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Le 5 storie gialle da cui sono tratte le serie TV italiane di successo

Scopri le migliori storie gialle che hanno ispirato le serie TV italiane di successo e lasciati coinvolgere dai loro intriganti colpi di scena.

Il fascino del giallo in Italia non conosce crisi. Lo dimostrano i numeri da record delle storie gialle diventate fiction televisive che, anno dopo anno, raccolgono milioni di spettatori. E spesso dietro a quelle serie così seguite si nasconde l’anima di un romanzo. O, più precisamente, di un romanzo giallo. La narrativa italiana di genere ha infatti trovato nella serialità televisiva un alleato prezioso: non solo perché ne moltiplica il pubblico, ma anche perché ne rilancia le storie, spesso facendole scoprire (o riscoprire) ai lettori.

Ripercorriamo alcune delle serie TV italiane più amate degli ultimi anni che hanno preso vita dalla pagina scritta. Indaghiamo da dove arrivano, quali autori ci sono dietro e come sono stati trasformati i romanzi in sceneggiature da successo. Perché ogni giallo in TV, prima ancora, è stato un giallo sulla carta.

Cosa succede quando un romanzo giallo diventa una serie TV? Spesso accade che la storia si espanda, che i personaggi prendano nuova vita, che il ritmo cambi. Ma se la scrittura è solida e il mistero ben costruito, la narrazione funziona. Anzi, spesso si amplifica. Il pubblico televisivo entra nelle case degli investigatori, si affeziona ai loro tic, si lascia trascinare da storie che, proprio perché basate sulla parola scritta, hanno già in sé una struttura forte.

Ed è interessante notare che molte delle serie italiane più riuscite siano nate proprio da libri. Un segno che la letteratura di genere, in Italia, non solo è viva, ma sa dialogare con altri linguaggi. E che il giallo, con il suo bisogno di ordine, verità e giustizia, continua ad affascinare. Sulla pagina e sullo schermo.

Storie gialle diventate Serie tv: ripercorriamo quelle più famose e di successo

Il metodo Catalanotti (e tutta la saga del Commissario Montalbano) – da Andrea Camilleri

È impossibile parlare di gialli italiani e non cominciare da lui: Salvo Montalbano. Il commissario più celebre d’Italia, nato dalla penna di Andrea Camilleri, ha trovato nella TV la sua seconda vita grazie alla magistrale interpretazione di Luca Zingaretti e alla produzione Rai diretta da Alberto Sironi prima e Luca Zingaretti poi.

Il metodo Catalanotti, andato in onda nel 2021, è stato l’ultimo episodio trasmesso della saga, ispirato all’omonimo romanzo pubblicato nel 2018 da Sellerio. Qui Montalbano si muove in un’indagine che affonda nel mondo del teatro amatoriale e dei giochi psicologici, con un tono più introspettivo del solito. La potenza di Camilleri sta nella lingua, quel dialetto misto, letterario, musicale,  e nella capacità di raccontare la Sicilia come luogo di bellezza e contraddizioni. E la serie ha saputo raccogliere tutto questo, amplificando l’opera dello scrittore e rendendola familiare a milioni di spettatori.

La stagione della caccia – tratto dal romanzo di Andrea Camilleri (ma diverso da Montalbano)

Camilleri fa doppietta, ma stavolta con una storia che esce dal filone classico del commissario. La stagione della caccia, adattata da Roan Johnson per Rai 1, è un giallo storico grottesco e ironico, tratto da uno dei romanzi civili dell’autore. Ambientato nella Sicilia ottocentesca, racconta le disavventure del giovane farmacista Fofò La Matina e della nobile ma decadente famiglia Peluso.

Il romanzo, pubblicato da Sellerio nel 1992, è una specie di piccolo gioiello tragicomico in cui ogni personaggio sembra destinato a morire o a fallire in modo assurdo. La trasposizione televisiva ha conservato il tono ironico, il ritmo sostenuto e l’assurdità degli eventi, dimostrando che la scrittura di Camilleri può funzionare anche al di fuori di Vigàta e del suo commissariato.

La verità dell’alligatore – da Massimo Carlotto

Più cupo, più urbano, decisamente più noir. La verità dell’alligatore è la serie tratta dal romanzo omonimo di Massimo Carlotto, andata in onda su Rai 2. Qui non c’è un commissario, ma un ex galeotto diventato investigatore privato: Marco Buratti, detto “l’Alligatore”. È un personaggio disilluso, marginale, affilato. Il suo Veneto è grigio, ferito dalla criminalità organizzata e dalla corruzione. Una realtà che Carlotto conosce bene e che ha raccontato con grande lucidità fin dagli anni ’90.

La serie televisiva ha saputo restituire quel clima torbido e decadente, con un cast solido e una regia dai toni cupi. È stata una delle poche volte in cui il noir italiano è stato portato in TV con coerenza stilistica e senza addolcimenti. E anche se non ha avuto ascolti da record, è diventata una piccola serie di culto.

La vita bugiarda degli adulti – dal romanzo di Elena Ferrante

Anche se non è un giallo classico, La vita bugiarda degli adulti è una storia pervasa dal mistero. Il mistero della crescita, del cambiamento, delle doppie vite degli adulti. Netflix ne ha tratto una serie elegante, ambientata in una Napoli anni Novanta ambigua e affascinante, ricostruita con grande attenzione ai dettagli.

Nel romanzo di Elena Ferrante, il mistero non è un delitto, ma una frattura interiore. L’adolescente Giovanna cerca di capire chi è davvero suo padre, chi è sua zia Vittoria, cosa si nasconde dietro i sorrisi borghesi e i silenzi taglienti. La serie, prodotta da Fandango, ha portato questo conflitto sottopelle sullo schermo, con un linguaggio visivo raffinato e una narrazione fedele alla scrittura di Ferrante. Qui il “giallo” è tutto psicologico, ma non per questo meno avvincente.

La storia di Lidia Poët – ispirata a vicende reali e a una donna pioniera

La serie Netflix La legge di Lidia Poët, con Matilda De Angelis protagonista, è liberamente ispirata alla figura della prima avvocata d’Italia, che realmente visse nella Torino di fine Ottocento. La serie ha il tono leggero e brillante del procedural legal drama, ma le sue radici affondano nella cronaca giudiziaria e nei gialli d’epoca.

Non è tratta da un romanzo vero e proprio, anche se in commercio si trova la biografia della celebre avvocatessa,  ma è il frutto di un lavoro di ricostruzione storica, impreziosito da atmosfere alla Sherlock Holmes. Ogni episodio è una piccola indagine: omicidi, truffe, misteri da risolvere. E la figura di Lidia, colta, indipendente, arguta, diventa un ponte tra fiction e storia vera. Un esempio riuscito di come il genere giallo possa essere reinventato con freschezza, partendo da spunti documentati.

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