È una poesia dolce, “Sonetto d’inverno”. Una di quelle che scaldano il cuore e ci ricordano che basta poco per essere felici. In questo componimento, Ada Negri racconta, attraverso un paesaggio innevato, la natura salvifica del contatto umano.
“Sonetto d’inverno” di Ada Negri
Cade la neve a falde larghe e piane
da ore e ore, senza mutamento.
Non una voce, non un fil di vento,
non echi a le casupole montane.Nei boschi e su le immote alpi lontane
ogni soffio di vita sembra spento:
sotto il bianco lenzuolo è un sognar lento
di piante, d’erbe e di tristezze umane.Qui, nel camino, ardon le fiamme a spire:
tu mi sorridi: io penso, amico mio,
che dolcezza ha in quest’ora il nostro nido.Cerco il tuo labbro che non sa mentire,
mi stringo al cor che non conosce oblio,
m’abbandono tremante al petto fido.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Sonetto d’inverno”
Questa delicata poesia di Ada Negri si può trovare all’interno delle raccolte pubblicate dopo la scomparsa dell’autrice, avvenuta nel 1945. La data riportata sul titolo, infatti, si riferisce all’anno di pubblicazione della raccolta “Ada Negri. Poesie”, edita da Mondadori nel 1948, tre anni dopo la morte della scrittrice.
È sconosciuto, invece, il periodo di stesura del componimento, che oggi si può leggere nel volume “Ada Negri. Poesie e prose”, curato da Pietro Sarzana per Mondadori.
La forma poetica
Per questa poesia, Ada Negri sceglie di usare la forma più affine alla tradizione poetica italiana: Già dal titolo, ci viene suggerito infatti che ci troveremo dinanzi a un sonetto.
Formato da due quartine e tre terzine, esso si articola in una sequenza di endecasillabi con rima incrociata. Una dolcezza armoniosa, quasi surreale, permea l’intero componimento, grazie alla presenza di suoni dolci: le “s” sorde, alternate alla consonante fricativa “v” e alla nasale labiodentale “m” accompagnano tutte le strofe assicurando una morbidezza particolare a questi versi invernali in cui, almeno fino a metà, dominano il freddo e il bianco.
Fuori e dentro
Mentre la neve cade, lenta e immutabile, ormai da ore, un silenzio misterioso e surreale avvolge il paesaggio vicino e lontano. Assimilata, attraverso una metafora, ad un lenzuolo bianco, la neve viene raccontata con dolcezza, come se fosse una coperta confortevole che avvolge il mondo e lo culla nella sua totalità di insieme di “piante, d’erbe e di tristezze umane”.
La prima terzina costituisce un cambiamento di prospettiva: se prima l’io lirico si era spinto ad osservare l’esterno, ora torna al luogo in cui si trova, dove il candore e il gelo ad esso associato non entrano, dove è caldo, dove il sorriso di un volto amato riscalda il cuore.
Dove, come in un nido sicuro e inviolabile, ci si può permettere di essere sinceri e di abbandonarsi, con le proprie fragilità, a chi sa capirci e amarci, nonostante tutto.
Chi è Ada Negri
Ada Negri nasce a Lodi nel 1870. Vive un’infanzia difficile perché, rimasta orfana di padre, si adatta alle difficoltà economiche che si prospettano dopo la morte dell’unica persona che porta il pane a casa. La mamma e la nonna fanno di tutto per non far mancare alla piccola Ada il necessario, e la mamma in particolare lavora incessantemente per permetterle gli studi.
Così, dopo tante fatiche e immani sacrifici da parte di tutta la famiglia, nel 1887 Ada conclude il percorso scolastico e diventa finalmente maestra. È in questi anni di ritrovata serenità che la giovane donna incomincia a scrivere poesie. Nasce nel 1892 la prima raccolta, “Fatalità”, salutata con entusiasmo da Giosuè Carducci.
La vita sentimentale di Ada Negri è costellata di insuccessi e delusioni. Ma, da una delle relazioni intraprese, culminata con un matrimonio, nascono due bimbe. Una delle due, Vittoria, muore a un mese di vita. Bianca, invece, cresce profondamente amata dalla madre, ed è a lei che sono dedicate numerose poesie.
La fama di Ada Negri cresce vertiginosamente, tanto che la poetessa ottiene prestigiosi premi e accarezza anche la possibilità di ricevere il Nobel. È la prima donna ad essere ammessa all’Accademia d’Italia. Ada Negri muore a Milano l’11 gennaio 1945.