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Cibo per la mente, il bookbar italiano nato per ”rendere la cultura più appetibile”

Una delle sorelle fondatrici del locale, Barbara Lacitignola, ci spiega meglio le caratteristiche di questo “Caffè letterario 2.0”

MILANO – Letteratura, musica, cibo e immagini si mescolano in un format inedito e imprevedibile: è questa la scommessa di ”Cibo per la mente”, il caffè letterario sito a Taranto, nei pressi della città vecchia, che trasforma ogni presentazione in un evento. Fondato dalle sorelle Barbara e Claudia Lacitignola, ”Cibo per la mente” rappresenta un’evoluzione del caffè letterario del passato, è rivolto ai giovani, agli adulti e ai non più giovanissimi. E’ un locale in cui è possibile incontrare gli amici, ma anche uno scrittore, oppure per ascoltare musica. Insomma, è un mix tra luogo di intrattenimento alla moda, caffè e salotto di casa. Barbara Lacitignola ci spiega meglio in cosa consiste l’attività del suo locale.

Come nasce cibo per la mente?
Il nostro è un caffè letterario 2.0, ovvero un’interpretazione che s’ispira ai bookbar ed ai ristobook provenienti dall’America.  La nostra mission è quella di rendere la cultura appetibile, nel vero senso della parola, per un pubblico eterogeneo e giovane.  Le nostre presentazioni sono dei veri e propri eventi, in cui si fondono le varie forme di arte. Da noi i libri sono solo in consultazione, e abbiamo pensato di mettere dei libri particolari, che potessero essere uno spunto per i visitatori-lettori.

 

Perchè l’idea di unire due realtà come cultura e cibo?
L’idea di legale il cibo con i libri nasce dalla mia visione culturale ed il mio background. Sono un’antropologa culturale, e per noi la cultura non è solo quella dei libri, ma anche quella del cibo. Per questo, realizziamo delle cene etniche ed a tema, comprese all’interno di un ciclo “Mappamondo”, in cui il locale viene trasformato, realizzando un percorso culturale anche attraverso la cucina.

 

Che tipi di incontri culturali organizzate?
Siamo liberi ed indipendenti nella scelta di libri e scrittori. Ad esempio l’anno scorso per la prima serata importante abbiamo presentato “Superzelda”, una booknovel su Zelda Fitzgerard, moglie di Francis Scott. In quell’occasione venne l’autrice da Roma e trasformammo il locale in perfetto stile anni ’20, con la musica anni ’20, abbigliamenti e cocktail a tema. Secondo noi, l’arte deve attraversare tutte le varie forme: fotografia, pittura, letteratura, disegno, design.

 

Qual è il riscontro da parte della gente del luogo?
Siamo state adottate dal quartiere, perché siamo donne e ci siamo poste non in maniera invasiva: io e mia sorella, ognuna con la propria personalità, non ci siamo messe in competizione, ma abbiamo cercato di  creare rete con le altre realtà del quartiere. Nel nostro caffè letterario possiamo trovare sia il professore universitario che il pescatore o fruttivendolo. Per questo riteniamo che la cultura possa rappresentare il rilancio di un territorio, l’importante è toglierla da tante sovrastrutture. Dobbiamo rivolgerci a tutti, dai giovani ai più grandi.

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