I versi di Cecco Angiolieri per cominciare un nuovo giorno col sorriso

29 Novembre 2024

Scopri i versi di Cecco Angiolieri, poeta del XIII secolo, figura eminente della poesia comico-realistica, che getta ironia e mordacia sulla vita quotidiana.

I versi di Cecco Angiolieri per cominciare un nuovo giorno col sorriso

Cecco Angiolieri, uno dei poeti più rappresentativi della letteratura comico-realistica italiana, è noto per il suo stile dissacrante e per la capacità di trasformare le convenzioni in materia di poesia amorosa e morale in pungente ironia. Nella celebre poesia “S’i’ fosse foco”, troviamo una serie di iperboliche e taglienti dichiarazioni che si presentano come un manifesto di ribellione verso l’ordine costituito, le autorità, e persino i legami familiari.

S’i’ fosse morte, andarei a mi’ padre
s’i’ fosse vita, non starei con lui:
similemente faria da mi’ madre.
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.”

I versi immortali della poesia comico-realistica di Cecco Angiolieri

Questi versi, giocati su una struttura anaforica e condizionale che inizia con “S’i’ fosse”, offrono uno spaccato di dissenso sociale e personale, avvolto da un linguaggio apparentemente scherzoso ma carico di significati. Approfondirne le implicazioni permette di comprendere il contesto storico-culturale e l’abilità poetica di Angiolieri nel ribaltare le norme della sua epoca.

La relazione di Cecco con il padre emerge nei primi due versi citati con toni aspri e provocatori. Dichiarare che, se fosse “morte”, andrebbe subito a “mi’ padre” è un’immagine violenta che lascia poco spazio a interpretazioni ambigue. Si tratta di un attacco diretto all’autorità paterna, probabilmente collegato alla figura del padre come simbolo di potere e controllo nella società medievale. Il poeta sfida apertamente la sacralità del legame genitoriale, una scelta che riflette l’insofferenza tipica del suo stile nei confronti di qualsiasi forma di gerarchia imposta.

L’opposizione si amplifica nel verso successivo: “S’i’ fosse vita, non starei con lui”. Qui la vita, sinonimo di libertà e gioia, è rappresentata come incompatibile con la presenza paterna, suggerendo un desiderio di autodeterminazione e di distacco dalle catene familiari. Lo stesso sentimento si estende alla madre, mettendo in luce non tanto un odio personale, quanto una critica generalizzata alle costrizioni e ai doveri familiari che caratterizzavano l’epoca. Il tono iperbolico e sarcastico trasforma però questa ribellione in una sorta di parodia, evitando il rischio di apparire eccessivamente serio o drammatico.

Il desiderio carnale e la libertà dell’individuo

Nella seconda strofa, Cecco Angiolieri si concentra su sé stesso, dichiarando:
“S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.”

Questa affermazione evidenzia il lato più terreno e sensuale del poeta. Tornare alle donne giovani e leggiadre, e lasciare “le zoppe e vecchie” agli altri, rappresenta non solo una celebrazione della bellezza fisica e del piacere, ma anche un rifiuto di ogni forma di moralismo e ipocrisia. In contrasto con il lirismo stilnovista, che idealizzava la donna elevandola a figura angelicata, Cecco rivendica un rapporto diretto e privo di filtri con la realtà, fatto di desiderio e di preferenze esplicite.

La dichiarazione “S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui” è particolarmente significativa: Angiolieri si identifica pienamente con il suo io poetico, rivendicando la propria unicità e la coerenza del proprio stile di vita. È un gesto che unisce ironia e autoaffermazione, sottolineando come la poesia comico-realistica non sia solo un gioco di parole, ma anche una forma di autoespressione e di critica sociale.

Il contesto letterario: una poetica controcorrente

Per comprendere pienamente la portata di questi versi, è fondamentale collocarli nel contesto letterario del tempo. Cecco Angiolieri si oppone alle convenzioni della poesia stilnovista, che dominava la scena culturale italiana con temi elevati e linguaggio raffinato. Se Dante, Guinizzelli e Cavalcanti celebrano l’amore come forza spirituale e divina, Angiolieri si rivolge alla realtà quotidiana, fatta di conflitti familiari, desideri terreni e critiche pungenti alla società.

Con i suoi toni provocatori e il rifiuto delle convenzioni, Cecco rappresenta una voce alternativa, che dà spazio agli aspetti più concreti e talvolta scomodi dell’esistenza umana. La poesia comico-realistica, di cui è uno degli esponenti più noti, utilizza il linguaggio del popolo e l’ironia per parlare di temi come la povertà, il sesso, la fame e la ribellione, offrendo una prospettiva più inclusiva e accessibile rispetto alle opere dei poeti stilnovisti.

Pur inserita in un contesto medievale, la poesia di Cecco Angiolieri risuona ancora oggi per la sua capacità di unire ironia e profondità. Nei versi analizzati, l’attacco alle figure genitoriali e la celebrazione del piacere terreno diventano strumenti per riflettere su temi universali come la libertà individuale, il conflitto con l’autorità e il rifiuto delle convenzioni sociali.

Il linguaggio iperbolico e il tono sarcastico evitano di appesantire il contenuto, trasformando il dissenso in un gioco beffardo che invita il lettore a ridere e, al contempo, a riflettere. È in questo equilibrio tra ironia e provocazione che risiede la modernità di Cecco Angiolieri: un poeta che, seppur radicato nella sua epoca, continua a parlare al nostro presente con una voce autentica e ribelle.

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