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“Primavera, primavera in abbondanza” (1973) di Amelia Rosselli, un inno “divergente” alla bella stagione

Un canto appassionato, un accorato grido di dolore e libertà. "Primavera, primavera in abbondanza" racconta la natura "folle" della stagione primaverile.
La primavera può essere amabile e crudele allo stesso tempo. Ce lo racconta Amelia Rosselli nella sua poesia “Primavera, primavera in abbondanza“.

“Primavera, primavera in abbondanza” di Amelia Rosselli

“Primavera, primavera in abbondanza
i tuoi canali storti, le tue pinete
sognano d’altre avventure, tu non hai
mica la paura che io tengo, dell’inverno
quando abbrividisce il vento.
Strappi rami agli orticoltori, semini
disagi nella mia anima (la quale bella
se ne sta in ginocchio), provi a me
stessa che tutto ciò che ha un fine
non ha fine.
Oppure credi di dileguarti, sorniona
nascosta da una nuvola di piogge
carica sino all’inverosimile.
Ma il mio pianto, o piuttosto una stanchezza
che non può riportarsi nel rifugio
strapazza le foglie, che ieri
mi sembravano voglie, tenerezze anche
ed ora sperdono la mia brama.
Di vivere avrei bisogno, di decantare
anche queste spiagge, o monti, o rivoletti
ma non so come: hai ucciso il tuo grano
nella mia gola.
Assomigli a me: che tra una morte
e l’altra, tiro un sospiro di sollievo
ma non mi turbo; o mi turbo? del tuo
sembrare agonizzante mentre ridi.
E bestemmia la gente: è più fiera
di te che dello spazio che ti strugge
portandoti fra le mie braccia. E io
stringo una pallida mummia che non
odora affatto: escono semi dai suoi
occhi, pianti, virgole, medicinali
e tu non porti il monte nella casa
e tu non puoi fruttificare, queste
sorelle che ti vegliano.
Sembri infatti un morto nella cassa
e non ho altro da fare che di battere
i chiodi nella faccia”.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Primavera, primavera in abbondanza”

Dare voce all’inconscio, al dolore, alla gioia, alle emozioni più recondite che faticano ad essere espresse nella vita di tutti i giorni ma che permeano, invece, l’esteriorizzazione artistica, di cui Amelia Rosselli era maestra. Musica e poesia, suoni e versi. Linguaggi magici, in grado di tirar fuori un universo infinito da membra finite.

In “Primavera, primavera in abbondanza”, la poetessa sembra voler far convivere il forte contrasto fra la delicatezza della bella stagione e la sua natura misteriosa, nascosta e dolorosa.

Infatti, in questo componimento, Amelia Rosselli affronta una delle tematiche a lei più care, quella della malattia mentale, cercando di condensare nei versi che stiamo per leggere armonia, passione, sofferenza e musicalità. Un vero e proprio grido, esempio perfetto di cosa significhi fare poesia per Amelia Rosselli.

“Primavera, primavera in abbondanza” fa parte della raccolta Documento (1966-1973).

Lo stile e il contrasto

La poesia di Amelia Rosselli è un intreccio di immagini visionarie e strutture sintattiche spezzate, caratteristiche della sua ricerca sperimentale.

Il ritmo è franto, con versi irregolari che alternano momenti di lirismo evocativo a brusche rotture, quasi a mimare il flusso disordinato del pensiero e delle emozioni. L’anafora iniziale (“Primavera, primavera”) crea un senso di abbondanza e ripetizione ossessiva, subito contrastato da immagini di squilibrio e spaesamento come i “canali storti”.

La personificazione della primavera, che assume tratti inquietanti e quasi ostili, si accompagna a un uso forte dell’enjambement, che accentua la tensione interna al testo.

La sinestesia (“il mio pianto […] strapazza le foglie”) mescola percezioni sensoriali diverse, mentre le metafore della morte e della sterilità (“hai ucciso il tuo grano nella mia gola”) evidenziano un contrasto tra vitalità e aridità.

L’ultimo verso, con la sua cruda immagine di chiusura (“di battere i chiodi nella faccia”), segna un climax drammatico, un sigillo funereo che ribalta l’idea stessa di rinascita primaverile.

Un’idea diversa di “primavera”

La primavera, normalmente simbolo di rinnovamento e speranza, qui assume una connotazione ambigua, quasi minacciosa, che si intreccia con il turbamento interiore della voce poetica.

Il tema centrale sembra essere il conflitto tra la ciclicità della natura e il senso di esaurimento personale: la primavera è un’illusione di rinascita che non riesce a portare vero sollievo, ma piuttosto semina “disagi” e si dissolve in una risata che potrebbe essere agonia.

L’io lirico si sente svuotato, incapace di “decantare” la bellezza del mondo, quasi soffocato da una stagione che dovrebbe nutrire e invece lascia aridità. La primavera, così come la vita stessa, è un’oscillazione tra morte e resurrezione, tra speranza e disfatta, ma senza una vera risoluzione.

Chi era Amelia Rosselli

Amelia Rosselli è nata a Parigi il 28 marzo 1930, figlia dell’esule antifascista Carlo Rosselli e dell’attivista britannica laburista Marion Catherine Cave. È stata una poetessa, organista ed etnomusicologa italiana che ha fatto parte della “generazione degli anni trenta“.

Per via della fede politica dei genitori, ha vissuto un’infanzia divisa fra più paesi, soprattutto dopo l’omicidio del padre ordinato da Mussolini e Ciano nel 1937.

Amelia ha infatti vissuto in Svizzera, Francia, Inghilterra, Stati Uniti. Da sempre amante della scrittura, Rosselli si è dedicata sin da giovane alla traduzione, alla ricerca musicale ed alla poesia, arte a cui ha affidato il compito di accorpare tutte le sue passioni. Temi fondanti delle sue raccolte sono la sofferenza che nasce dalla malattia mentale, la tensione erotico-religiosa e l’armonia musicale.

 
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