Trasformare la resilienza in opportunità. La rinuncia a qualcosa (o a qualcuno) è quasi sempre vista come un deficit, un problema che ci nega qualcosa di cui non potevamo fare a meno. In realtà spesso ciò si può tradurre in un’opportunità, un’occasione per mettere alla prova il nostro temperamento e le nostre qualità, scoprendo così magari ulteriori nostre qualità che non sapevamo nemmeno di conoscere.
Questo concetto è definito con il termine “resilienza” ed è ben esplicitato in una celebre frase di Confucio: un invito a contemplare il mondo che ci circonda da una prospettiva inedita.
“La mia casa è piccola ma le sue finestre si aprono su un mondo infinito.”
Il valore della resilienza
La frase di Confucio si lega strettamente al concetto di resilienza, intesa come opportunità di scoprire nuove cose e inedite sensazioni. Il termine in fisica e in ingegneria indica “la capacità di un materiale di resistere a un urto, assorbendo energia che possa essere rilasciata in misura variabile dopo la deformazione“.
La parola deriva etimologicamente dal latino, in particolare dal verbo resilire, formato dal prefisso re- e dal verbo salire, cioè saltare, zampillare. Quindi il significato è quello di saltare indietro, ritornare in fretta, rimbalzare. Ed è proprio nel suo significato letterario che è contenuto il forte senso figurato che, in ambito umanistico, la parola resilienza ha avuto negli ultimi tempi: ovvero la capacità di resistere a una mancanza, ad una privazione, e trasformare tutto questo in un’opportunità per ottenere un nuovo slancio, una nuova forza
Un po’ quello che avviene negli atleti del salto in alto che, prima di saltare, indietreggiano per prendere il giusto slancio, la giusta rincorsa, per poi aumentare la loro performance in modo da superare l’asticella che si sono posti come obiettivo.
Per restare all’interno del concetto espresso da Confucio, anche quando ci sembra di osservare il mondo da una casa piccola, e ci ritroviamo in spazi angusti per poterci muovere, in realtà è sempre possibile aprire una finestra capace di spalancarci nuovi orizzonti, infinite opportunità per metterci alla prova e “saltare” la famosa asticella che ci siamo posti per tagliare il traguardo prefissato.
Osservare il mondo dalla propria casa
Nella frase di Confucio, la casa è metafora dello spazio interiore in cui possiamo raccoglierci, il rifugio alpino da cui possiamo ammirare le montagne intorno a noi. I muri della nostra casa si trasformano, improvvisamente, nella siepe che ostacolava lo sguardo di Giacomo Leopardi quando scrisse l’Infinito. Per dire che, paradossalmente, è nella solitudine delle nostre case, che possiamo davvero cominciare a viaggiare. Per farlo, ci occorre ben poco: un rifugio e una piccola finestra attraverso cui guardare dentro e fuori di noi.
Ciò che ci insegna Confucio con questa frase sta nel fatto di saper cogliere le occasioni nel trasformare le rinunce in opportunità, riuscire da fermi a osservare il mondo da una prospettiva inedita: la nostra casa. Per quanto piccola sia – ci dice Confucio -, oltre le sue finestre noi possiamo contemplare le forme e i colori di un mondo infinito, tutto da conquistare.
Chi era Confucio
Vissuto in Cina, a cavallo fra il V e il VI secolo a.C., Confucio è stato uno fra i più grandi pensatori cinesi. Egli trascorse gran parte della vita in cerca di un sovrano cui insegnare i principi morali indispensabili per unificare la Cina. I discepoli continuarono a diffondere il suo insegnamento, anche dopo la sua morte. Ma il confucianesimo riuscì ad affermarsi come dottrina solo nel X secolo d.C., quando divenne un punto di riferimento essenziale per la cultura e la società cinesi.
Ancora oggi, i valori affermati da Confucio godono di grande considerazione, influenzando la cultura e lo stile di vita dei paesi asiatici in cui si diffuse, a partire dalla Cina per arrivare in Corea, Giappone e Vietnam.