Sei qui: Home » Fotografia » “Verde Contemporaneo”, le foto di Daniele Cametti Aspri in mostra a Roma

“Verde Contemporaneo”, le foto di Daniele Cametti Aspri in mostra a Roma

Dal 18 Settembre al 14 Ottobre il Teatro Ambra di Roma ospiterà la mostra fotografica di Daniele Cametti Aspri, “Verde contemporaneo”. L’esposizione, dall’impronta fortemente attuale, indaga il concetto di paesaggio e di ambiente all’interno delle nuove idee di sviluppo e delle nuove urbanizzazioni.

MILANO – Quando i pittori mescolano i colori nella tavolozza lo fanno con molta cura. È da sempre così, ed è fondamentale che si scelga bene per una buona riuscita della tela. Proprio nell’ottica di un accostamento di colori prende forma la mostra “Verde Contemporaneo”, il lavoro fotografico di Daniele Cametti Aspri che descrive quella nuova tonalità di verde comunemente abbinata con il “Grigio Cemento” o il “Grigio Asfalto” nella giustificazione paesaggistica ed ambientalista dello sviluppo della nuova urbanizzazione ad alta densità e dei mega centri commerciali ecofriendly. La mostra sarà ospitata all’interno dello spazio “Ambrarte” del teatro “Ambra alla Garbatella” di Roma fino al 14 ottobre, nell’ambito dell’esposizione collettiva “Niente da vedere”, in collaborazione con Officine Fotografiche, associazione no profit nata per divulgare e sostenere la cultura dell’immagine.

“NIENTE DA VEDERE”, PER GUARDARE IN PROFONDITA’ – Insieme a “Verde Contemporaneo” di Daniele Cametti Aspri, il progetto fotografico collettivo “Niente da vedere” propone anche i lavori fotografici di Vincenzo Labellarte (“Assedio”), Paolo Fusco (“Insulae”) e Sergio Figliolia (“Blank”). Le aspettative di chi visita una mostra fotografica sono generalmente quelle di trovare il bello o l’inconsueto. Lo scopo di “Niente da vedere” è invece opposto: gli autori rivolgono la propria attenzione al consueto. Grazie all’approccio progettuale, l’attenzione all’ordinario viene amplificata mettendo in evidenza aspetti nascosti a chi normalmente guarda con occhi assuefatti la realtà quotidiana. Attraverso immagini documentarie e superando il racconto didascalico si esplorano aspetti paralleli della città eterna, mostrandone nuove criticità.

VERDE E GRIGIO, BINOMIO CONTRADDITTORIO – “Verde Contemporaneo” è una nuova tonalità di verde comunemente abbinata con il “Grigio Cemento” o il “Grigio Asfalto” nella giustificazione paesaggistica ed ambientalista dello sviluppo della nuova urbanizzazione ad alta densità e dei mega centri commerciali ecofriendly. Solitamente è usato con parsimonia attraverso spennellate di alberelli di piccolo fusto di giovane età confinati in aiuole asfittiche che sicuramente ne fungeranno anche da tomba in breve tempo. Parimenti, il verde contemporaneo è presente anche nei rendering dei progetti urbanistici di studi di architettura blasonati e spesso viene usato con successo come alibi ad opere di cementificazione massiccia. La realtà è spesso diversa dalla fantasia degli architetti.

CONTRASTI QUOTIDIANI – Nel percorrere le strade delle nuove periferie la nostra percezione visiva è stimolata da immagini inconsuete. Contrasti evidenti di spazi verdi costretti dal cemento in zone al limite della città ma circondate dalla campagna. Un contrasto che appare ancora più evidente vista l’ampiezza dell’orizzonte. Un connubio di colori inatteso per una società che dovrebbe tendere alla vivibilità ed a sistemi urbani eco-compatibili. Ma a tutto esiste una spiegazione.

