Montecristo, la canzone di Jovanotti ispirata al capolavoro di Alexandre Dumas

4 Dicembre 2024

Dopo una pausa forzata dovuta alla riabilitazione post incidente, Jovanotti torna alla musica con il singolo "Montecristo". Scopri il testo, il significato e cosa hanno in comune il cantante ed il celebre personaggio di Dumas.

Montecristo, la canzone di Jovanotti ispirata al capolavoro di Alexandre Dumas

Un testo che parla di rinascita, una canzone che lo accomuna al celebre personaggio di Alexandre Dumas: “l’uomo che ha perso ogni cosa, anche l’amore, ma poi ritorna.” Si intitola “Montecristo” il nuovo singolo di Jovanotti, brano che anticipa il suo sedicesimo album, in uscita il 31 gennaio 2025.

Con Montecristo, annunciato sul suo profilo Instagram con l’entusiasmo che da sempre lo contraddistingue, Jovanotti vuole aprire un nuovo capitolo della sua vita, artistica e non solo. Il nuovo progetto musicale è un modo per rinascere dolo l’incidente in bicicletta avvenuto mentre era in vacanza a Santo Domingo nell’estate 2023, in cui si ruppe il femore. Scopriamo il testo della canzone e il significato.

Montecristo di Jovanotti

Una sirena mi ha tagliato la strada
Per costringermi a guardare le cose con occhi nuovi
Con occhi nuovi
Una sirena che sbatteva la coda
Alzando schizzi d’acqua alti come grattacieli
Come grattacieli
E dopo aver girato mezzo mondo
Col cuore in gola
Mettendo molte vite dentro una vita sola
Senza destinazione come un freak
O come un matto
Sapendo che ogni passo ed ogni trick
È per onorare un patto che ho fatto

Un giorno dell’estate del ‘76
Quando dissi a me stesso “Ehi
Diventa quello che sei
Non come vogliono loro
Se trovi la tua voce sarà un piacere
Anche cantare in coro
Anche cantare in coro”

Tu sei i miei giorni e le mie notti
Sei nei miei slanci e nei miei rimorsi
Sei la pena che mi incatena
Quando mi manchi
E anche quando sei con me
Mi manchi
Mi manchi
Il conte si vendicherà
Come succede sa sempre
Nel libro di Dumas
Alexandre Dumas
Cambiando molte volte la mia identità
Per mantenere fede alla mia dignità

Quello che un uomo
Quello che un uomo ha
Quello che un uomo sarà

Mi hanno portato via la cosa
A cui io più tenevo
L’amore di una donna che era luce
Nel suo cielo splendevo
Così ho deciso di seguire
Anche io la via del gatto
Che ha nove vite e un solo cuore
E un patto che ho fatto

Un giorno dell’estate del ‘76
Quando dissi a me stesso “Ehi
Diventa quello che sei
Non come vogliono loro
Se trovi la tua voce sarà un piacere
Anche cantare in coro
Anche cantare in coro”

Sei nei miei giorni e nelle mie notti
Sei nei miei slanci e nei miei rimorsi
Sei la pena che mi incatena
Quando mi manchi
E anche quando sei con me
Mi manchi
Mi manchi

Scrivo nella nebbia
Scavo nella sabbia
Tunnel nella rabbia
Scappo dalla gabbia
D’oro e di diamanti
Brillano nel buio dei tuoi occhi
Brillano nel buio dei tuoi occhi

Tu sei la luna dai denti bianchi
L’arcobaleno dei tuoi fianchi
Sei la pena che mi incatena
Quando mi manchi
E anche quando sei con me
Mi manchi
Mi manchi

Mi manchi
Mi manchi

L’analisi della canzone

Jovanotti scrive questo brano i primi giorni dopo l’operazione a Santo Domingo in seguito all’incidente in bici. In quel difficile momento, il cantante ascoltava l’audiolibro de “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas. Proprio come lo scrittore francese ed il celebre personaggio nato dalla sua penna, anche Jovanotti ha vissuto un periodo di allontanamento forzato dalla società, trasformando questa mancanza in opportunità per analizzarsi e riscoprirsi.

“Una sirena mi ha tagliato la strada per costringermi a guardare le cose con occhi nuovi”

La riflessione riporta il cantante ad analizzare gli anni della sua carriera, in cui è riuscito a mettere “molte vite dentro una sola” senza mai piegarsi a ciò che “vogliono loro”. Nel corso dell’oltre trentennale carriera Lorenzo (vero nome di Jovanotti) ha vissuto tante vite diverse, tante quante “sono cambiate le sue identità”.

La “prigionia” di Jovanotti è stata l’impossibilità di viaggiare, di scoprire nuovi mondi, di abbracciare nuove terre: proprio come avviene al Conte di Montecristo, a Jovanotti è stata portata via “la cosa a cui io più tenevo”: la libertà. Una libertà che oggi “anche quando sei con me, mi manchi.”

Quello di Jovanotti è un’inno alla libertà, venuta a mancare negli ultimi 16 mesi a causa dell’incidente in bici a Santo Domingo che lo ha costretto per mesi all’utilizzo delle stampelle. Un viaggio nella consapevolezza di sé, di ciò che è stato e di ciò che vuole tornare ad essere, perché il suo viaggio come spirito libero non è ancora terminato.

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Come è nato il brano

Il brano nasce, come raccontato Jovanotti nell’intervista al Corriere della Sera, durante la sua prima convalescenza: “Ascoltavo l’audiolibro del Conte di Montecristo di Dumas con la voce di Andrea Giordana e mi sono identificato con il protagonista: un giovane tradito, che perde tutto, l’amore della sua vita, il suo ruolo nella società, e si ritrova da solo in una cella da dove inizia il suo percorso di rinascita. Scrivere è un modo per elaborare quello che vivo.”

Il Conte di Montecristo

Ecco, quindi, a chi si è ispirato Jovanotti per questo brano, in chi si è immedesimato: il Conte di Montecristo, un capolavoro del romanzo popolare, anzi di più. Fin dal suo primo apparire, in quella Francia degli anni Quaranta dell’Ottocento che era il più fervido e convulso laboratorio delle rivoluzioni europee, la storia dell’eroe borghese Edmond Dantès, eponimo della sfortuna e dell’ingiustizia, che si trasforma in spietato giustiziere, fu accolta dalle migliaia di avidi lettori di feuilleton come la più iperbolica incarnazione dello spirito del tempo.

Accusato ingiustamente di essere un agente bonapartista, Edmond Dantès viene arrestato e condotto nottetempo nella prigione del Castello d’If dove, per la gravità del reato imputatogli, è condannato a trascorrere il resto della vita. Grazie alla stretta amicizia con un altro prigioniero, l’abate Faria, Dantès riesce a liberarsi in mare dopo 14 anni di prigionia. Trovatosi in possesso di un’immensa fortuna grazie al ritrovamento del tesoro, dal valore inestimabile, indicatogli da Faria, Dantès si costruisce una nuova identità e, dopo un periodo di viaggi, torna in Francia sotto le mentite spoglie del Conte di Montecristo per perseguire la sua vendetta.

Il libro di Dumas ha registrato fin da subito un successo fulmineo, sancito dall’immediato passaggio all’edizione in volume e da un incredibile numero di ristampe e traduzioni. Ma fin da subito, quell’aggettivo, “popolare”, suonò, in tutta una parte della critica colta, come una netta discriminazione, se non come una condanna. Al contrario, il “Montecristo” deve oggi essere situato nel posto che merita: all’apice della più felice stagione del romanzo europeo.

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