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Mohamed Al Achaari e le nuove paure raccontate dalla letteratura araba

DAL NOSTRO INVIATO A PORDENONELEGGE - Mohamed Al Achaari, Ministro della Cultura in Marocco nel 2002, porta a Pordenonelegge ''L'arco e la farfalla'' (Fazi editore), un romanzo in cui presenta un caso di coscienza di un padre, disorientato da una nuova paura...

Il Ministro della Cultura in Marocco nel 2002 presenta a Pordenone il suo nuovo libro “L’arco e la farfalla” e parla della primavera araba e dei recenti fatti di cronaca che hanno riguardato il mondo arabo

 

PORDENONE – Mohamed Al Achaari, Ministro della Cultura in Marocco nel 2002, porta a Pordenonelegge “L’arco e la farfalla” (Fazi editore), un romanzo in cui  presenta un caso di coscienza di un padre, disorientato da una nuova paura. “Tutti i genitori – spiega lo scrittore marocchino nella conferenza stampa a lui dedicata – hanno sempre paura per i loro figli, paura che falliscano negli studi o nel lavoro, ma da qualche tempo si è fatta strada una nuova preoccupazione, quella del terrorismo. Sembrava un fenomeno lontano confinato a Baghdad o ancora più distante, ma dopo l’attentato di Casablanca nel 2007, il pericolo si è fatto più vicino e tutti siamo diventati più sensibili. Il terrorismo anche per noi fino a qualche tempo era questione di date e di numeri, ma ora si è trasformato in volti e questo fa paura a tutti”. Tutto questo in un paese come il Marocco, tradizionalmente aperto alla diversità e al dialogo, perché storicamente terra di incontro di Romani, di Fenici, di Arabi e di Francesi. Ci tiene a sottolineare lo scrittore la diversità di ciascun paese in quel blocco compatto che l’Occidente frettolosamente etichetta come “ mondo arabo”.

 

LA PRIMAVERA ARABA – Ovviamente non si può non parlare della primavera araba e di questa seconda fase succeduta alla prima, che ha portato alla caduta dei regimi in molti paesi del Nord Africa. “La primavera araba – dice Al Achaari – ha visto per la prima volta scendere in piazza giovani e donne che sono riusciti ad abbattere le dittature con la forza della loro volontà e hanno aperto le porte a un processo democratico che sarà molto lungo e complesso. Ma la prima fase ha dimostrato che si può vincere la paura del regime e questo è già un successo  e lo è stato grazie a uomini, donne e giovani che non sono fondamentalisti. Anzi. Il fondamentalismo è cresciuto con la mancanza di libertà, con la corruzione, con la promessa di paradisi impossibili e le gente che ha lottato contro queste dittature ha capito bene l’illusorietà di queste promesse”.

 

TRADIZIONE CONTRO LIBERTA’ DI PENSIERO – Ma in Europa e in Occidente in generale, queste cose fanno fatica ad essere capite e si comprende poco anche come sia una questione culturale complessa e radicata anche tra i più moderati non accettare ironia e blasfemia nei confronti di Maometto. Da una parte, ovviamente, si deve condannare l’uso della violenza, ma dall’altra si deve rispettare una tradizione culturale diversa. Le prime vittime sono proprio  i moderati islamici perché, in queste occasioni, sono i conservatori ad avere gioco facile e a  trarre vantaggio della situazione con facili slogan come “L’occidente vuole umiliare l’Islam”. Questo accade nel mondo islamico, dall’altra parte, invece si inneggia alla libertà d’espressione e alla libertà artistica. “Ma, davvero, il film blasfemo su Maometto – conclude amaramente lo scrittore – non è un prodotto artistico”.

 

CULTURA VEICOLO DI LIBERTA’ –  E a proposito della cultura si chiede ad Al Achaari quel ruolo essa possa avere in questo momento nel mondo arabo. “La cultura – risponde lo scrittore . ha un ruolo fondamentale nel processo di modernizzazione cioè di razionalizzazione di un paese e nella costruzione della libertà. Questo da noi sta avvenendo, anche se con ritardo e con qualche difficoltà”. In qualità di Ministro della Cultura, lo scrittore marocchino si è spesso tantissimo non solo a favore ovviamente di progetti nel campo dell’istruzione, ma anche nella promozione di Festival e manifestazioni culturali, incontrando però spesso ostacoli e diffusa ostilità da parte dei fondamentalisti. “Ma –conclude – è questa la strada su cui andare avanti per ottenere delle conquiste che siano durature e per un investimento che non parta più dal passato, ma guardi al futuro”.

 

Alessandra Pavan

23 settembre 2012

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