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Massimo Recalcati. Com’è cambiato il concetto di libertà dopo il coronavirus

Possiamo trarre degli insegnamenti da questo periodo così difficile per la collettività? Attraverso tre lezioni Massimo Recalcati riflette sul concetto di libertà e sul rapporto con il pianeta e sul futuro

Possiamo trarre degli insegnamenti da questo periodo così difficile per la collettività? Attraverso tre lezioni Massimo Recalcati riflette sul concetto di libertà, sul rapporto con il pianeta e sul futuro, nell’ambito dell’iniziativa promossa da Feltrinelli Editore  #IlMondoCheVerrà.

Come cambia la nostra idea di libertà

“C’è stato un insegnamento profondo sulla nozione di libertà – esordisce Recalcati -. Abbiamo interpretato la libertà come una proprietà dell’individuo, il neoliberalismo ha sponsorizzato questa versione anarcoide della libertà. La libertà che coincide con la volontà individuale di fare quel che si vuole, la libertà come arbitrio, come pura manifestazione capricciosa dell’ego. La prima lezione tremendissima di questo virus – continua Recalcati – è che questa nozione di libertà è un’impostura, che la libertà implica sempre invece la solidarietà, che non si può pensare la libertà se non nella dimensione della solidarietà. È quello che ci sta insegnando l’epidemia: nessuno può salvarsi da solo. La salvezza può essere un’esperienza solo collettiva. Noi siamo in fondo tutti prigionieri delle nostre case in una condizione di claustrazione obbligata, ma in realtà questa claustrazione è una forma massima di apertura. Perché vuol dire essere in connessione uno con l’altro, essere una comunità”.

Come cambia il nostro rapporto con il Pianeta

“Un’altra lezione – prosegue Recalcati – è che l’uomo non può sovrapporre umanismo e antropocentrismo. Questa epidemia si è scatenata a partire da un atto di violenza dell’uomo. Dall’aver oltraggiato la natura e il Pianeta, riducendoli a un mero luogo di risorse da sfruttare. Abbiamo dimenticato che l’abitare viene prima del costruire e che la nostra violenza torna nelle forme tragiche dell’epidemia”. 

Come vivere il trauma

“E’ sbagliato pensare che il trauma sia già accaduto, che il trauma coincida con lo scoppio dell’epidemia e che la ripartenza sarebbe una fuoriuscita dal trauma. Questo pensiero scissionista si appoggia su una fantasia infantile: da una parte il male, dall’altra il bene. Da una parte le tenebre, dall’altra la luce. Noi siamo obbligati a cogliere un altro insegnamento: che luce e tenebre sono mescolati insieme, che il prima e il dopo non sono due tempi staccati, ma sono annodati fra loro, che la paura dell’epidemia non si può vincere semplicemente con il coraggio della ripartenza. La ripartenza – continua Recalcati – implicherà un altro trauma, perché dovremo convivere con l’intruso, con il virus. Abbiamo dedicato gli ultimi anni della vita politica tentando di espellere l’intruso. Adesso l’intruso è fra di noi, l’intruso siamo noi. Siamo dunque obbligati a convivere con l’intruso e a vivere con coraggio la nostra paura.”

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