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”Henri Rousseau. Il candore arcaico”, Venezia accoglie i paesaggi incantati del pittore francese

Le famosissime giungle, le nature morte, i ritratti, i paesaggi bucolici che trasfigurano le città industriali: il realismo puro, incantato, fanciullesco di Henri Rousseau è di scena a Venezia dal 6 marzo al 5 luglio...

‘Niente mi rende così felice come osservare la natura e dipingere quello che vedo’

(Henri Rousseau)

 

 

MILANO – Le famosissime giungle, le nature morte, i ritratti, i paesaggi bucolici che trasfigurano le città industriali: il realismo puro, incantato, fanciullesco di Henri Rousseau è di scena a Venezia dal 6 marzo al 5 luglio per una grande mostra allestita negli spazi di Palazzo DucalePersonalità centrale della cultura figurativa tra la fine del XIX secolo e il rivoluzionario periodo delle avanguardie, Henri Rousseau (Laval, 1844 – Parigi, 1910), famoso per le atmosfere oniriche, le foreste e i paesaggi incantati, sfugge da sempre a qualsivoglia catalogazione. Inutile etichettare il suo lavoro: il modo stesso in cui il pittore è stato interpretato, il più delle volte, è stato frutto di una serie di malintesi; eppure la forza della sua pittura, snobbata dai critici ma apprezzata dagli artisti, è espressione di un fenomeno che non ha paragoni nel campo dell’arte tra Otto e Novecento.

 

LA MOSTRA – Il progetto, nato da un’idea di Gabriella Belli e Guy Cogeval, commissari dell’esposizione, costituiscono una ricerca che ha messo nella giusta luce critica e storiografica l’opera di Rousseau, figura di riferimento per i grandi protagonisti delle avanguardie storiche, per intellettuali come Apollinaire e Jarry, per grandi collezionisti come Wilhelm Uhde e Paul Guillaume, ma anche per tanti pittori che precedettero e superarono le avventure del cubismo e del futurismo: da Cézanne a Gauguin, da Redon a Seurat, da Morandi a Carrà, da Frida Kahlo a Diego Rivera, per non dire di Kandinskij e Picasso. Tutti artisti presenti in mostra con opere che dialogano coerentemente con quelle dipinte dal Doganiere nella sua breve ma intensa stagione creativa, tra il 1885 e il 1910.

 
LE OPERE IN MOSTRA -Un evento mai realizzato prima d’ora in Italia, che attraverso otto sezioni tematiche consente di ammirare alcuni dei più celebri capolavori del pittore francese, come il celebre Io: ritratto-paesaggio (1889-90), che l’artista considerava il primo “ritratto-paesaggio” della storia dell’arte, Il cortile (1896-98) acquistato personalmente da Kandinsky ed esposto nella prima mostra del Blaue Reiter a Monaco, La guerra o la cavalcata della Discordia (1894) dipinta da Rousseau con quello sguardo innocente che Ardengo Soffici, suo grande estimatore, definiva ricco di “ingenuità da bambino”. Accanto a essi, una scelta mirata di lavori esemplari di antichi maestri – da Liberale da Verona al Maestro della Fruttiera Lombarda, da Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia a Francisco Goya – per indagare, con un taglio critico assolutamente nuovo, quell’ispirazione all’arcaismo che nel corso dei secoli corre parallela al classicismo e della quale l’opera di Rousseau sembra essere lo spartiacque tra Otto e Novecento.

 

Un “candore arcaico” che emerge anche nelle opere dedicate alla natura selvaggia e nelle famosissime giungle, di cui ben sei sono in mostra – dalla bellissima Incantatrice di serpenti (1907) al Cavallo assalito da un giaguaro (1910) – come pure nei più bucolici paesaggi di campagna e di città. Quindi, le nature morte e la serie sorprendente dei ritratti maschili e femminili (spesso di amici o familiari), che mostrano anche la capacità di Rousseau di cogliere la vita della piccola borghesia, protagonista della placida e apparentemente innocua periferia cittadina, e la forza identitaria di un artista assolutamente unico e originale.

 

Proprio per sottolineare ancora una volta l’importanza e l’impatto che la produzione artistica di Rousseau ebbe nell’ambiente intellettuale della Parigi di inizio Novecento, nel percorso della mostra il visitatore rivivrà l’emozione del famoso banchetto che Pablo Picasso organizzò in onore del Doganiere nel 1908, in occasione dell’acquisto del Ritratto di donna. Il dipinto di Rousseau sarà esposto di fronte alla La bouteille de Bass di Picasso, in una stanza animata dalla recitazione del poema che Guillaume Apollinaire dedicò a Rousseau durante il celebre banchetto e immersa nella musica del valzer “Clemence“, composto dallo stesso Doganiere e suonato in quell’occasione.

 

 
6 marzo 2014

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