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”Lapislazzuli, magia del blu” in mostra a Firenze

Al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, (da giugno a ottobre 2015) è di scena la mostra “Lapislazzuli, magia del Blu”. Conosciuto ed apprezzato fin dall’antichità, il lapislazzuli (termine di derivazione latina ed araba, Lapis: pietra; Lazuli: blu) è uno...

Uno spettacolare repertorio di arredi e intarsi, rari amuleti e inediti manufatti, ma anche splendenti gioielli e cammei prodotti in epoche diverse, dove il luminoso lapislazzuli è protagonista incontrastato. Alla pietra colore blu oltremare, portatrice di significati magici e sovrannaturali, è dedicata una mostra a Palazzo Pitti fino all’11 ottobre.

FIRENZE  – Al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, (da giugno a ottobre 2015) è di scena la mostra “Lapislazzuli, magia del Blu”. Conosciuto ed apprezzato fin dall’antichità, il lapislazzuli (termine di derivazione latina ed araba, Lapis: pietra; Lazuli: blu) è uno straordinario minerale di colore blu oltremare, carico di significati magici e sovrannaturali. Questa pietra (preziosa più dell’oro), assai desiderata da committenti ed artisti di epoche remote, era molto ricercata per il suo altissimo costo, ma anche per il valore esoterico rappresentato da un colore da sempre simbolicamente associato al divino. Cromaticamente, il lapislazzuli è infatti evocativo della volta stellare ma anche dell’azzurro oltremarino, tanto da essere emblematicamente definito da Cennino Cennini (esponente rappresentativo della scuola giottesca fiorentina), come “colore nobile, bello e perfettissimo oltre tutti i colori”.

 

BLU, COLORE MISTICO E DIVINO – Nelle miniature e fra le preziose pagine dei manoscritti dell’antichità, il mitico colore oltremarino è alquanto diffuso. Anche nelle botteghe artistiche fiorentine del Trecento e del Quattrocento, motivo cromatico ricorrente sono l’oro e il lapislazzuli. Fra i grandi artisti del passato che per realizzare affreschi, o colorare pale d’altari e vesti di Madonne, amavano utilizzare il sacrale colore del lapislazzuli, ci sono fra gli altri Michelangelo, Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio, Duccio di Boninsegna, Jacopo Ligozzi, Tiziano, Andrea Mantegna, oltre ad Alessandro Allori e Guido Reni. Fra i pittori stranieri, anche Rubens e Vermeer, fecero largo uso di questo speciale raffinatissimo colore.

 

RARI MANUFATTI, AMULETI E GIOIELLI IN MOSTRA – L’evento in corso a Palazzo Pitti, espone uno spettacolare repertorio di arredi e intarsi, rari amuleti e inediti manufatti, ma anche splendenti gioielli e cammei prodotti in epoche diverse, dove il luminoso lapislazzuli corrisponde ad una simbologia universalmente comprensibile. Nella prima sezione della mostra è inclusa una selezionata raccolta di lapislazzuli provenienti da alcuni prestigiosi musei continentali: coppe, anfore, vasi, ed altri preziosi oggetti destinati alle potenti corti principesche del passato. La seconda e la terza sezione rappresentano capolavori di elevatissima committenza con composizioni geometriche e figurative di elevata qualità; mentre l’ultima parte della mostra è dedicata ad alcune rappresentative opere di autori contemporanei, con una piccola sezione di gioielli creati nel Novecento.

 

CULTURA, ARTE E NATURA – Promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali, l’attuale rassegna espositiva di Palazzo Pitti, è stata realizzata grazie ad un sinergico rapporto di collaborazione fra importanti istituzioni europee e locali che al Museo fiorentino hanno prestato importanti opere di grande impatto artistico (Museo Archeologico Nazionale, Biblioteca Medicea Laurenziana, l’Opificio delle pietre dure, ecc.). A dimostrazione che un rapporto produttivo fra cultura artistica e scientifica è possibile ed auspicabile, l’idea di dedicare una mostra a questa rara e preziosissima pietra, è stata offerta da Gian Carlo Parodi (mineralogista del Museo di Storia Naturale di Parigi). Per approfondire alcuni inediti aspetti scientifici del lapislazzuli, una sezione ulteriore della mostra è stata allestita presso la Specola, prestigioso Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze.

 
Massimo Selmi

25 giugno 2015

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