Franco Arminio, poeta e “paesologo”, con la sua scrittura apparentemente semplice ma profondamente evocativa, ci accompagna in un viaggio interiore che mescola la paura della fragilità umana con lo stupore della contemplazione. I versi tratti dalla raccolta Accorgersi di essere vivi racchiudono un’intensa riflessione esistenziale, dove il quotidiano si trasforma in poesia e la paura diventa il motore per riscoprire la bellezza nascosta nelle cose più semplici.
“La mia vita è divisa tra paura e sguardo.
Ora guardo il cielo dell’alba,
c’è una bella luce rosata.
Ora riesco a vedere il colore della terra,
riesco a sentire il segreto delle cose,
le piccole rivelazioni della giornata.”
La tensione tra paura e sguardo per Franco Arminio
“La mia vita è divisa tra paura e sguardo”: Arminio inizia con un’affermazione che cattura il cuore dell’esperienza umana. Da un lato, c’è la paura, sentimento primordiale e universale che ci tiene ancorati alla nostra vulnerabilità. Dall’altro, c’è lo sguardo, un atto che non è solo visivo ma anche spirituale e contemplativo, capace di elevare l’esistenza al di sopra delle sue inquietudini.
Questa tensione tra paura e sguardo non è un conflitto da risolvere, ma una dualità da accettare. La paura è parte integrante della vita, ci tiene vigili e consapevoli della nostra finitezza. Ma è lo sguardo che ci permette di attraversarla, aprendoci a ciò che va oltre l’ansia del quotidiano: il cielo all’alba, la terra con i suoi colori, il segreto delle cose. In questa alternanza tra timore e meraviglia, Arminio ci invita a riconoscere la ricchezza di un’esistenza che non può mai essere ridotta a un’unica dimensione.
Nei versi che seguono, Arminio ci guida attraverso un paesaggio fatto di piccoli dettagli che, se osservati con attenzione, si rivelano carichi di significato. Il “cielo dell’alba” con la “bella luce rosata” è un’immagine che richiama il risveglio, non solo del giorno ma anche dell’anima. Guardare il cielo al mattino, con i suoi toni delicati e mutevoli, diventa un atto di connessione con il mondo, un promemoria della bellezza che spesso diamo per scontata.
La “terra” che Arminio descrive non è un elemento generico del paesaggio, ma qualcosa di vivo, pulsante, ricco di colore e significato. Attraverso lo sguardo, egli riesce a “sentire il segreto delle cose”, a cogliere quelle “piccole rivelazioni della giornata” che, pur nella loro apparente banalità, sono capaci di illuminare la vita. È uno sguardo che non giudica, non cerca di possedere, ma si limita a osservare con apertura e curiosità.
Franco Arminio si definisce un “paesologo”, un osservatore attento dei luoghi e delle persone, capace di cogliere l’anima dei paesi e della vita rurale italiana. La sua poesia non si perde in concetti astratti, ma rimane ancorata alla realtà concreta, fatta di terra, cielo, e quotidianità. Questa caratteristica emerge chiaramente nei versi citati, dove la semplicità del linguaggio si accompagna a una profondità che invita alla riflessione.
La “paura” di cui parla Arminio non è solo un sentimento individuale, ma qualcosa che appartiene anche ai luoghi, ai paesi svuotati e abbandonati che egli esplora nei suoi scritti. Allo stesso modo, lo “sguardo” non è solo quello del poeta, ma anche un invito rivolto a ciascuno di noi: imparare a vedere oltre l’apparenza, riscoprire la bellezza nel dettaglio e nel silenzio.
In un mondo sempre più frenetico e distratto, i versi di Arminio ci ricordano l’importanza di fermarci e osservare. Il “segreto delle cose” e le “piccole rivelazioni” a cui fa riferimento sono accessibili solo a chi è disposto a prendersi il tempo per cercarle. Questa attenzione ai dettagli è ciò che trasforma un semplice momento – come guardare il cielo dell’alba – in un’esperienza poetica, capace di restituire significato anche alle giornate più ordinarie.
La poesia, per Arminio, non è solo un’espressione artistica, ma anche un modo di vivere, un esercizio quotidiano di consapevolezza. È uno strumento per combattere l’apatia e la superficialità, per ritrovare il contatto con se stessi e con il mondo.
La contemplazione delle cose semplici che ci circondano
Con i suoi versi, Franco Arminio ci invita a una forma di contemplazione che non si limita al sublime, ma si estende alla realtà più immediata e concreta. La luce dell’alba, il colore della terra, il “segreto delle cose” sono elementi che tutti possiamo osservare, se solo ci concediamo il tempo di farlo.
Questo approccio non elimina la paura – perché la paura è parte integrante della vita – ma la trasforma in un trampolino per accedere a una dimensione più profonda dell’esistenza. Arminio ci insegna che non dobbiamo essere eroi o santi per trovare il senso della vita; basta aprire gli occhi, osservare, e lasciarsi sorprendere.
I versi di Franco Arminio tratti da Accorgersi di essere vivi sono un promemoria potente della bellezza che ci circonda, spesso nascosta nelle pieghe del quotidiano. Divisi tra paura e sguardo, possiamo scegliere di lasciarci paralizzare dall’ansia o di aprirci alla meraviglia. In un mondo che ci spinge a correre e a consumare, Arminio ci invita a fermarci, a respirare e a vedere. Solo così possiamo accorgerci di essere davvero vivi.