. Le immagini sono riproposte dal volume pubblicato da Carlo Cambi Editore

MILANO – Il 2013 volge al termine e anche musei e fondazioni si stanno preparando ad accogliere il nuovo: ci sono dunque ancora pochi giorni per visitare molte esposizioni in chiusura. Tra queste “Man Ray. Models”, che raccoglie le fotografie originali scattate dall’artista tra il 1920 e il 1940 alle modelle che frequentava e che poi ha raccolto in un Album come ricordo delle stesse modelle e della loro partecipazione al lavoro fotografico da lui svolto in quegli anni. La mostra, alla Fondazione Marconi di Milano fino all’11 gennaio, è stata allestita in occasione della recente pubblicazione dell’omonimo volume edito insieme a Carlo Cambi editore, fedele riproduzione dell’Album fotografico realizzato dallo stesso Man Ray.

L’ABUM, UN’ANTOLOGIA AMOROSA – L’Album contiene 83 fotografie, tutte presenti in mostra nella loro versione originale, in cui l’artista, alla ricerca dell’attimo fuggente, riunisce i suoi ricordi più preziosi, dando vita ad una specie di diario o di antologia amorosa. La scelta rigorosa tra i moltissimi scatti realizzati in quegli anni attribuisce alla raccolta il senso più intimo e autobiografico.

IL RITRATTO DI UN’EPOCA – L’obiettivo di Man Ray si sofferma su volti, capigliature, sguardi, dettagli che svelano il corpo e i suoi segreti, danzatrici africane che allietano le notti di un’esotica Parigi, ballerine anonime con nomi di vegetali (Cavolo, Porro, Lattuga, Barbabietola, Peperoncino…). Donne dal corpo perfetto divenute celebri, come Kiki (Alice Ernestine Prin), regina di Montparnasse; la pittrice Meret Elizabeth Oppenheim; l’affascinante modella Natasha, che fu anche assistente dell’artista; la bellezza convulsiva di Lee (Elizabeth) Miller e ancora Nusch, moglie del poeta Paul Eluard.
La mostra ripercorre così, attraverso le immagini di Man Ray, una miriade di bellezze eteree o selvagge, corpi anonimi e fanciulle in fiore, che rappresentano di fatto il ritratto di un’epoca con i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua atmosfera: il mondo in una scatola.

MAN RAY, L’ESORDIO ARTISTICO E IL DADAISMO – Man Ray (Emmanuel Radnitzsky) nasce a Philadelphia nel 1890 da genitori ebrei di origine russa, emigrati negli Stati Uniti alcuni anni prima. Dopo gli studi secondari e i primi corsi di disegno industriale, frequenta il Ferrer Center ed entra in contatto con Alfred Stieglitz e gli ambienti dell’avanguardia newyorkese. Dopo le prime opere di ispirazione cubista avvia la sperimentazione di varie tecniche – collage, sculture e assemblaggi, pittura ad aerografo – e inizia a dedicarsi alla fotografia. Insieme a Marcel Duchamp è il principale animatore del dadaismo newyorkese e promotore di numerose iniziative, dalla fondazione della Società degli artisti indipendenti (1916) e la “Société Anonyme Inc.” (1920) alla pubblicazione della rivista“New York Dada” (1921).
Nascono in questa fase i primi “oggetti d’affezione”, tra cui il celebre “Enigme d’Isidore Ducasse”. Nel 1921 si trasferisce a Parigi, dove ritrova Marcel Duchamp, e nello stesso anno ha una personale alla Librairie Six.

IL SURREALISMO E LA SPERIMENTAZIONE FOTOGRAFICA – Realizza i primi Rayographs, che pubblica nel volume “Champs délicieux” (1922) con prefazione di Tristan Tzara. Dopo la partecipazione al Salon Dada, che si tiene nel 1922 alla Galerie Montaigne, lavora al film “Retour à la raison” e si lega al gruppo dei surrealisti, con i quali espone alla Galerie Pierre nel 1925 e in tutte le mostre successive. Rimane a Parigi fino al 1940, affermandosi come uno dei migliori interpreti della poetica surrealista, con dipinti, assemblaggi d’oggetti, film d’artista e sperimentazioni fotografiche, continuando ad esporre sia in Europa che in America. Dopo lo scoppio della guerra si reca negli Stati Uniti, a Los Angeles dove rimane fino al 1951. Durante il soggiorno americano conosce e sposa Juliet Browner che sarà anche sua modella e musa ispiratrice. Si dedica soprattutto alla pittura realizzando la serie “Equations shakespeariennes” e “Alphabet for Adults”. Tornato a Parigi, continua la sperimentazione fotografica, la creazione di dipinti e oggetti d’affezione. Nel 1959 l’Istitute of Contemporary Art di Londra gli dedica una
grande antologica e due anni dopo gli è conferita la medaglia d’oro per la fotografia alla Biennale di Venezia.
Nel 1966 si tiene la prima grande retrospettiva a Los Angeles al County Museum of Art; nel 1970 ha luogo una mostra itinerante in varie sedi d’Europa, che si inaugura al Museum Boymans van Beuningen di Rotterdam. L’artista muore a Parigi il 18 novembre 1976.

LE MOSTRE DELLA FONDAZIONE MARCONI – Nel corso degli anni la Fondazione Marconi ha dedicato all’opera di Man Ray diverse mostre tra cui ricordiamo le più recenti: Man Ray. Fotografie 1920-1950, 2006; Man Ray – Robert Mapplethorpe, 2010; Man Ray. The Fifty Faces of Juliet, 2011; Man Ray 1944, 2012; Man Ray Museo d’Arte, Lugano, 2011; Man Ray GlHoltegaard-Breda Foundation Copenhagen, 2013.

27 dicembre 2013

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