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I versi di Osip Mandel’stam sull’imprevedibilità della vita

Leggiamo assieme questi versi di Osip Mandel'stam tratti da una poesia del 1937 in cui ci ricorda l'imprevedibilità della vita e del destino dell'uomo.

I versi di Osip Mandel’štam, tratti dalla raccolta Ottanta poesie, parlano del destino con una forza suggestiva che riesce a unire la riflessione intima a un’indagine universale. L’idea di un “gioco del cielo irresponsabile”, insieme al sudore e all’esperienza come strumenti necessari per comprenderlo, costituisce un’immagine potente della condizione umana, oscillante tra vulnerabilità e tentativi di controllo.

Lo dirò in brutta copia, a fior di labbra,
ché non è ancora venuto il momento:
il gioco del cielo irresponsabile
si attinge col sudore e l’esperienza…

Osip Mandel’stam e la complessità del destino: tra caos e sudore

Nel descrivere il destino, Mandel’štam lo definisce come un “gioco” e sottolinea la sua natura imprevedibile e inafferrabile. L’aggettivo “irresponsabile” amplifica questa sensazione, suggerendo l’idea di una forza superiore che opera senza una logica apparente, senza rendere conto alle vite che trasforma o alle esistenze che sconvolge. Questa concezione non è solo filosofica, ma anche profondamente personale, riflettendo l’esperienza del poeta vissuta in un’epoca di caos politico e sociale, caratterizzata da incertezze personali e storiche.

D’altra parte, Mandel’štam non si limita a descrivere il destino come un’entità capricciosa: lo collega al “sudore” e all’“esperienza”, due elementi che evocano la fatica e lo sforzo umano per tentare di comprendere o, almeno, convivere con l’imprevedibilità dell’esistenza. Il sudore diventa il simbolo dello sforzo concreto, del lavoro incessante che ci consente di affrontare il mistero della vita. L’esperienza, invece, rappresenta la sedimentazione delle lezioni apprese, il processo di trasformazione interiore che solo il passare del tempo può offrire.

L’apertura dei versi con la frase “Lo dirò in brutta copia, a fior di labbra” suggerisce una verità ancora non completamente formata, che richiede tempo e riflessione per essere espressa pienamente. La “brutta copia” indica la provvisorietà della condizione umana, l’incompletezza delle nostre intuizioni, e al tempo stesso l’atto creativo che si compie anche nell’incertezza. Mandel’štam sembra riconoscere che parlare del destino, delle forze che governano o influenzano la nostra vita, è un’impresa ardua, da affrontare con esitazione e consapevolezza dei limiti del linguaggio.

L’attesa del “momento” giusto per parlare di queste verità conferma la tensione tra il desiderio di esprimersi e l’umiltà di fronte a ciò che è più grande di noi. Mandel’štam riconosce che certe verità non si possono affrettare; il loro svelamento richiede pazienza e un processo di maturazione interiore.

Il “cielo” evocato dal poeta non è una dimensione serena o immutabile, ma uno spazio dinamico e imprevedibile, dove il disordine e la bellezza coesistono. Nel pensiero simbolista e nelle opere di Mandel’štam, il cielo rappresenta spesso una forza superiore, enigmatica e inaccessibile. Tuttavia, in questi versi il cielo assume un carattere ludico e persino cinico: il suo gioco non tiene conto delle conseguenze sulle vite umane.

Questo cielo irresponsabile si fa specchio della natura complessa e contraddittoria della vita stessa. Lungi dall’essere una rappresentazione negativa, questa immagine suggerisce anche una forma di libertà: in un mondo dominato dall’incertezza, siamo chiamati a rispondere con la nostra creatività, il nostro impegno e la capacità di trovare senso nonostante il caos.

Risonanze storiche e personali

La poesia di Mandel’štam nasce in un periodo storico dominato dall’incertezza: la Russia delle rivoluzioni, delle purghe staliniane, e del controllo totalitario che lasciava poco spazio alla libertà personale. Mandel’štam, perseguitato dal regime sovietico, visse personalmente l’arbitrarietà del destino, che si manifestava nella repressione politica e nelle scelte apparentemente casuali che decidevano il destino delle persone.

Tuttavia, questi versi non si limitano a una critica storica o politica. Rappresentano una riflessione universale sull’imprevedibilità della vita e sul modo in cui affrontiamo ciò che non possiamo controllare. Nel raccontare la relazione dell’individuo con il destino, Mandel’štam parla anche al lettore contemporaneo, offrendo un’immagine che supera i confini del tempo e dello spazio.

Il concetto che l’esperienza e il sudore possano “attingere” il gioco del cielo irresponsabile non va inteso come un suggerimento per dominarlo, ma piuttosto come un invito a partecipare con consapevolezza. La vita richiede impegno, persistenza e apertura al cambiamento. Se il destino è imprevedibile, l’uomo può almeno cercare di viverlo pienamente, trovando il proprio significato nel processo stesso.

In un certo senso, i versi di Mandel’štam propongono un equilibrio tra accettazione e azione. L’irresponsabilità del destino non è un invito alla rassegnazione, ma piuttosto uno stimolo a vivere con intensità e autenticità, facendo delle esperienze personali un contrappeso alle forze incontrollabili che influenzano la nostra esistenza.

Mandel’štam ci consegna, con questa poesia, una visione del destino che intreccia impotenza e creatività, smarrimento e speranza. Il cielo irresponsabile può essere visto come una metafora delle forze superiori che agiscono sulla vita senza preavviso né spiegazione. Ma il poeta non ci lascia soli in questo caos: ci invita a rispondere con sudore, esperienza e la forza dell’immaginazione. In questo gioco cosmico, la ricerca di senso diventa essa stessa una forma di resistenza e di bellezza.

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