Nove strofe di visioni in cui natura, corpo e anima si intrecciano indissolubilmente per parlare di nuova consapevolezza, di rinascita: “Alba” è una poesia vibrante di energia e di passione, un augurio di speranza nato dalla penna di Luigi Pirandello.
“Alba” di Luigi Pirandello
Vedi tu come, non ancor dal fumo
dei pensieri il cervello annebbiato,
al tuo spirito (l’alba t’ha destato)
io vita, io mondo un altro aspetto assumo?….Ti parlerò meglio all’aperto: vieni!
fuori le porte de l’a te funesta
città! Slarga il tuo petto intanto a questa
aura ristoratrice. Ecco i miei beni:l’aria, il verde, la luce… non le case
degli uomini ammucchiate! non le oscure
chiese, o le sedi socïali impure,
d’ogni viltà, d’ogni miseria invase!Ben venga a te, che questa mane, avanti
che il sol nascesse, abbandonavi il letto;
e fuori or vieni insolito diletto
a trâr da me, come da strani incanti.Guarda! Nel sogno de la terra assorti,
sorgono a l’aria gli alberi: li scuote
invano il vento, invano li percuote
la pioggia… Forte, come lor son forti,non sei tu in me! Nel grembo mio profondo
stendi le tue radici. Tu potrai
vivermi sempre, non morir giammai,
abbracciar tutto e divenire il mondo!Non tendi a questo? Gli alberi tue membra
saran; la terra, il corpo; in ogni fiume
le tue vene, il tuo spirito nel lume
del dí vedrai… Già divenir ti sembraquel che vedi… Lo senti? Orbene, questo
che tu senti son io: sono te stesso;
di me tu vivi, io di te vivo. Adesso
ritorna in mezzo agli uomini modesto,ne la città rientra. Primavera
nuova presto verrà. Bisbiglia intanto
a chi ti passa triste e fosco a canto,
come un augurio, ne l’orecchio: – Spera.
Il significato di questa poesia
Dove leggere questa poesia
Ci si sveglia, un mattino, con i raggi del sole che filtrano nella stanza in penombra. I pensieri non hanno ancora trovato la via giusta per farsi strada e affollarsi nella mente e nel cuore. Intorpiditi dal sonno, svuotati dalla pesantezza del giorno prima, siamo vasi da rifocillare.
Questo è l’incipit di “Alba”, la poesia in cui Luigi Pirandello dialoga con un “tu” mai esplicitato per raccontare, su più livelli, l’effetto benefico della natura sull’essere umano.
“Alba” è apparsa per la prima volta nella rivista Natura ed arte (anno V 1895-1896 n.18).
L’armonia della natura si riflette nell’armonia della poesia
“Alba” di Luigi Pirandello si distingue per uno stile armonioso e un linguaggio che mescola elementi lirici e riflessivi.
Il poeta utilizza un tono evocativo e suggestivo, facendo largo uso di figure retoriche che arricchiscono il testo di profondità e musicalità.
Un primo elemento stilistico evidente è l’uso dell’anafora, come nel caso della ripetizione dell’esortazione “non le case degli uomini ammucchiate! non le oscure / chiese…”, che accentua il contrasto tra la purezza della natura e la corruzione della città.
Molto enfatica in tal senso è anche la personificazione, come quando l’alba stessa sembra rivolgersi al poeta, svegliandolo e offrendogli una nuova prospettiva sulla vita.
Gli alberi, il vento e la pioggia non sono meri elementi del paesaggio, ma partecipano attivamente alla scena, conferendo dinamismo alla composizione.
La poesia è costruita su immagini potenti, come quella della terra che accoglie il poeta e lo invita a radicarsi nel suo grembo. Questa metafora richiama un desiderio di fusione con la natura, un’aspirazione quasi panteistica in cui l’individuo diventa tutt’uno con il mondo che lo circonda.
Il ritmo del componimento è fluido, scandito da enjambement che creano un andamento dolce e continuo, rispecchiando il lento risveglio della natura e della coscienza umana.
Le rime sono equilibrate e contribuiscono all’armonia complessiva della poesia, rafforzando la sensazione di un dialogo interiore che si sviluppa con naturalezza.
La rinascita, consapevolezza nuova
“Alba” è una poesia che celebra la rinascita interiore attraverso il contatto con la natura. Il poeta si risveglia all’alba e, prima ancora che la città e la sua frenesia possano inghiottirlo, trova nella luce del mattino un momento di rivelazione.
L’alba diventa così simbolo di purezza e di nuova consapevolezza, un invito a lasciarsi alle spalle le miserie della vita urbana per riscoprire la forza vitale della terra. La contrapposizione tra città e natura è centrale nel componimento: la città appare come un luogo corrotto, invaso dalla miseria e dalla viltà, mentre la natura si presenta come un rifugio rigenerante, capace di dare nuova energia all’animo umano.
Il poeta è esortato ad abbracciare questa dimensione più autentica, a lasciarsi permeare dall’aria, dal verde e dalla luce, a diventare parte stessa del mondo. Questo processo di identificazione è espresso nella potente metafora finale, in cui gli alberi diventano le membra dell’uomo, la terra il suo corpo e i fiumi le sue vene, in un’unità perfetta tra individuo e cosmo.
Tuttavia, la poesia non si chiude con una fuga definitiva dalla realtà, ma con un ritorno consapevole alla città: l’io lirico, arricchito da questa esperienza di rinnovamento, è chiamato a portare con sé un messaggio di speranza.
Il verso conclusivo, “Bisbiglia intanto / a chi ti passa triste e fosco a canto, / come un augurio, ne l’orecchio: – Spera”, suggerisce che il senso di pace e rigenerazione trovato nella natura non deve restare un’esperienza individuale, ma può essere condiviso, diffuso, trasformato in una promessa di rinnovamento anche per gli altri.