La citazione di Carlo Emilio Gadda, tratta dal romanzo La cognizione del dolore offre una riflessione poetica e intensa sul tema del sogno, inteso non solo come attività notturna, ma come processo di introspezione, un viaggio verso una verità interiore nascosta. In questo breve, ma suggestivo frammento, Gadda racchiude la forza e l’ambiguità del sogno, sottolineando il suo legame con la profondità del nostro inconscio e il potere di rivelare significati inaspettati.
“Ma sognare è un fiume profondo, che precipita a una lontana sorgiva, ripùllula nel mattino di verità”
Per comprendere appieno questa citazione, è utile esplorare alcuni dei temi centrali dell’opera di Gadda, a partire dal rapporto con la psiche, la memoria e la natura del dolore. La cognizione del dolore è un romanzo profondamente psicologico, intriso di una complessità che rispecchia il tumulto interiore dell’autore stesso. L’opera, ambientata in un’immaginaria “Maradagàl”, mescola elementi autobiografici e riflessioni esistenziali per esplorare il dolore, l’alienazione e le incomprensioni tra madre e figlio.
Il sogno come fiume insondabile, per Carlo Emilio Gadda
Gadda paragona il sogno a un “fiume profondo”, suggerendo che l’attività onirica scorre come un flusso inarrestabile, qualcosa di incontrollabile e misterioso. Questo fiume attraversa la psiche, lambendo i recessi più reconditi della mente. Nell’immaginario comune, i fiumi spesso simboleggiano il viaggio, il tempo e la trasformazione: in questo caso, il sogno diventa una sorta di corrente in cui si intrecciano pensieri, ricordi e desideri in modo caotico e irrazionale. È un flusso che procede verso qualcosa di indefinito ma che, a differenza di una sorgente unica e stabile, ha molteplici origini e significati.
Carlo Emilio Gadda parla di una “lontana sorgiva”, cioè di una fonte nascosta e remota da cui i sogni sembrano scaturire. Questa sorgiva potrebbe essere interpretata come il luogo profondo della coscienza, una sorta di origine remota delle esperienze e dei traumi. La parola “sorgiva” richiama alla mente l’idea di una purezza originaria, di una verità primordiale, non contaminata dal linguaggio o dalla razionalità. In questo contesto, la sorgiva rappresenta una verità a cui possiamo solo accedere parzialmente, tramite il sogno, un veicolo che ci avvicina a qualcosa di nascosto, forse troppo doloroso per essere affrontato direttamente.
Nell’opera di Carlo Emilio Gadda, il sogno diventa una porta verso questo spazio psichico sotterraneo. La dimensione onirica permette di avvicinarsi a questa sorgiva senza che le difese della coscienza intervengano per nascondere, negare o razionalizzare ciò che si trova al di sotto. Nel romanzo, il protagonista soffre per un senso di estraneità e incomunicabilità, e spesso il suo dolore si esprime attraverso frammenti di pensieri e immagini, quasi come se fosse prigioniero di un mondo interiore a cui solo i sogni possono dare voce.
Carlo Emilio Gadda scrive che il sogno “ripùllula nel mattino di verità”. Questa immagine racchiude l’idea di una rivelazione, di una chiarezza che emerge dopo il passaggio attraverso il regno onirico. Il verbo “ripullulare” indica un rifiorire, un riemergere: come se la verità, simile a una pianta o a un fiore, germogliasse grazie alle sostanze nutritive accumulate durante il sogno. Il mattino diventa il momento in cui ciò che è stato sperimentato nella profondità della notte torna alla coscienza, a volte in forma di intuizione, altre volte come un’epifania improvvisa.
La verità che emerge al mattino è diversa da quella razionale e logica della vita diurna; è una verità che proviene dal mondo dell’inconscio e che porta con sé la complessità e l’ambiguità delle emozioni, dei ricordi e delle percezioni accumulate. In La cognizione del dolore, Gadda mette in scena un dolore che non si lascia spiegare o risolvere facilmente. È un dolore che vive in profondità e che solo il sogno può avvicinare, fornendo una sorta di sollievo temporaneo, una comprensione intuitiva e immediata.
Gadda e la psiche umana
La cognizione del dolore esplora i meandri della psiche umana in modo complesso e frammentato, riflettendo le contraddizioni e le ambiguità del vivere. In questo romanzo, il dolore è una forza potente, che permea l’esistenza e si annida negli angoli più nascosti della mente. Gadda rappresenta questa forza come un enigma irrisolvibile, che né la ragione né l’analisi possono decifrare del tutto. La stessa struttura del romanzo, frammentaria e discontinua, rispecchia l’impossibilità di una narrazione lineare del dolore.
Carlo Emilio Gadda utilizza il sogno e la metafora del fiume per alludere alla possibilità di una conoscenza diversa, non razionale, ma intuitiva e poetica, che forse si avvicina alla “verità” del dolore senza mai afferrarla del tutto. Per Gadda, il dolore non è solo un sentimento individuale, ma una dimensione universale, un luogo comune a tutte le esperienze umane, che emerge e si dissolve come un sogno, ma che lascia un’impronta duratura.
La citazione di Carlo Emilio Gadda sul sogno come “fiume profondo” che scaturisce da una “lontana sorgiva” e che riemerge nel “mattino di verità” ci invita a riflettere sul rapporto tra inconscio e verità. Attraverso il sogno, l’uomo può avvicinarsi a una dimensione più profonda del sé, a una verità che sfugge alla logica e che risiede nei luoghi più reconditi della psiche. Per Gadda, il sogno diventa un linguaggio alternativo, un mezzo per esplorare il dolore e per rivelare ciò che le parole non possono esprimere. In questo senso, La cognizione del dolore è un’opera che, attraverso il sogno, il dolore e l’inconscio, cerca di gettare luce su quelle verità nascoste che definiscono la condizione umana.