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Culturificio, il progetto nato per risvegliare la pigrizia del panorama culturale italiano

La Cultura è alla base per le relazioni umane, a prescindere dal ruolo del singolo all’interno della società. Da questo concetto semplice ma essenziale nasce “Culturificio”, progetto no-profit riguardante letteratura, arte, poesia, pensiero portato avanti da un gruppo eterogeneo...

Abbiamo intervistato gli editori del progetto, Federico Musardo e Ludovica Valentino, per approfondire meglio questa realtà fresca ed in divenire.

MILANO – La Cultura è alla base per le relazioni umane, a prescindere dal ruolo del singolo all’interno della società. Da questo concetto semplice ma essenziale nasce “Culturificio”,  progetto no-profit riguardante letteratura, arte, poesia, pensiero portato avanti da un gruppo eterogeneo di ragazzi, con interessi differenti ma che convergono in un desiderio di curiosità intellettuale. Abbiamo intervistato gli editori del progetto, Federico Musardo e Ludovica Valentino, per approfondire meglio questa realtà fresca ed in divenire.

Come nasce il progetto Culturificio?

Questo progetto nasce da una serie di stimoli sedimentati e da una passione quotidiana per l’immenso mondo dell’arte, purtroppo oggi oscurato e considerato un accessorio. Crediamo fermamente che la Cultura sia alla base per le relazioni umane a prescindere dal ruolo del singolo all’interno della società. Questo pensiero, apparentemente condiviso da tutti, continua ad essere ignorato. Coltivare in questo modo un bagaglio personale, condividerlo, accrescerlo comunicando con il mondo è secondo noi l’unica possibilità per sperare in un cambio di rotta, in un futuro più vivibile e, perché no, piacevole.

Per il nome abbiamo preso spunto da un grande autore italiano, purtroppo, in parte, dimenticato: Carlo Emilio Gadda. Egli era solito inventare parole nuove attraverso particelle piene di significato per specificare concetti che altrimenti, forse, non sarebbero stati efficacemente descritti.

  Quali sono gli obiettivi del progetto?

All’alba del progetto non pensavamo ad un rimando effettivo, più o meno immediato, che avremmo desiderato ricevere, l’obiettivo principale era quello di suscitare una curiosità intellettuale, tenendo conto di sensazioni ed emozioni assopite, nascoste oppure dimenticate. Una vaga pigrizia aleggia intorno al panorama culturale, soprattutto italiano.

Attualmente, alla luce del discreto riscontro ottenuto, possiamo dire che oltre alle volontà originarie che restano preponderanti, l’obiettivo sia quello di comunicare la bellezza che l’arte, in tutte le sue squisite declinazioni, ha da offrire.

Qual è il riscontro da parte del pubblico?

Siamo rimasti piacevolmente colpiti dall’interazione raggiunta con lettori geograficamente dislocati e di età e vite molto differenti. Questo è motivante e, riprendendo l’illuminante semplicità di Saba, “bello”.

In che modo, secondo voi, il web ed i social possono aiutare a promuovere la cultura, la letteratura e l’arte italiana?

Ad oggi, ignorare la possibilità di comunicazione che deriva dall’universo dei social, sarebbe ingenuo. Per esempio, la nostra pagina di Facebook è un ottimo collegamento per raggiungere il sito web, e perciò le nostre parole. Inoltre permette uno scambio intellettualmente stimolante con chi segue il nostro percorso, ed ha volontà di condividere reciprocamente le proprie scoperte. È insomma un buon mezzo di comunicazione, con le dovute riserve, è molto utile.

 

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