La โtataโ piรน famosa dโAmerica si fa spazio nel mondo dellโarte e a Nuoro da oggi ย fino al 18 ottobre viene allestita una sua mostra fotografica. Negli scatti di Vivian Maier uno sguardo sensibile e benevolo per gli umili si unisce sempre ad una vena sarcastica e ad una certa distanza che le permetteva di fare dei soggetti ritratti i protagonisti inconsapevoli di piccole-grandi storie senza importanza.
MILANO โ Fino a pochi anni fa era una persona comune, non conosciuta nel mondo dellโarte. Vivian Maier ha coltivato la sua passione sempre in silenzio, senza cercare successo o nellโidea di farla diventare una professione. Grazie ad un ritrovamento fortuito fatto dal giornalista e fotografo americano John Maloof, che cercava materiale iconografico su Chicago, molti dei suoi scatti rubati sono stati rivalutati e adesso sono in mostra al grande pubblico. Dopo gli Stati Uniti il fascino di Vivian Maier sta incantando lโEuropa.
ย LโARTE NASCOSTA DI VIVIAN MAIER – Bambinaia per le famiglie benestanti di New York e Chicago sino dai primi anni Cinquanta del secolo scorso, per oltre cinque decadi ha fotografato la vita nelle strade delle cittร in cui ha vissuto senza mai far conoscere il proprio lavoro. Mai una mostra, neppure marginale, mai una pubblicazione. Ciรฒ che ha lasciato รจ un archivio sterminato, con piรน di 150.000 negativi, una miriade di pellicole non sviluppate, stampe, film in super 8 o 16 millimetri, registrazioni, appunti e altri documenti di vario genere che la tata โfranceseโ (la madre era originaria delle Alpi provenzali) accumulava nelle stanze in cui si trovava a vivere, custodendo tutto con grande gelosia. Confinato infine in un magazzino, il materiale รจ stato confiscato nel 2007, per il mancato pagamento dellโaffitto, e quindi scoperto dal giovane John Maloof in una casa dโaste di Chicago.
PRIMA MOSTRA DELLA MAIER IN ITALIA – La mostra al MAN di Nuoro, a cura di Anne Morin, realizzata in collaborazione con di Chroma Photography, sarร la prima di Vivian Maier ospitata da unโIstituzione pubblica italiana. Partendo dai materiali raccolti da John Maloof, il progetto espositivo fornisce una visione dโinsieme dellโattivitร di Vivian Maier ponendo lโaccento su elementi chiave della sua poetica, come lโossessione per la documentazione e lโaccumulo, fondamentali per la costruzione di un corretto profilo artistico, oltre che biografico.
FOTO E FILMATI – Insieme a 120 fotografie tra le piรน importanti dellโarchivio di Maloof, catturate tra i primi anni Cinquanta e la fine dei Sessanta, la mostra presenta anche una serie di dieci filmati in super 8 e una selezione di immagini a colori realizzate a partire dalla metร degli anni Sessanta. Privi di tessuto narrativo e senza movimenti di camera, i filmati fanno chiarezza sul suo modo di approcciare il soggetto, fornendo indizi utili per lโinterpretazione del lavoro fotografico.
NUOVE POSSIBILITAโ DI VISIONE – Gli scatti degli anni Settanta raccontano invece il cambiamento di visione, dettato dal passaggio dalla Rolleiflex alla Leica, che obbligรฒ Vivian Maier a trasferire la macchina dallโaltezza del ventre a quella dellโocchio, offrendole nuove possibilitร di visione e di racconto. La mostra sarร inoltre arricchita da una serie di provini a contatto, mai esposti in precedenza, utili per comprendere i processi di visione e sviluppo della fotografa americana.
LA โTATAโ VIVIAN – A conquistare il pubblico, prima ancora delle fotografie, รจ la storia di โtata Vivianโ, perfetta per un romanzo esistenziale o come trama di una commedia agrodolce; talmente insolita, talmente affascinante, da non sembrare vera. Ma al di lร del racconto, al di lร delle note biografiche, dei piccoli grandi segreti rivelati dalle persone che lโhanno conosciuta, al di lร del suo ritratto di donna eccentrica e riservata, dura e curiosa come pochi altri, custode di un mistero non ancora svelato, al di lร di tutto cโรจ il grande lavoro fotografico di Vivian Maier, su cui molto rimane ancora da dire.
FOTOGRAFARE LA QUOTIDIANITร – Vivian Maier ha scattato perlopiรน nel tempo libero e a giudicare dai risultati si puรฒ credere che, in quel tempo, non abbia fatto altro. I suoi soggetti prediletti sono stati le strade e le persone, piรน raramente le architetture, gli oggetti e i paesaggi. Fotografava ciรฒ che improvvisamente le si presentava davanti, che fosse strano, insolito, degno di nota, o la piรน comune delle azioni quotidiane. Il suo mondo erano โgli altriโ, gli sconosciuti, le persone anonime delle cittร , con cui entrava in contatto per brevi momenti, sempre mantenendo una certa distanza che le permetteva di fare dei soggetti ritratti i protagonisti inconsapevoli di piccole-grandi storie senza importanza.
LโAMORE PER LโOSSERVAZIONE E PER LโINDAGINE – Ogni tanto perรฒ, in alcune composizioni piรน ardite, Vivian Maier si rendeva visibile, superava la soglia della scena per divenire lei stessa parte del suo racconto. Il riflesso del volto su un vetro, la proiezione dellโombra sul terreno, la sua silhouette compaiono nel perimetro di molte immagini, quasi sempre spezzate da ombre o riflessi, con lโinsistenza un poโ ossessiva di chi, insieme a unโidea del mondo, รจ in cerca soprattutto di se stesso. In questa indagine senza fine talvolta coinvolgeva anche i bambini che le venivano affidati, costringendoli a seguirla in giro per la cittร , in zone spesso degradate di New York o di Chicago. A uno sguardo sensibile e benevolo per gli umili, gli emarginati, univa una vena sarcastica, evidente in molti scatti rubati, che colpiva un poโ tutti, dai ricchi borghesi dei quartieri alti agli sbandati delle periferie.
UNA DIFFICILE LEGITTIMAZIONE – โDi Vivian Maier โ afferma Lorenzo Giusti, Direttore del MAN – si parla oggi come di una grande fotografa del Novecento, da accostare ai maestri del reportage di strada, da Alfred Eisenstaedt a Robert Frank, da Diane Arbus a Lisette Model. Le grandi istituzioni museali fanno perรฒ fatica a legittimare il suo lavoro, vuoi perchรฉ, in tutta una vita, non ebbe una sola occasione per mostrarlo, vuoi per la diffusa โ e legittima – diffidenza verso lโattivitร degli โhobbistiโ. Ma i musei, si sa, arrivano sempre un poโ in ritardo.
UNO SGUARDO TOTALE – Delle opere di Vivian Maier non colpisce soltanto la capacitร di osservazione, lโocchio vigile e attento a ogni sensibile variazione dellโinsieme, lโabilitร di composizione e di inquadramento. Ciรฒ che piรน impressiona รจ la facilitร nel passare da un registro allโaltro, dalla cronaca, alla tragedia, alla commedia dellโassurdo, sempre tendendo saldamente fede al proprio sguardo. Una voce rimasta per molto tempo fuori dal coro, ma senza dubbio ben accordataโ.