La poesia di Josif Brodskij, da cui sono tratti questi versi, esplora in profondità il tema della memoria e dell’addio, ma anche la persistenza dell’amore, nonostante il silenzio che sembra averlo sostituito ed oggi, 2 novembre è il giorno giusto per rileggerla.
Nei versi di Verso il mare della dimenticanza, il poeta si rivolge a qualcuno che, probabilmente, non è più presente nella sua vita; il destinatario è avvolto nel silenzio, eppure Brodskij continua a scrivere e comunicare. Questo continuo rivolgersi a un interlocutore silenzioso è tanto un gesto d’amore quanto una forma di meditazione personale sulla persistenza dei sentimenti e della memoria, anche quando sembrano aver perso il loro senso.
“Non è necessario che tu mi ascolti, non è importante che tu senta le mie parole,
no, non è importante, ma io ti scrivo lo stesso (eppure sapessi com’è strano, per me, scriverti di nuovo,
com’è bizzarro rivivere un addio…)
Ciao, sono io che entro nel tuo silenzio.”
Josif Brodskij e i versi che trafiggono l’oblio
Brodskij apre i versi affermando: “Non è necessario che tu mi ascolti, non è importante che tu senta le mie parole.” Con questa frase egli introduce subito l’idea che, per chi scrive, ciò che conta non è la ricezione, né una risposta. È come se il poeta cercasse solo di esprimere una presenza, di affermare sé stesso e ciò che prova, senza aspettative. Il valore del messaggio sembra indipendente dalla sua ricezione. In questo senso, Brodskij descrive una sorta di soliloquio poetico, dove lo scrivere diventa un’azione liberatoria, una necessità emotiva che trascende il bisogno di riscontro.
Subito dopo, Brodskij prosegue affermando: “io ti scrivo lo stesso (eppure sapessi com’è strano, per me, scriverti di nuovo, com’è bizzarro rivivere un addio…).” Questa riflessione porta alla luce l’intima contraddizione di chi tenta di archiviare i ricordi, ma continua a ritornare su di essi. Il ricordo non è un’entità statica e immutabile: è un processo attivo, che muta e si rinnova, quasi come se ogni nuova rievocazione fosse un incontro diretto e vivo con quel frammento del passato. Il poeta sa che non è possibile rivivere esattamente il momento dell’addio, eppure si sforza di farlo attraverso la scrittura, un mezzo che gli permette di confrontarsi con quel silenzio che ora definisce il rapporto.
In questi versi, emerge il tema dell’inaccessibilità del passato. Anche se Brodskij si rivolge a qualcuno, il destinatario sembra ormai essere una presenza irreale, quasi un’idea. “Ciao, sono io che entro nel tuo silenzio” è un saluto che appare sospeso nel vuoto, un tentativo di fare breccia in un mondo distante e separato da una distanza insuperabile. In questo senso, l’autore trasmette il dolore di un legame interrotto, dove l’addio è definitivo, e tuttavia il silenzio non riesce a spegnere del tutto il bisogno di mantenere vivo il dialogo.
Il mare della dimenticanza: tetro simbolo della morte
Il titolo della poesia, Verso il mare della dimenticanza, richiama immagini potenti che si collegano all’idea di un luogo dove i ricordi e le esperienze si dissolvono. In questo mare della dimenticanza, si può forse sperare di trovare sollievo dalla nostalgia, dal dolore e dai rimpianti. Tuttavia, il mare stesso è simbolo di vastità e profondità, quindi è anche il luogo dove i sentimenti e le memorie potrebbero riaffiorare in continuazione. Il “mare” suggerisce così l’impossibilità di sfuggire davvero a quel passato, poiché ogni onda, ogni risacca può riportare alla luce frammenti di ciò che si credeva ormai sepolto.
Per Josif Brodskij, questo viaggio verso la dimenticanza non sembra condurre a una pace definitiva, ma piuttosto a un’eterna ricerca di equilibrio. È come se la poesia stessa fosse un modo per navigare in queste acque incerte, dove l’oblio è desiderato, ma al tempo stesso si ha paura di perdervi qualcosa di prezioso. La scrittura è quindi il mezzo con cui il poeta cerca di orientarsi in questo mare, un modo di restare a galla e, allo stesso tempo, un atto di sfida contro la possibilità della completa dimenticanza.
I versi di Brodskij rivelano come la scrittura possa diventare un atto di resistenza contro il silenzio e l’oblio. Anche se non si aspetta che il destinatario senta o risponda, il poeta continua a scrivere, a esprimere i propri pensieri, a mantenere vivo un legame che sembra ormai impossibile. Scrivere “nonostante tutto” è un modo per non soccombere al vuoto che il silenzio crea. Anche se l’addio è definitivo, l’atto di scrivere permette di rivivere e rielaborare quel dolore, dando significato a un passato che rischierebbe altrimenti di perdersi.
Per Brodskij, dunque, le parole non sono semplici espressioni, ma strumenti con cui confrontarsi con le proprie ferite, un mezzo per trasformare il silenzio in qualcosa di vivo. Il poeta accetta che il destinatario della lettera non ascolterà, ma il semplice fatto di scrivere sembra portare un senso di conforto e, allo stesso tempo, un’inquietudine senza fine.
La poesia di Josif Brodskij esplora la complessità della memoria e dei legami affettivi che sopravvivono anche alla separazione. Anche se il poeta sa che il silenzio è ormai definitivo, non rinuncia al desiderio di rimanere presente nella memoria dell’altro. La scrittura diventa così un modo per rivivere ciò che è stato e, allo stesso tempo, un tentativo di sopravvivere all’oblio. In questa continua tensione tra presenza e assenza, tra silenzio e parola, Brodskij ci mostra come la poesia sia uno strumento che permette di affrontare l’inevitabilità della perdita, senza mai arrendersi completamente ad essa.