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Cristina Di Canio, ”Aprire una libreria non è un business, ma migliora la qualità della propria vita”

“Non replicare quello che c’è in giro, ma trasformate la libreria nella propria casa. Se diventa casa tua e sei un buon padrone di casa, allora i tuoi “ospiti” si sentono a proprio agio”. Parola di Cristina Di Canio, 31 anni, titolare della libreria Il mio libro...

MILANO – “Non replicare quello che c’è in giro, ma trasformate la libreria nella propria casa. Se diventa casa tua e sei un buon padrone di casa, allora i tuoi “ospiti” si sentono a proprio agio”. Parola di Cristina Di Canio, 31 anni, titolare della libreria Il mio libro, aperta a Milano in via Sannio 18. Aperta nel 2010, la libreria ha avuto ha avuto l’attenzione dei media nazionali poco più di un anno fa con l’inizio della catena del #Librosospeso. In questa intervista, Cristina di Canio ci racconta la storia della sua libreria e lancia alcuni consigli a chi vuole fare di una passione il proprio mestiere, scegliendo di diventare libraio.

 

Coma è nata la tua attività di libraia?

Non sono ufficialmente una libraia. A maggio 2010, ho iniziato a lavorare per tre mesi in una libreria di quartiere a Milano, per vedere se quella che era la mia passione potesse diventare un lavoro.  A settembre ho visto un negozietto, l’ho affittato ed a novembre dello stesso anno l’ho affittato. Chi entra qui si sente a casa, libero di consigliarti cose, proporti dei libri. E’ un continuo scambio.

 

Poi, arrivò il clamore suscitato dall’iniziativa del #librosospeso…

Le iniziative nella mia libreria sono numerose, ma grazie al #librosospeso ed alla curiosità, al tam-tam mediatico, all’hashtag lanciato sui social, la mia libreria ha avuto su di sé i riflettori da parte dell’opinione pubblica. Tutto nacque da un lettore che compro un libre e lo lasciò “pagato” in libreria, senza nessuna strategia di marketing alle spalle. I lettori hanno apprezzato la spontaneità del gesto, venuto da un perfetto sconosciuto. Io uso tantissimo i social, funzionano tantissimo, è inutile negarlo. Far vedere su Twitter e Facebook le mani di tutti coloro che hanno ricevuto un #libroinsospeso ha reso l’iniziativa concreta e coinvolgente. Chi ha pagato quel libro, credo che sia stato contento di vederlo finire nelle mani di qualcuno. Dal #librosospeso, è cambiato tutto: anche gli editori stessi hanno iniziato ad interessarsi alla mia piccola libreria di quartiere, in una via non di passaggio (sulla carta, sarei dovuta fallire già 4 anni fa).

 

Altra iniziativa social è stata quella della #scatolalilla…

Ho iniziato a chiamare così la mia libreria in quanto, essendo 30 mq di negozio, quando ho ristrutturato ho deciso di ripitturare il locale completamente color lilla (ero in decisa tra questo colore ed il verde acqua).  La mia libreria l’ho sempre definita poco più grande di una scatola di scarpe. Così è nata la definizione di “Scatola Lilla”, tanto che vista da fuori può sembrare a molti una libreria solo per bambini.

 

Cosa consiglieresti a giovani appassionati di libri che vorrebbero diventare librai, facendo della loro passione un mestiere, ma sono indecisi o non sanno da dove iniziare?

Quando ho scelto di lasciare un contratto a tempo indeterminato per seguire una passione, quando molte librerie stavano chiudendo. Lo stesso mio ex datore di lavoro mi mandava mail segnalandomi la chiusura di diverse librerie, quasi per disincentivarmi. Io invito almeno a provarci, poi sicuramente si fa fatica. Chi decide di aprire una libreria non lo fa per arricchirsi, si sta buttando in un mondo dove i soldi non si fanno, ma ha la possibilità di cambiare la propria qualità della vita: sono 5 anni che non lavoro più e sono qui in libreria a leggere libri, incontrare scrittori, mangiare con clienti che diventano amici. Già l’idea di far diventare una passione il proprio lavoro deve essere una forte motivazione. La mai pazzia è stata il non studiare per diventare libraia, non aver mai realizzato un business plan. Mi rendo conto di avere molte lacune e di avere una gestione della mia libreria molto personale e personalizzata. Quello che però posso consigliare è il non replicare quello che c’è in giro, ma di trasformare la libreria nella propria casa. Se diventa casa tua e sei un buon padrone di casa, allora i tuoi “ospiti” si sentono a proprio agio. La gente ha voglia di questo: stare in un posto dove non si è solo dei numeri, perché stiamo parlando di libri, di storie, di passioni.

 

25 giugno 2015
 
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