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”Arte lombarda dai Visconti agli Sforza”, Milano celebra il suo glorioso passato

La mostra, aperta il 12 marzo a Palazzo Reale, si ispira in modo programmatico, ma criticamente rivisto, alla grande esposizione Arte lombarda dai Visconti agli Sforza, allestita nel 1958 nelle stesse sale, risanate...

Il programma di Expo in città entra nel vivo. Una mostra con 247 opere tra dipinti, sculture, vetrate, miniature e oreficerie. Fino al 28 giugno a Palazzo Reale

 
MILANO – La mostra, aperta il 12 marzo a Palazzo Reale, si ispira in modo programmatico, ma criticamente rivisto, alla grande esposizione ‘Arte lombarda dai Visconti agli Sforza‘, allestita nel 1958 nelle stesse sale, risanate dopo i bombardamenti del 1943: un progetto che aveva allora costituito l’affermazione dell’identità culturale milanese e lombarda e della grandezza della sua tradizione artistica. La mostra di oggi ripensa quel progetto nella chiave più pertinente e attuale: quella della centralità di Milano e della Lombardia, alle radici della cultura dell’Europa moderna.

 
L’EVENTO – A più di cinquant’anni dall’esposizione di Palazzo Reale, questa nuova splendida mostra propone una rilettura della storia artistica lombarda, riconoscendo nelle aperture e nelle relazioni con gli altri territori una parte sostanziale della sua identità. La mostra è parte di Expo in città, il palinsesto di iniziative che accompagnerà la vita culturale della città durante il semestre dell’Esposizione Universale e prende in esame lo stesso periodo storico considerato dalla mostra del ’58, dunque i secoli dal primo Trecento al primo Cinquecento: tutta la signoria dei Visconti, poi degli Sforza, fino alla frattura costituita dall’arrivo dei Francesi. La vita di corte diventa la grande protagonista a Palazzo Reale, alla scoperta delle radici delle due famiglie che resero grande Milano.

 
‘Una mostra importante e affascinante al tempo stesso, che racconta il ruolo fondamentale che la cultura artistica lombarda ha avuto tra il Trecento e il Cinquecento, quando in tutta Europa era sinonimo di qualità eccelsa e di straordinari talenti – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno -. Un progetto che racconta il contesto di quegli anni splendidi in cui a Milano lavorarono i più grandi protagonisti della storia dell’arte mondiale – da Giotto a Bramante, fino al genio di Leonardo da Vinci – lasciando nella nostra città segni ancora vivi del loro talento innovatore. La premessa artistica perfetta per la grande mostra dedicata proprio a Leonardo che aprirà il 15 aprile e che propone, all’interno del palinsesto di Expo in città e a poche settimane dall’avvio dell’Esposizione Universale, una vera e propria celebrazione della centralità e internazionalità di Milano, alla scoperta delle sue straordinarie origini storiche, artistiche e culturali’.

 
Le circa duecentocinquanta opere in mostra sono state selezionate in modo da consentire al visitatore non solo di apprezzare la preziosità dei materiali e la bellezza dei singoli oggetti, ma anche di riconoscerne i legami formali e il linguaggio comune. La rassegna, che fa seguito alla mostra di Bramante a Brera e precede immediatamente la monumentale monografica dedicata Leonardo Da Vinci a Palazzo Reale, si inserisce in un percorso storico artistico, fortemente voluto e sostenuto dal Comune di Milano, dalla Pinacoteca di Brera e da Skira editore, che ricostruisce quel periodo storico che fu una vera e propria “età dell’oro” milanese. La mostra del 1958 era anche il frutto del lungo lavoro di ricerca, di valorizzazione e di restauro del patrimonio artistico ad opera di alcune personalità di alto profilo etico e intellettuale, attive negli istituti di tutela cittadini come Fernanda Wittgens, Franco Russoli, Gian Alberto Dell’Acqua, protagoniste della difesa del patrimonio milanese e lombardo durante la Grande Guerra. La rassegna di oggi, che conserva lo stesso titolo, è anch’essa fortemente connotata dal punto di vista scientifico raccogliendo oggi i frutti di più di cinquant’anni di studi, che hanno toccato i più diversi settori storici e artistici, e fatto registrare passi avanti molto significativi nelle conoscenze e anche nella conservazione, nel restauro e nella valorizzazione del patrimonio milanese e lombardo. “Oggi l’arte lombarda della fine del Medioevo e del Rinascimento – affermano i due curatori Mauro Natale e Serena Romano – appare come una realtà storica di grande rilievo internazionale, che estende le proprie diramazioni ai maggiori paesi europei”.

