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Pordenone, i beni culturali e i luoghi da visitare

Dal Palazzo Comunale al Duomo di San Marco, passando per ville e parchi: scopri i beni culturali e dei luoghi da visitare della città di Pordenone.

“Prova a star con me un altro inverno a Pordenone, sarà un letargo dolce, senza inverno e freddo. Sarà che è sempre troppo uguale”. Così cantano i Tre allegri ragazzi Morti, celebre gruppo indie-rock capeggiato dal fumettista Davide Toffolo. Ma forse non è così e la città, Capitale della cultura 2027, riserva qualche sorpresa.

Beni culturali e luoghi di Pordenone da non perdere

Pordenone ovvero Portus Naonis porto sul Noncello è una città di origine medievale, sebbene siano stati ritrovati resti di una villa romana: i primi documenti ufficiali infatti che citano Pordenone risalgono al 1024. Di seguito, andiamo alla scoperta dei beni culturali e dei luoghi da visitare della città di Pordenone.

La Contrada Maggiore

Il cuore del centro storico ovvero la Contrada Maggiore si sviluppa attorno a Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi, le due arterie principali, anche da un punto di vista commerciale, della città. L’edificio più notevole è il Palazzo Comunale, in stile gotico, con il suo imponente orologio e la loggia, la cui costruzione risale al XIII secolo e rappresenta uno dei simboli della città con le celebri statue dei mori bianchi sulla sommità dell’edificio e l’orologio astronomico-lunare.

Nelle vicinanze è possibile visitare anche la Torre Civica, da cui è possibile godere di una fantastica vista sulla città. A pochi passi è possibile visitare il Duomo di San Marco, un gioiello del patrimonio religioso di Pordenone. Questa struttura, costruita nel XIII secolo, racchiude al suo interno diversi stili architettonici, gotico e rinascimentale, ed è caratterizzata da splendidi affreschi, tra cui le opere del pittore Giovanni Antonio de’Sacchis, noto come “Il Pordenone”.

Al suo fianco svetta la torre del campanile, visibile da tutta la città, e che è anche riconosciuto come uno dei campanili più alti del Friuli Venezia Giulia. Secondo alcuni racconti, come la celebre Torre di Pisa, la sua inclinazione lieve sarebbe dovuta a un errore di calcolo durante la costruzione.

Lungo tutto il Corso Vittorio ci sono edifici di rilievo: Palazzo Ricchieri che ospita il Museo Civico d’Arte, custode di una ricca collezione di opere che narrano la storia artistica del territorio. Il palazzo, un tempo dimora nobiliare, conserva ancora la sua imponenza e i dettagli architettonici che ne fanno una tappa importante per gli amanti dell’arte e della cultura o ancora Palazzo dei Capitani. Caratterizzato da una facciata unica, decorata con ben sette stemmi, risalenti ai tempi in cui Pordenone era sotto il dominio veneziano. Gli stemmi rappresentano le famiglie e i governanti che hanno lasciato il loro segno nella storia della città, rendendo il palazzo una vera e propria testimonianza visiva del passato.

E ancora Casa Simoni: un gioiello architettonico che colpisce per la sua facciata affrescata, dove spicca lo stemma civico incorniciato tra due eleganti finestrelle in stile gotico. Questo edificio rappresenta una perfetta combinazione di eleganza e tradizione, offrendo ai visitatori uno scorcio autentico della Pordenone d’altri tempi.

Ancora in pieno centro storico si trova la chiesa di Santa Maria degli Angeli detta anche Chiesa del Cristo per lo stupendo crocifisso intagliato e policromo,recentemente restaurato, che troneggia sull’altare maggiore,commissionato nel 1446 a Giovanni Teutonico. L’edificio, costruito nel XIV secolo, fungeva da cappella al vicino ospizio-ospedale dedicato a Santa Maria degli Angeli, fondato dalla confraternita dei Battuti che aveva la sede proprio di fronte all’ingresso della chiesa. Il portale d’ingresso, scolpito in pietra d’Istria, fu commissionato al Pilacorte nel 1510.

Una gita fuori porta

Qualche chilometro fuori dal centro,si trovano due interessanti chiese. La prima nella frazione di Vallenoncello, dedicata a S.Ruperto, ospita al suo interno due importanti dipinti:uno del Pordenone e l’altro raffigurante la natività di Cristo attribuito al Calderari. Poco lontano si trova l’oratorio in Valle, consacrato nel 1488 che contiene tre interessanti affreschi,uno dei quali attribuito a un Pordenone giovanissimo, addirittura undicenne.

Per completare la gita fuori porta c’è anche la chiesa di S.Leonardo in Sylvis, che si erge su uno spiazzo erboso,lievemente sopraelevato, in un’area boscata. L’edificio, di piccole dimensioni, si presenta esternamente intonacato con copertura a capanna conclusa da cella campanaria a vela di ispirazione neoclassica.

