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Leon Battista Alberti, intelletto unico e brillante del Quattrocento

Oggi il mondo dell’arte e della cultura ricordano la morte di Leon Battista Alberti, avvenuta a Roma nel 1472. Architetto, scrittore, matematico, umanista, crittografo, linguista, filosofo, musicista e archeologo, fu una delle figure...

MILANO – Oggi il mondo dell’arte e della cultura ricordano la morte di Leon Battista Alberti, avvenuta a Roma nel 1472. Architetto, scrittore, matematico, umanista, crittografo, linguista, filosofo, musicista e archeologo, fu una delle figure artistiche più poliedriche del Rinascimento. Alberti fa parte della seconda generazione di artisti dell’Umanesimo, di cui fu una figura emblematica per il suo interesse nelle più varie discipline.

 
Leon Battista Alberti riassume in sé le caratteristiche dell’uomo nuovo del Rinascimento, il cosiddetto ‘uomo universale’, il cui modello è stato portato alle massime altezze da Leonardo. Sono artisti e intellettuali, quelli rinascimentali, il cui ingegno e versatilità consentivano loro di primeggiare negli ambiti culturali più svariati

 

LA SUA RICERCA – Un suo costante interesse era la ricerca delle regole, teoriche o pratiche, in grado di guidare il lavoro degli artisti. Nelle sue opere menzionò alcuni canoni, ad esempio: nel De statua espose le proporzioni del corpo umano, nel De pictura fornì la prima definizione della prospettiva scientifica e infine nel De re aedificatoria (opera terminata nel 1450) descrisse tutta la casistica relativa all’architettura moderna, sottolineando l’importanza del progetto e le diverse tipologie di edifici a seconda della loro funzione.

 
INNOVATORE – L’aspetto innovativo delle sue proposte consisteva nel mescolare l’antico ed il moderno esaltando così la prassi degli antichi e quella moderna inaugurata da Brunelleschi. Inoltre, secondo Leon Battista Alberti: «…l’artista in questo contesto sociale non deve essere un semplice artigiano, ma un intellettuale preparato in tutte le discipline ed in tutti i campi». Una concezione figlia dell’enciclopedismo medievale degli uomini dotti, ma aggiornata all’avanguardia umanista. La classe sociale a cui Alberti faceva riferimento è comunque un’aristocrazia e alta ‘borghesia’ illuminata fiorentina. Egli lavorò al servizio dei committenti più importanti dell’epoca: il papato, gli Este a Ferrara, i Gonzaga a Mantova, i Malatesta a Rimini.

COME ARCHITETTO – Come architetto Alberti viene considerato, accanto a Brunelleschi, il fondatore dell’architettura rinascimentale. La differenza essenziale tra i due si colloca soprattutto sul piano geometrico: dove Brunelleschi ideava sempre spazi tridimensionali, Alberti organizzava geometricamente le superfici bidimensionali. Un punto in comune è invece la valorizzazione della tradizione locale, attingendo nella storia del singolo edificio e razionalizzando gli elementi preesistenti, in modo da ottenere qualcosa di estremamente moderno ma radicato nello specifico.
Fra le sue innumerevoli realizzazioni nel campo dell’architettura, ricordiamo che è autore del cosiddetto Tempio Malatestiano a Rimini e del Palazzo Rucellai a Firenze; che è stato responsabile del compimento di S. Maria Novella (sempre nella città medicea), della chiesa di Sant’Andrea a Mantova e del campanile del duomo di Ferrara.

INIZI E GLI STUDI – Una delle maggiori figure del Rinascimento, elaboratore della prospettiva matematica e teorico dell’arte, Leon Battista Alberti nasce a Genova nel 1404, figlio illegittimo di Lorenzo Alberti, un esiliato fiorentino esponente di una ricca famiglia di commercianti, bandita da Firenze dal 1382 per motivi politici. Studia a Padova, dedicandosi in particolare all’approfondimento delle Lettere. Esplode così il suo amore per la classicità, tanto che in seguito comporrà la ‘Descriptio Urbis Romae’, primo studio sistematico per una ricostruzione della città romana.
Si trasferisce quindi a Bologna per intraprendere lo studio del diritto canonico e del greco, non escludendo però dai suoi interessi la musica, la pittura, la scultura, l’architettura nonché le scienze fisico-matematiche. In seguito alla morte del padre, avvenuta nel 1421, insorgono però gravi contrasti con la famiglia a cui si aggiungono difficoltà economiche, le stesse che probabilmente lo spingono a prendere gli ordini religiosi ed iniziare la carriera ecclesiastica.

 
Nel 1431 diventa segretario del patriarca di Grado e nel 1432, ormai trasferitosi a Roma, viene nominato abbreviatore apostolico (una carica che consisteva nel controfirmare i ‘brevi’ apostolici, cioè le disposizioni che il Papa inviava ai vescovi), incarico che egli mantenne per ben 34 anni duranti i quali visse tra Roma, Ferrara, Bologna e Firenze.

 

I TRATTATI – Vista l’importanza della sua attività come architetto e artista, una parte importante della sua produzione letteraria consiste di trattati di architettura (il ‘De re aedificatoria’, 1452, opera monumentale in dieci volumi che gli diede fama di ‘Vitruvio della nuova architettura’), di pittura (il ‘De pictura’, 1435, poi tradotto da lui stesso in volgare col titolo ‘Della pittura’) e di scultura. Nei suoi scritti, partendo da considerazioni sull’arte dell’antichità, elabora la teoria per cui la bellezza non è altro che armonia, esprimibile matematicamente, fra il tutto e le sue parti: da qui, l’idea che nel ‘proporzionamento’ degli edifici romani stia la base della progettazione architettonica.

 
A partire dal 1433 si dedicò alla composizione in volgare dei quattro ‘Libri della Famiglia’, forse il suo capolavoro, terminati nel 1441. Il trattato riproduce un dialogo che si svolse a Padova nel 1421 al quale parteciparono quattro componenti della famiglia Alberti, a cui l’autore ne aggiunge un quinto, Battista, un personaggio immaginario che probabilmente impersona lo stesso Alberti da giovane. In questo dialogo si scontrano due visioni contrapposte: da una parte la nuova mentalità, borghese e moderna, dall’altra il passato, la tradizione.

 
Per ciò che riguarda la produzione del genio genovese, è ancora da ricordare la composizione nel 1450 del ‘Momus’ (Momo), romanzo satirico steso in lingua latina, dove egli tratta, con una certa amarezza, dei rapporti tra letteratura e potere politico. Inoltre, non vanno dimenticati gli Apologi in latino del 1437, sorta di breviario della sua filosofia di vita.

 

Dopo una lunga, intensa ed operosa vita, si spegne a Roma il 25 aprile 1472.

 

 
25 aprile 2015

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