 
PERCORSO TEMATICI – Il percorso della mostra si svolge attraverso una serie di tappe in ordine cronologico, che costituiscono altrettante sezioni e sottosezioni, che illustrano la progressione degli eventi e la densità della produzione artistica: pittura, scultura, oreficeria, miniatura, vetrate, con una vitalità figurativa che soddisfa le esigenze della civiltà cortese e conquista rinomanza internazionale al punto da divenire sigla d’eccellenza riconosciuta: l’“ouvraige de Lombardie”.

Dopo una breve sezione introduttiva che offre il contesto storico, presentando una galleria di ritratti delle due dinastie di grandi committenti, i decenni centrali del Trecento costituiscono la prima sezione espositiva, dedicata a illustrare come i Visconti abbiano impresso una svolta fondamentale alla cultura lombarda, dapprima importando a Milano e in Lombardia artisti “stranieri” – i toscani Giotto e Giovanni di Balduccio – poi aprendo cantieri nelle capitali del ducato, nelle città satelliti, nelle campagne, occupando gli spazi urbani e rinnovando quelli ecclesiastici; fondando biblioteche, come quella di Pavia, che fu una delle più importanti del mondo occidentale e fu poi in gran parte spostata in Francia dopo la conquista del ducato.
Si assiste qui alla trasformazione del linguaggio figurativo lombardo, dapprima ancora legato alla tradizione autoctona, come nella austera e arcaica Madonna col Bambino del Maestro degli Osii (1330 circa), poi innovato dagli artisti toscani, intrisi di cultura francese. Una seconda tappa sarà quella degli anni attorno al 1400, dove domina Gian Galeazzo Visconti, personaggio chiave del tardo gotico lombardo: sono gli anni del grande cantiere del Duomo di Milano.

 
Al volgere del 1400, grazie alla personalità magnetica e intraprendente di Gian Galeazzo, i rapporti della corte milanese con le altre corti e gli altri grandi cantieri europei – specialmente Parigi, ma anche Praga, Vienna, Budapest, le Fiandre – sono strettissimi e contribuiscono alla fioritura di una cultura gotica che rappresenta uno dei punti culminanti dell’esposizione. Nella terza sezione si passa al lungo regno di Filippo Maria Visconti, molto diverso da Gian Galeazzo, con una personalità nevrotica, non adatta a riunire una vita di corte di qualità. Comincia la crisi del ducato e molti artisti lasciano la Lombardia, disperdendosi. Il capitolo successivo, la quarta sezione, mette a fuoco l’importanza capitale dello snodo figurativo che corrisponde alla fine dinastica dei Visconti e alla presa di potere di Francesco Sforza (gli anni intorno al 1450) fino a tutto il periodo di governo di Galeazzo Maria Sforza. Le iniziative di Francesco Sforza si collocano all’insegna della continuità con il passato, ma integrano anche nuove esperienze favorite dalla politica di alleanze sulle quali il duca poggia il proprio potere.

 
Una quinta e ultima tappa sarà infine dedicata agli anni di Ludovico il Moro e alla spaccatura provocata dalla sua caduta e dall’arrivo dei Francesi: sono anni di cambiamenti radicali nell’urbanistica, nell’architettura e in generale nella produzione artistica grazie alla presenza a Milano di personalità eccezionali come Bramante, Leonardo e Bramantino. In questi anni, malgrado la crisi del sistema politico e la fragilità delle finanze dello stato, le botteghe lavorano a pieno regime: Milano produce ed esporta meravigliosi prodotti di lusso come smalti, oreficerie, ricami eseguiti in gran parte sulla base di progetti elaborati da artisti di primo piano, secondo un procedimento che anticipa quello del moderno “design”.

 

 
13 marzo 2015

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