Seguendo il corso del fiume Noncello, si arriva all’area archeologica della Villa romana di Torre di Pordenone: la parte esposta e visitabile del complesso è caratterizzata da un impianto termale e vari altri ambienti, che permettono di ricostruire la funzione e la ricchezza di questa struttura. La Villa costituisce un esempio particolare di insediamento produttivo e residenziale nel Friuli occidentale romano. Attualmente è riconoscibile un ipocausto, cioè un sistema che permetteva di riscaldare la stanza (caldarium/tepidarium) attraverso l’immissione di aria calda al di sotto del piano pavimentale sopraelevato mediante una serie di pilastrini.

Il complesso, il cui primo impianto risale al I sec. a.C., probabilmente subì intorno al II sec.d.C. un disastroso evento alluvionale,che provocò danni e modifiche della planimetria originaria dell’impianto residenziale. Dopo un periodo di parziale abbandono testimoniato dallo smantellamento di tutti gli apparati decorativi della villa, fu nuovamente attivo in età tardo antica,con vani adibiti alla lavorazione di prodotti agricoli, alla loro essiccazione e conservazione, all’immagazzinamento delle derrate destinate al commercio.

Uno dei primi a valorizzare il sito fu il conte Giuseppe di Ragogna che, ultimo erede del ramo primogenito dell’antica famiglia feudale, per volontà testamentaria, decretò la destinazione a Museo del prospiciente Castello. Oggi questo documenta, con un articolato e accattivante percorso che si snoda in più di 20 sale, i numerosi e importanti siti archeologici dell’alta pianura pordenonese occidentale, dalla Preistoria più antica fino al Rinascimento.

Tra vecchie industrie e parchi

Nei primi anni dell’Ottocento nascono a Pordenone i primi insediamenti industriali. La prima fabbrica fu la Ceramica Galvani, distrutta poi alla fine degli anni Sessanta nel Novecento. A seguire, sorse in località Torre in un’area sulle rive del Noncello, un grande cotonificio con al fianco la tintoria. Entrambi i luoghi sono oggetto di una studio per il loro riutilizzo.

Nelle vicinanze del centro si trova la Tessitura di Rorai: costruita a partire dal 1860, è sopravvissuta alla sua dismissione ed è ancora in parte utilizzata. Nel centro città è tuttora in piena attività la Società di macinazione al cui interno esiste ancora il primo impianto originario risalente al primo Novecento, lo stabilimento dell’industria di macchine tessili Savio, oggi completamente riutilizzato, l’ex Birreria e il Cotonificio Amman, mentre all’interno del parco di San Valentino si trova l’ex Cartiera Galvani.

Pordenone è poi particolarmente ricca di parchi, giardini ed aree verdi. Il parco più vecchio di Pordenone è situato tra il centro storico e il rilevato ferroviario. Si tratta dei giardini pubblici, gli unici in città fino al 1970. Realizzati nei primi del Novecento, in occasione di un’importante mostra agraria, hanno forma circolare con percorsi concentrici ombreggiati da grandi tigli e bordati da siepi, secondo lo schema del tipico giardino all’italiana.

Successivamente, venne riconvertita a verde pubblico l’area limitrofa di fronte alla stazione ferroviaria, oggi nota come Parco Querini-Valdevit, un tempo parte, con maggiore estensione, del complesso dell’omonima villa neogotica, demolita agli inizi degli anni Settanta; oggi si presenta con caratteristiche ispirate ai giardini inglesi, mantenendo i dislivelli del terreno e alternando aree a prato ad altre alberate e con all’interno un piccolo specchio d’acqua.

Su un’area privata è stato realizzato anche il Parco Galvani, con un aspetto regolare che ricorda quello dei giardini delle ville venete. Il parco ingloba, nella parte meridionale, la residenza della storica famiglia Galvani, oggi Museo Paff.

A margine di un’iniziativa industriale è stato realizzato anche il parco di villa Carinzia. Confinante con il grande cotonificio, di cui faceva parte, il parco è stato creato nella seconda metà dell’800 e per questo presenta diverse essenze pregiate anche ultrasecolari. Un ‘altra area di verde pubblico,messa a disposizione degli abitanti dall’amministrazione comunale, è costituita dalle vaste bassure, già area agricola, del Seminario vescovile. La superficie di questa grande area verde è attraversata da diversi canaletti di risorgiva ed è delimitata dal vecchio corso del Noncello e dal canale di gronda Noncello, frequentato da varie specie di avifauna acquatica.

Ed infine il Parco di San Valentino, spazio totalmente inclusivo, è caratterizzato da un’impronta tardo romantica nella disposizione del verde,coi viali definiti da alberature,ampi prati e piante isolate di grandi dimensioni. Il carattere seminaturale di alcuni tratti del Parco San Valentino consente l’osservazione d’interessanti specie botaniche.

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