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”Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, la nuova favola di Luis Sepùlveda

Raccontare ai bambini e suscitare emozioni, riflessioni negli adulti è un compito arduo che non spaventa lo scrittore cileno Sepùlveda che dimostra, una volta di più, con l’ultimo libro uscito da poche settimane e già in testa alle classifiche dei libri più venduti, di essere all’altezza dell’impresa...

Pubblichiamo la recensione di Laura Naimoli per la semplicità e la chiarezza con la quale racconta l’ultima opera dello scrittore cileno

Raccontare ai bambini e suscitare emozioni, riflessioni negli adulti è un compito arduo che non spaventa lo scrittore cileno Sepùlveda che dimostra, una volta di più, con l’ultimo libro uscito da poche settimane e già in testa alle classifiche dei libri più venduti, di essere all’altezza dell’impresa.

E’ un racconto breve. Nessun fiume di parole per non annoiare i piccoli lettori, ma tante immagini dipinte da parole che scorrono davanti agli occhi di chi legge, di chi è predisposto o disposto ad immaginare. Ogni singola parola, infatti, nasconde una miriade di colori che si dipana in altre mille e più sfumature, per incantare sia il bambino che il lettore adulto. Nel prato, nel paese del dente di leone, vive lenta e silenziosa una comunità di lumache. Questi minuscoli esseri bavosi vivono ripetendo, quotidianamente, le stesse consuetudini, chiedendosi poco, rispondendo ancor di meno, tant’è che, a nessuna di loro, era mai venuto in mente di darsi un nome. Senza farsi domande, la vita scorre lenta, ma tranquilla.

A rompere il circolo vizioso delle abitudini, c’è una giovane lumaca che, stanca di sentirsi negare risposte alle sue domande, decide di partire. La giovane lumaca partì in cerca di due cose, essenziali: voleva un nome e conoscere il perché della sua lentezza. Grazie alla sua lentezza, stringe una bellissima amicizia con una tartaruga che le concede di aggrapparsi al suo carapace per racchiudersi nel guscio e dormire, ma anche per esplorare, spingendosi fino ai confini del prato ad osservare da vicino gli umani.

La tartaruga, dopo aver ascoltato la storia della lumaca, le regalò finalmente un nome: Ribelle. Gli umani, pur avendo delle robuste e agili gambe, per muoversi più in fretta, si servivano di grossi animali dotati di ruote ed occhi abbaglianti, le auto. Velocemente, gli umani, minavano la tranquilla e spensierata lentezza delle lumache e di tutte le altre comunità di animali che popolavano il prato, costruendo case e gettando asfalto. Ribelle, alla vista degli umani ebbe paura, ma non scappò. Aveva imparato dalla tartaruga che “un vero ribelle conosce la paura ma sa vincerla”.

Così affronta un viaggio disperato lungo il quale riesce ad avvertire tutti gli animali dell’imminente pericolo e rimettersi in viaggio con le altre lumache in cerca della salvezza. Un lungo esodo, prove dure, spaventose insidie affronteranno Ribelle e le altre lumache in cerca del nuovo paese del dente di leone. Impareranno che le mete più importanti da raggiungere sono già dentro di noi, basta cercarle lì.

5 dicembre 2013

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