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Giacomo Poretti, ”Viva i libri perché mi tengono compagnia in ogni momento della vita”

Il celebre comico del trio con Aldo e Giovanni ci parla della sua esperienza di scrittore, che lo ha visto debuttare con l’autobiografia “Alto come un vaso di gerani”
MILANO – Classe 1956, il 33,33% del popolare trio Aldo Giovanni e Giacomo, una grinta ed una comicità ineguagliabili, ed ora anche una vena letteraria tutta da scoprire. Giacomo Poretti, dopo il cinema ed il teatro accanto a quelli che lui stesso ha definito i suoi “soci”, ha deciso di intraprendere una nuova avventura, questa volta non sul palcoscenico ma tra gli scaffali delle librerie, pubblicando un’autobiografia dal titolo “Alto come un vaso di gerani”. In questa intervista ci parla della sua passione per la lettura, della sua prima esperienza con la scrittura e ci esprime il suo personale punto di vista su libri e lettura.
Come è nata la sua passione per i libri? C’è un episodio particolare della sua vita che è legato allo scoccare della scintilla di questo amore?
La scintilla è scoccata per merito dei miei genitori. Nonostante non avessero frequentato molte scuole, sono stati comunque capaci di trasmettermi l’amore per la lettura sin da quando ero bambino, che mi sta accompagnando nel corso di tutta la mia vita.
Come è venuta la voglia di scrivere un libro e cosa è stata per lei l’esperienza della scrittura? Quali aspetti di sé e della sua creatività riesce ad esprimere qui che magari non emergono nel teatro o nel cinema?
Quella della scrittura è stata un’esperienza per me completamente nuova. Si è trattato di cambiare totalmente i miei ritmi di vita: svegliarmi molto presto la mattina, estraniarmi per lunghi periodi di tempo, stare in assoluta solitudine. Scrivere mi ha permesso di far emergere aspetti di me che vanno al di là della comicità che metto in scena con i miei due “soci”. Attraverso questa autobiografia ho riscoperto l’esperienza della riflessione interiore, che mi ha permesso di riportare alla memoria e narrare numerosi accadimenti del passato.
Ha presentato il suo libro all’ultimo Salone di Torino: quale è stato il riscontro di pubblico?
Il riscontro è stato a dir poco ottimo: una sala gremita ed un pubblico entusiasta. Avevo già potuto comunque notare grande partecipazione da parte dei lettori durante altre presentazioni, anche se in realtà più piccole rispetto a quella di Torino.
Si ripete di continuo in Italia che si legge poco, ma l’interesse testimoniato al Salone del Libro lascia ben sperare. Bisognerebbe forse ragionare di più su quale sia il modo giusto di portare i libri alle persone?
Quello della grande partecipazione di pubblico è un dato curioso, contraddittorio con quello che vuole l’editoria in grave difficoltà. Il Salone stesso ha registrato un record di presenze. Probabilmente le manifestazioni live attraggono ancora quello “zoccolo duro” costituito da lettori militanti, che amano gli incontri con gli autori e vivere l’esperienza del libro e della lettura sotto ogni punto di vista possibile.
Libreriamo ha lanciato su Twitter l’hashtag “Viva i libri”. Ci può dire un suo claim sulla bellezza dei libri e della lettura?
Viva i libri tutta la vita! I libri sono il mio pane quotidiano, mi accompagnano dall’età di sei anni, mi tengono compagnia nei momenti di noia, mi confortano in quelli di tristezza.
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