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I diritti del lettore secondo Daniel Pennac

Pennac ha stilato, nel libro "Come un romanzo", i dieci diritti del lettore, da leggere, studiare e non smettere mai di rispettare

MILANO – “Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare…il verbo sognare…”. Non si possono obbligare le persone a leggere, ci dice Daniel Pennac, non si può non soltanto perché leggere non è obbligatorio ma anche perché, con la costrizione, si ottiene l’effetto contrario. Ed è secondo questo credo che Pennac ha stilato, nel libro “Come un romanzo“, i dieci diritti del lettore, da leggere, studiare e non smettere mai di rispettare.

 

1. Il diritto di non leggere.

Il primo e più importante dei diritti, il diritto di non leggere è fondamentale perché rende la lettura una scelta, accrescendo ancor di più il valore del gesto. Oltre a questo, è un diritto che sottolinea quanto sia legittimo preferire, alla lettura di un libro, la visione di un film, un’ora di sonno, un ora di corsa, una partita a calcio o a pallavolo…

2. Il diritto di saltare le pagine.

Tanti libri – specie in alcune descrizioni – si rivelano a tratti noiosi. Il diritto di saltare le pagine ci sgrava del senso di colpa che abbiamo provato più e più volte nel saltare più e più righe, ansiosi di andare avanti senza leggere alcune parti a nostro parere inutili.

3. Il diritto di non finire il libro.

Non è obbligatorio finire un libro che si è iniziato, eppure abbiamo provato tutti quel senso di inadeguatezza che si prova nell’abbandonare la lettura di un libro definito un classico, un capolavoro. Abbiamo vissuto questo abbandono come una sconfitta. In realtà, lasciare un libro a metà è un nostro inalienabile diritto.

4. Il diritto di rileggere.

Tanti si chiedono perché stai leggendo ancora quel libro, “Ma non l’hai letto già tre volte?”. E allora? Qual è il problema? Rileggere ciò che abbiamo amato è stimolante, permette di entrare ancor più in empatia con uno scrittore e le sue opere.

5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa.

Abbiamo il diritto di leggere ciò che vogliamo, dal rosa al giallo, dal thriller allo storico, dai romanzi definibili con un genere ai romanzi non definibili. Nessuno ha il diritto, invece, di criticare le scelte di lettura delle altre persone.

6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa).

E’ uno dei diritti più belli: il diritto a emozionarsi, a lasciarsi prendere dalla storia. Il diritto a piangere, se è il caso. I libri possono salvarci la vita e nella vita abbiamo tutti bisogno di momenti di evasione e di puro godimento.

7. Il diritto di leggere ovunque.

I luoghi dedicati alla lettura ci sono ma non sono gli unici posti in cui si può prendere un libro e leggere. Certo, è bello leggere in biblioteca e in libreria, ma è altrettanto bello leggere in metro, sull’autobus, su una panchina, in coda al bancomat, e anche camminando – seppur stando attenti ai pali.

8. Il diritto di spizzicare.

Abbiamo il diritto di leggere un paio di pagine, una pagina o anche solo qualche riga, per poi lasciare quel libro, prenderne un altro e far con quello la stessa cosa.

9. Il diritto di leggere ad alta voce.

Leggere ad alta voce è magico, c’è poco da fare. Ognuno di noi dovrebbe sempre avere al suo fianco qualcuno disposto ad ascoltare. Trasforma completamente la lettura.

10. Il diritto di tacere.

L’ultimo è il più enigmatico. Può voler dire semplicemente che non siamo costretti sempre a parlare. La lettura è una azione – a meno che non ci si avvalga del diritto n. 9 – quanto mai silenziosa. Pennac commenta così questo diritto: “L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. Non gli offre alcuna spiegazione definitiva sul suo destino ma intreccia una fitta rete di connivenze tra la vita e lui”.

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