Giulia Cecchettin era una studentessa di ingegneria biomedica dell’Università di Padova: a un passo dal coronare il sogno di laurearsi, le è stato strappato violentemente il suo futuro e la possibilità di realizzare tutti i progetti che custodiva nel cuore dall’ex fidanzato in quel tragico 11 novembre 2023, pochi giorni prima della laurea.
Il padre Gino Cecchettin ha voluto raccontare la sua storia all’interno di “Cara Giulia“, libro scritto da insieme a Marco Franzoso, l’autore di “Il bambino indaco” e de “L’innocente”, con l’intento di fare rumore contro la cultura patriarcale, la violenza sulle donne e il femminicidio.
Cara Giulia
Il libro dedicato a Giulia Cecchettin rientra in un progetto a sostegno delle donne vittime di violenza. Risuonano ancora, mantenendo una costante eco nelle coscienze di ciascuno di noi, le parole del padre di Giulia Cecchettin il giorno del funerale:
“A chi è genitore come me, parlo con il cuore: Insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.”
Il papà ha voluto di raccontare e affidare «quello che ha imparato» da sua figlia Giulia Cecchettin nel libro, “Cara Giulia”. L’autore nel libro avvia una riflessione sulle cause-effetto della cultura patriarcale: «Provo ad analizzare dove abbiamo sbagliato, soprattutto noi genitori, padri e madri, dove siamo stati poco presenti e non siamo riusciti a educare i figli all’amore, al rispetto, alla comprensione, ma li abbiamo forse educati a una modalità di vita incentrata sul possesso».
Penda che la giusta reazione all’enormità di quanto accaduto alla sua Cara Giulia sia fare: «più rumore possibile, per parlare agli altri genitori e alla generazione dei figli».
Un libro contro la cultura patriarcale e la violenza sulle donne
Il libro è la confessione dell’animo e dall’anima di un genitore trasferita in una lettera, ovvero un appello alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni in cui Gino, attraverso la drammatica e dolorosa storia di sua figlia Giulia Cecchettin, si pone e a sua volta pone alcune importanti e necessarie riflessioni sulle radici di ciò che Elena, la sorella di Giulia, aveva definito la «cultura patriarcale» della nostra società, da cui spesso ci siamo tirati e chiamati fuori, ritenendoci erroneamente e forse anche in maniera codarda non toccati dal parassita della cultura del possesso.
La sua Cara Giulia, con questo libro, tende a raggiungere una vasta platea di attori sociali: Giulia Cecchettin e il suo doloroso destino inteso come scuotitore di coscienze.
Libro destinato soprattutto a quei giovani sempre più avvolti e annebbiati da cattivi esempi, dal vuoto culturale, dall’indifferenza, dall’omertà e dalla repressione di idee diverse da quelle sostenute dalla maggioranza e per questo ghettizzati e allontanati
Questo libro, in altri termini, dovrebbe rappresentare uno specchio per tutti noi, un quotidiano dialogo dapprima con noi stessi e poi con chi ci circonda.
Quindi con tutti coloro che abbiamo la fortuna di incontrare quotidianamente attraverso una presa consapevole di coscienza che ci richiama all’importanza del riconoscersi per ciò che si è e non per ciò che si ha.
Possesso-proprietà contro Essere-Vita.
“Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti» è il richiamo di Gino Cecchettin al quale siamo chiamati a rispondere.
Per noi, per le giovani generazioni e per una società che possa davvero definirsi autenticamente civile.
L’intervista a Gino Cecchettin
A poche ore dal 25 novembre, data emblematica in quanto ricorre la Giornata contro la violenza sulle Donne, Silvia Grassi per Libreriamo ha intervistato Gino Cecchettin per raccontare la storia di Giulia e spiegare dove ha trovato la forza per scrivere questo libro. “Una vita come quella di Giulia andava raccontata. – spiega Gino – Ho avuto la fortuna di vivere 22 anni con mia figlia. Purtroppo la vita non si pone sempre come desidereremmo: per me è doveroso attraversare quotidianamente il dolore, ma ciò non mi deve fermare. Non sarebbe degno nei confronti chi ci ha lasciato. Perciò ho deciso di scrivere questo libro.”
Un passaggio chiave dell’intervista è stato quello in cui Gino Cecchettin ha sottolineato come la violenza di genere sia prima di tutto un problema culturale. Una riflessione che prende il via dal commento alla frase “L’amore non è mai possesso, ma sempre dono e rispetto” contenuta nel messaggio che il presidente della CEI, il cardinale Matteo Zuppi, ha inviato lunedì scorso in occasione della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin.
“Molto spesso si parla di applicazione delle leggi, ma quando lo si fa è già tardi: dovremmo prevenire: L’unico modo per prevenire è fare cultura, far capire che l’essenza dell’amore consiste nel dare se stessi per sé per gli altri. C’è sempre un momento in cui è possibile decidere come agire. Per vivere una vita piena, occorre saper accettare un “no”, una sconfitta; sicuramente è un’esperienza che fa male ma che può darci tanto, e non dobbiamo arrogarci in diritto di decidere per la vita degli altri. L’unico modo è formare le persone al rispetto reciproco, all’empatia, e saper accettare le sconfitte.”
Per l’intervista completa, vi invitiamo a proseguire con la visione a questo link.