Ci sono momenti in cui ci sembra impossibile scorgere il disegno dell’universo. La violenza, la fame, a povertà, le ingiustizie fanno rumore e accecano. Con la sua poesia, intitolata emblematicamente “Eppure”, Mariangela Gualtieri vuole raccontare un’altra inevitabile presenza.
Perché, nonostante tutto, il mondo è meraviglioso, e lo è a prescindere da tutto, a prescindere da noi. Scopriamo insieme questo emozionante componimento intriso di bellezza e di profondità.
“Eppure” di Mariangela Gualtieri
Era quel tempo in cui
ogni speranza era indecente
un tacito divieto imponeva
d’essere ripetenti nel dolore
disordinare ogni cosa fino a
rovinarne la radice. Eppure.La parola “eppure” risuonava.
Perché una bellezza latrava
le sue bande da quell’aprile.
Che aprile apriva
milioni di gemme le trasformava
in foglie d’un verde piccolo.
Eppure. Ogni bambino
ogni bambina rideva ancora.
Non era un incidente quella
bellezza diffusa, intelligente.Quella bellezza c’era. Era lì
sotto casa impiantata e strillante
dentro tutte le piante. Nelle
sempre stupefacenti nuvole. C’era.
Dilatava il soffio respirante. E stava lì.
C’era e forse. Si nascondeva.
A noi. Ancora il capriolo appariva
tagliandoci la strada. Il tasso
col suo muso ancora scavava buche
il picchio picchiettava. Il cardellino
sul davanzale, stava lì
con brevi scatti stava. Eppure.Tutto. Era fatto di splendore. Solo
per noi non splendeva. Ma posso assicurare
che c’era splendore e che splendeva.
Ogni giorno. Ogni ora. In ogni dove.
Sì. Lo posso giurare davanti al tribunale
intero. La bellezza ancora. C’era.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Eppure”
“Eppure” è una delle ultime poesie scritte da Mariangela Gualtieri. Fa parte della raccolta “Ruvido umano”, pubblicata sul finire dell’aprile 2024 da Einaudi.
La raccolta, che racchiude sei sezioni, esplora attraverso il mezzo poetico alcuni fra i temi più cari legati all’autrice di Cesena: il tempo, la gentilezza, la morte, la cura della natura e del prossimo, la fragilità e l’incomunicabilità…
In particolare, “Eppure” è inclusa nella prima sezione dell’opera, intitolata proprio Ruvido umano, e seguita da Selvatico sacro, Felice te, Nove marzo 2020 e dintorni, Sermone al mio celeste pollaio e Inno.
Nonostante tutto
I versi di Mariangela Gualtieri somigliano a formule magiche che, recitate ad alta voce, modificano il mondo e la nostra attitudine nei suoi confronti.
Leggiamo e ci sentiamo ammaliati da parole di una potenza ancestrale, che ci guidano alla scoperta di misteri indicibili. Il mistero è guidato non solo dall’uso evocativo della parola e dei suoi significati, ma anche dalla presenza di una punteggiatura talvolta secca, talvolta dilatata, che sembra dettare i tempi di un antico incantesimo.
Quell’”eppure” che si ripete ciclicamente sin dal titolo mostra la chiave di lettura dell’intero componimento: il “noi” violento, “sradicante”, noncurante, che si contrappone all’urgente e inevitabile bellezza che ci circonda.
In tutto: nelle radici nascoste sotto le fondamenta delle nostre città, nella natura che r-esiste, nelle nuvole e nelle loro bizzarre e morbide forme… “Tutto” è fatto di splendore, ci ricorda Mariangela Gualtieri. Tutto: “ogni giorno. Ogni ora. In ogni dove”. “Ancora”, nonostante tutto.
Mariangela Gualtieri
Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951) è una poetessa e scrittrice italiana.
Laureata in architettura allo IUAV di Venezia, ha scoperto la vocazione poetica dopo il 1983, dopo aver fondato, insieme al regista e amico Cesare Ronconi, l’innovativa compagnia Teatro Valdoca.
L’opera di Mariangela Gualtieri spesso accentua l’inadeguatezza della parola alla comunicazione umana (“per il linguaggio che può simulare la sapienza”) ed il bisogno di ricerca di semplicità nel codice linguistico per poter narrare la bellezza del mondo.
Le sue poesie sono intrise di bellezza, di delicata armonia, di gratitudine nei confronti del mondo e delle lettere.