Una frase di Fedor Dostoevskij sulla vera natura della felicità

20 Febbraio 2025

Leggiamo assieme questa frase di Fedor Dostoevskij tratta da uno dei suoi capolavori, "I demòni" in cui, tramite Kirillov, ci parla della felicità.

Una frase di Fedor Dostoevskij sulla vera natura della felicità

Fëdor Dostoevskij, attraverso le parole di Kirillov ne I demòni, offre una riflessione profonda sulla natura della felicità umana:

“Tutto è buono… Tutto. L’uomo è infelice perché non sa di essere felice. Solo per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante. […] Tutto è bene per colui che è consapevole che tutto è bene. Se sapessero di stare bene, starebbero bene; ma, finché non sapranno di stare bene, staranno male. Ecco tutta l’idea! Tutto! E non ce n’è un’altra.”

Fedor Dostoevskij che, nel discorso di Kirillov, parla della felicità come consapevolezza

Queste parole, apparentemente semplici, racchiudono un pensiero dirompente che tocca il cuore della condizione umana: la felicità non è un traguardo da raggiungere, ma una condizione mentale, una consapevolezza interiore. L’essere umano soffre non per l’assenza di gioia, ma per l’incapacità di riconoscerla nel presente.

Kirillov afferma che la felicità è immediata e intrinseca alla vita stessa, ma che l’uomo ne è inconsapevole. Questa idea riecheggia molte tradizioni filosofiche e spirituali, da quelle orientali (il concetto di illuminazione nel buddismo) fino all’idealismo occidentale. La convinzione che la sofferenza derivi dall’ignoranza e non da una reale mancanza è un’idea che percorre la storia del pensiero umano.

La società moderna, con il suo incessante desiderio di progresso e accumulo, sembra essere la perfetta dimostrazione dell’osservazione di Kirillov. Spesso cerchiamo la felicità nel futuro, legandola a obiettivi materiali o a successi personali, senza renderci conto che essa risiede già nel nostro presente, nel modo in cui scegliamo di percepire la realtà.

L’inquietudine esistenziale ne I demòni

Ne I demòni, Kirillov è un personaggio emblematico, che incarna la tensione tra razionalità e abisso interiore. La sua visione della felicità sembra un paradosso all’interno di un romanzo carico di angoscia e autodistruzione. Dostoevskij usa Kirillov come una voce fuori dal coro, un uomo che ha raggiunto una consapevolezza assoluta e per questo si trova isolato in un mondo che rifiuta di accettare la semplicità della sua verità.

Il suo pensiero ha anche un aspetto nichilistico: se tutto è bene, allora nulla ha veramente importanza. Questa posizione estrema lo conduce a una tragica conclusione, rendendolo uno dei personaggi più complessi della letteratura dostoevskiana. La sua filosofia si scontra con il destino dei personaggi del romanzo, dilaniati da ideologie, rivoluzioni e ossessioni personali.

Uno degli aspetti più affascinanti della citazione è il suo carattere paradossale. Se la felicità è solo questione di consapevolezza, perché così pochi riescono a raggiungerla? Questo interrogativo è al centro di molte correnti filosofiche. Schopenhauer, ad esempio, vedeva la vita come dolore e insoddisfazione, mentre Nietzsche parlava dell’importanza dell’accettazione del destino (amor fati) per superare la sofferenza.

Dostoevskij, attraverso Kirillov, sembra suggerire che la felicità sia un atto di fede: chi sceglie di credere che tutto sia bene, automaticamente sarà felice. Questo richiama anche la filosofia stoica, che invita l’uomo a modificare la propria percezione della realtà anziché cercare di cambiarla. Tuttavia, questa visione lascia aperta una questione fondamentale: è davvero possibile convincersi della propria felicità o questa deve nascere spontaneamente?

Riflessioni sulla società contemporanea

Oggi, le parole di Kirillov risultano più attuali che mai. Viviamo in un’epoca in cui la ricerca della felicità è diventata quasi un’ossessione, alimentata da social media, pubblicità e aspettative irrealistiche. Il paradosso è evidente: più cerchiamo la felicità fuori da noi stessi, più sembriamo incapaci di trovarla.

Dostoevskij ci invita a un cambio di prospettiva: e se fossimo già felici e non ce ne rendessimo conto? Questo non significa negare le difficoltà della vita, ma riconoscere che la nostra sofferenza è spesso alimentata da una percezione errata della realtà. Accettare il presente, senza aspettative irraggiungibili, potrebbe essere la chiave per una felicità più autentica e duratura.

La citazione di Kirillov ne I demòni è un invito a riflettere sul nostro modo di concepire la felicità. Dostoevskij non offre una soluzione definitiva, ma ci costringe a confrontarci con un’idea potente: se la felicità è consapevolezza, allora siamo noi stessi i responsabili del nostro stato d’animo. Questo pensiero può essere liberatorio, ma anche inquietante, perché implica che la nostra infelicità è, in ultima analisi, una scelta. E se bastasse davvero un istante di consapevolezza per essere felici?

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