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Gli editori a pagamento

Nell'articolo di oggi, Ravizza ci parla dell'editoria a pagamento la cosiddetta "vanity press" e del perché non reputi consigliabile scegliere quest'ipotesi

 Il principio dell’editoria a pagamento è semplice. Firmi con un soggetto che stampa il tuo romanzo in un determinato numero di copie e ci mette un codice a barre (elemento che fa del libro un prodotto vero e proprio). Tutto ciò avviene a spese tue. Sotto un certo punto di vista l’editore a pagamento è un tipografo. Un tipografo però che si occupa anche delle trafile per aggiungere un codice a barre e di formattare il testo.

Da quello che ho visto, piuttosto che richiedere un pagamento diretto (“Dammi 5.000€ e ti stampo 1.000 copie”) questi editori hanno un approccio più elegante che suona così “Sono felice di pubblicare il tuo romanzo, ma ti domando di pre-acquistare 500 copie al prezzo di 10€ ciascuna). La sostanza è la medesima (devi cacciare 5.000€) ma la formula le da tutto un altro sapore. E’ un po’ come la storia del prete che chiede al suo superiore “Posso fumare mentre prego?” ricevendo uno sdegnoso “no”, mentre il suo compagno di cella più sgamato domanda “Posso pregare anche mentre fumo?”.

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Forse il modo più efficace per capire cosa sia l’editoria a pagamento è chiamarla col suo nome inglese: vanity press (editoria della vanità). Dietro al libro pubblicato non c’è tanto la selezione di un editore quanto il portafoglio dell’autore. Non c’è dubbio che sia una via infinitamente più semplice rispetto a quella di trovare un editore che seleziona il tuo romanzo fra molti e poi ci investe con editing, distribuzione e promozione. 

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L’attività di editoria a pagamento è legittima e legale, ma personalmente mi sento di sconsigliarla per tre ragioni.

La prima è relativa al modello economico dell’editore a pagamento. E’ un soggetto che tende ad accettare ogni manoscritto che riceve e che guadagna a seconda delle copie “preordinate”. Non ha un grande interesse nel distribuire l’opera o nel promuoverla: queste sarebbero solo voci di costo e presa in carico di rischio. A mio avviso è meglio selezionare un editore che tragga un vantaggio dalla circolazione e dal successo commerciale della tua opera, così se ci guadagna lui ci guadagni anche tu.

La seconda ragione è che pubblicare con un editore a pagamento potrebbe marchiare l’autore. Un sigillo non riconosciuto fuori dal mondo dell’editoria (con tuo cugino puoi fare tranquillamente la parte dello scrittore radical chic) ma che fa la differenza fra gli addetti ai lavori. Questo ad esempio significa più difficoltà a farsi ospitare in presentazioni, a far esporre il testo nelle vetrine delle librerie, a partecipare a concorsi letterari. Allontana anche un potenziale editore non a pagamento in caso tu, dopo il primo romanzo, ne avessi pronto un altro.

L’ultimo elemento che vorrei dare è il cortocircuito che viene creato nei flussi di denaro. L’editoria sana a mio avviso deve portare soldi nelle tasche degli scrittori, non attingere da quelle tasche. 
 
Allo scrittore che non trova editore (so quanto sia difficile e frustrante la ricerca!) suggerisco di perseverare, perseverare, perseverare senza mollare mai.

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