UNA MOSTRA/DENUNCIA – Il “Verde contemporaneo” è infatti il frutto di un paradosso nell’attuale regolamentazione per l’affidamento di appalti di urbanizzazione ed il loro rapporto con la realizzazione di servizi pubblici affidatigli dalle amministrazioni comunali. A fronte delle concessioni edilizie di grandi insediamenti urbani, spesso collegati con centri commerciali, le amministrazione affidano ai costruttori la realizzazione delle strutture di servizio pubblico: rete idrica, strade, parcheggi e aree di verde pubblico. Queste opere vengono realizzate dal costruttore al posto del pagamento di oneri edilizi all’amministrazione e rappresentano un’ulteriore occasione per incrementare il margine di profitto a discapito della qualità di vita. Da qui la definizione “Opere di urbanizzazione a scomputo” e la nascita del “Verde contemporaneo” che si erge a simbolo dell’ennesima attività lucrativa a scapito del benessere della comunità.

L’ESSENZA DELLE CITTA’ – La città contemporanea è spesso indefinibile. Un calderone in cui confluiscono linguaggi e pratiche che sembrano dialogare tra loro in modo confuso. La città dei paradossi identitari, architettonici e sociali. Un andirivieni di immagini in cui gli individui, flâneur contemporanei o attori attivi, iscrivono la propria esperienza. Ma la città è anche uno stato d’animo, citando Robert Park, e arti urbane, nelle proprie declinazioni testuali, visive e performative, possono insinuarsi tra le sue trame e raccontarla trasversalmente. Dotando orizzonti di senso all’esperienza metropolitana, ne connotano forma e relazioni. La fotografia si rivela quella più completa, perché esprime nel migliore dei modi la forma che ogni città rivela. Coglie le tensioni e i paradossi, cercando la bellezza attraverso l’adesione al reale.

LA ROMA DI “NIENTE DA VEDERE” – Niente da Vedere ricompone la forma scomposta di Roma. Cantieri inattivi, spazi verdi a compensazione di standard urbanistici, cartelloni pubblicitari, muri/barriere di recinzione. Citazioni del quotidiano che restituiscono l’immagine di una metropoli in balia degli interessi privati, che ha perso la sua dimensione sociale: la Roma della Metro C, della Nuvola e della speculazione; degli scontri di Tor Sapienza e delle gated communities sul Raccordo.

QUALE FUTURO?Robert Smithson, descrivendo le periferie di Passaic in New Jersey, scrive: “Quel panorama azzerato sembrava contenere rovine al contrario, ovvero tutte le costruzioni che eventualmente saranno costruite. Questo è l’opposto della rovina romantica, perché gli edifici non cadono in rovina dopo essere stati costruiti, ma piuttosto sorgono in rovina prima di essere eretti.” La Roma di Niente da Vedere è abitata da rovine silenziose che non riconosciamo in quanto tali perché non suscitano ricordi e negano ogni domani. Nel renderle visibili, Niente da Vedere svela la loro esistenza ponendo la questione del futuro che sembrano volerci far dimenticare.

DANIELE CAMETTI ASPRI – Nasce a Roma nel 1968. Nel 1989, all’età di 19 anni, ha fondato la rivista cinematografica professionale Acting News, che dirige a tutt’oggi sul web ed è un punto di riferimento per l’informazione sulla produzione cinematografica in Italia. Vista l’inclinazione tecnica e creativa, nel 2000 fonda una società di Authoring che affianca all’attività giornalistica e tutt’oggi realizza DVD e Blu Ray per le maggiori case di distribuzione home-video. Da sempre grande appassionato di comunicazione, grafica ed immagine sia cinematografica che fotografica, nel 2003 si avvicina alla fotografia con la nascita di suo figlio, ed inizia a frequentare workshop e corsi presso la struttura di Officine Fotografiche a Roma. Da allora non ha più smesso. Ha esposto in numerose collettive e personali: nel 2012 al Festival Fotoleggendo con Gente di Capocotta; nel 2013 al Naked City Fest, American Dream; nel 2013 al Festival Fotografia di Roma, Unrelated; nel 2014 a Foiano Fotografia, Verde Contemporaneo; nel 2015 a 2NC Fest, Dark Cities/Verde Contemporaneo; nel 2015 presso The Mill, Dark Cities (solo exhibition); nel 2015 presso MIA FAIR, Dark Cities; nel 2015 all’Eutropia Festival di Roma, Dark Cities.

 

19 settembre 2015

© Riproduzione Riservata